Mentre prosegue la campagna vaccinale a livello mondiale e in Italia si pensa a rendere ancora più severe le restrizioni utilizzando come spauracchio il Green pass, arriva una brutta notizia riguardo l’efficacia di Pfizer e Moderna.
Proprio i vaccini usciti vincitori dalla corsa delle multinazionali al primato per curare il mondo e trarre cospicui profitti, coi media che hanno evidenziato ogni decesso o controindicazione possibile della concorrenza (soprattutto Astrazeneca e Jhonson & Jhonson, per non parlare di quelli russo e cinese mai presi sul serio).
Infatti, stando ad un nuovo studio scientifico pubblicato sul New England Journal of Medicine – condotta sui lavoratori della sanità dell’Università di San Diego in California – l’efficacia di Pfizer e di Moderna contro il virus è passata da oltre il 90% del mese di marzo al 65,5% a luglio.
Vediamo meglio i dati e i motivi.
Perché Pfizer e Moderna hanno perso efficacia
Come riporta Open, lo studio spiega la possibile causa di questo drastico calo pari a quasi un terzo dell’efficacia nel giro di 4 mesi:
Il drammatico cambiamento nell’efficacia del vaccino da giugno a luglio è probabilmente dovuto sia all’emergere della variante Delta che alla diminuzione dell’immunità durante i mesi trascorsi, aggravata dalla fine dei requisiti di mascheramento in California e dal conseguente maggiore rischio di esposizione nella comunità
Gli esperti sottolineano come, il periodo interessato dalla diminuzione, coincida non solo con la diffusione della nuova mutazione (in primis la Variante Delta). Ma anche con la fine dell’obbligo di indossare le mascherine nello Stato e quindi con una minore prudenza nei comportamenti della popolazione.
Efficacia vaccini dati
Scendendo nei particolari, il 76% di loro a marzo aveva ricevuto le due dosi, percentuale che a luglio è salita all’83%. All’inizio di febbraio le infezioni sono diminuite drasticamente.
Tra marzo e luglio meno di 30 operatori sanitari sono risultativi positivi ogni 30 giorni. Dal 15 giugno è cominciata la risalita più preoccupante. Nello specifico dal 1 marzo al 31 di luglio sono stati 277 i contagiati in totale, di cui 130 (il 57,3%) che avevano completato il ciclo vaccinale. L’infezione si è trasformata in malattia sintomatica in 109 dei 130 (83,8%) immunizzati e in 80 dei 90 non vaccinati, l’88,99%.
Lo studio non ha registrato alcun decessi in nessuno dei due gruppi e un soggetto non vaccinato è stato ricoverato in ospedali con sintomi gravi.
Sulla stessa platea descritta è stata quindi calcolata l’efficacia del vaccino per ogni mese da marzo a luglio registrando un forte abbassamento di protezione che dal 95% e 94,1% di Pfizer e di Moderna è scesa al 65,5%.
Situazione diversa In Inghilterra, dove è stato utilizzato un intervallo di somministrazione esteso fino a 12 settimane, l’efficacia si è invece mantenuta all’88%.
In conclusione, i ricercatori ritengono che per mantenere l’efficacia del vaccino occorrono 2 cose su tutte:
- ripristinare rapidamente gli interventi non farmaceutici, come il mascheramento indoor e i test intensivi
- continuare a sprombattuto coi vaccini
L’ennesima conferma che la vaccinazione di massa non riduce la diffusione del virus, visto che lo si diffonde anche da vaccinati non portando la mascherina. Quindi, si ritorna sempre al solito discorso che il Green pass è solo un pretesto per vaccinare la gente, ma a livello sanitario non porta benefici.
Forse si ha fretta di consumare le dosi acquistate dalle multinazionali con onerosi contratti commerciali. I quali, se disattesi, comportano anche onerose penali.