Elezioni in Russia farsa? Italia e Usa non possono dare lezioni

Elezioni in Russia farsa? Italia e Usa non possono dare lezioni

La vittoria di Putin viene accusata di brogli e dittatura, ma i sistemi elettorali americani e italiani non possono dare lezioni.

Le elezioni presidenziali in Russia si sono concluse con un voto quasi all’unanimità per Vladimir Putin, il quale ha sfiorato l’88% dei consensi. Aumentando così il già alto consenso ottenuto nelle ultime due tornate elettorali: nel 2018 aveva ottenuto il 76,69% dei voti e nel 2012 il 63,6%. Dmitry Medvedev aveva vinto le presidenziali nel 2008 con il 70,28% dei voti.

La gran cassa mediatica mainstream ha subito gridato ai brogli, allo scandalo, alla dittatura. Non prendendo minimamente in considerazione il fatto che, forse, i russi si siano stretti intorno a una guida perché si sentono minacciati da un famelico Occidente, che li sta accerchiando. Colonizzando tutti quei paesi un tempo nella sua orbita. Resta di fatti solo la Bielorussia. L’Ucraina tutta, o pezzi di Ucraina, probabilmente andranno persi una volta raggiunti degli accordi.

Non si prendono poi minimamente in considerazione i miglioramenti beneficiati dai russi da quando Putin è al governo: dal 1999, praticamente un quarto di secolo. Come ben spiega l’immagine seguente:

Il Prodotto interno lordo (GPL) è aumentato di oltre 11 volte, il Pil pro-capite di oltre 110 vole, le pensioni mensili aumentate di 15 volte, come il reddito pro-capite, le riserve auree ricostituite, l’inflazione ridotta di 10 volte.

Putin aveva preso in mano un paese politicamente allo sbando, con istituzioni corrotte, risorse primarie depredate, aziende strategiche finite nelle mani di pochi oligarchi. Ricreando così una grande Russia, rispolverando il mito dello Zar e ridando un ruolo influente alla religione nella vita politica e sociale del paese (Chiesa Ortodossa, con a capo il Patriarca).

Ritrovando insomma quegli elementi identitari intorno ai quali i russi, disorientati dopo la caduta del muro di Berlino, si sono ritrovati e stretti.

Non possiamo certo parlare di un sistema elettorale russo impeccabile, con reali candidati alternativi. Ma se si guarda al sistema elettorale italiano e americano, non possiamo certo dare troppe lezioni.

I discutibili sistemi elettorali in America e Italia

Parlammo approfonditamente del sistema elettorale americano in questo articolo, alquanto contorto e non certo democratico. Negli Usa si può esercitare il diritto di voto solo se ci si è preventivamente registrati, e in quasi tutti gli Stati è necessario dichiarare anche preventivamente la propria affiliazione partitica. Alla faccia della trasparenza.

A controllare i registrati è una commissione, che può cancellare a propria discrezione gli elettori. Ha fatto clamore il caso della Florida nelle elezioni presidenziali del 2000, vinte, purtroppo per noi, dal repubblicano George W. Bush. Il quale batté Al Gore per soli 538 voti. Decisiva fu la Florida, dove la commissione cancellò 57mila registrati democratici, in buona parte ispanici. E, in generale, gli immigrati votano pochissimi e sono spesso esclusi dal sistema. Alla faccia dell’integrazione.

Parliamo poi di un sistema ultramaggioritario: i “grandi elettorinon vengono eletti proporzionalmente ai voti ottenuti, bensì secondo il principio “winner takes all”. Chi vince in ogni singolo Stato (con l’eccezione del Maine e del Nebraska) si prende tutti i delegati.

Infine, gli americani possono scegliere solo tra due partiti, che alla prova dei fatti sono influenzati dalle lobbies visto che sono finanziati da aziende e magnati. E dunque tra loro cambia poco: le lobbies delle armi, del petrolio e delle Big Pharma. Donald Trump aveva un po’ sbaragliato le carte nel 2016 e potrebbe rifarlo quest’anno.

Cosa dire poi dell’Italia? Dove votiamo partiti i cui candidati sono imposti dalle segreterie e in quasi tutti i casi neppure conosciamo. Ma anche lo stesso candidato Premier è deciso dai partiti della coalizione e non c’è voto diretto.

Infine, anche i partiti che prendono lo “zero virgola” ma fanno parte delle coalizioni, riescono a vedere ripescati dei propri candidati. Un paracadute che salva poltrone di persone che altrimenti dovrebbero vedere Roma solo da turisti. Ma tant’è.

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