Covid-19, cosa sta succedendo a Shangai

Introduzione

Da alcuni giorni ci stanno arrivando notizie inquietanti sul Covid-19, che cominciavamo ad essere disabituati a conoscere dopo 2 anni di martellamento continuo. Si tratta di Shangai, una delle più importanti città della Cina, capitale finanziaria del Paese. Paragonabile, per importanza, alla nostra Milano.

In pratica, da fine marzo Shangai è ripiombata nell’incubo Covid-19, con un pesante lockdown. Il quale sta causando una pesante esasperazione tra la popolazione, generalmente ossequiosa di quanto gli viene imposto dal regime comunista dentro e capitalista fuori cinese.

Vediamo perché Shangai sta vivendo un nuovo pesante lockdown per il Covid-19.

Cosa sta succedendo a Shangai

Come riporta Il Post, si tratta della crisi sanitaria più grande per il governo cinese dai tempi di Wuhan. Tristemente nota per essere stato l’epicentro della Pandemia.

Nella sola giornata di domenica scorsa, si sono contati oltre 26mila contagi. Meglio però anche ricordare che si tratta di una città, quella di Shangai, con quasi 26 milioni di abitanti. Praticamente da sola vale quasi quanto metà popolazione italiana, per un territorio che è cinque volte quello di Roma.

Milioni di persone sono costrette da settimane a rimanere chiuse in casa, con grandi difficoltà nel reperire cibo, medicinali e altri beni di prima necessità. Qualche allentamento è stato comunque varato da parte delle autorità locali, ma niente è stato detto su quando il lockdown giungerà a termine.

In realtà il fenomeno va avanti da inizio marzo e le prime decisioni avevano virato verso lockdown localizzati, per spegnere i focolai. Ma i casi positivi erano continuati ad aumentare e a fine marzo le autorità locali avevano deciso di chiudere la parte orientale della città per riaprirla dopo alcuni giorni di test, procedendo poi alla chiusura per qualche giorno della parte ovest.

I test a tappeto avevano però portato a identificare molti casi positivi, per quanto quasi tutti asintomatici, inducendo l’amministrazione locale a disporre un lockdown di tutta la città e a tempo indeterminato.

Il tutto con scarso preavviso, facendo sì che la popolazione non avesse modo e tempo per reperire i beni di prima necessità.

I fattorini stanno facendo un lavoro abnorme, costretti a dormire anche all’aperto. Ma le consegne sono difficoltose. La città è stata divisa in migliaia di piccole zone a ciascuna delle quali è attribuito un livello di gravità, tra tre disponibili.

I dipendenti delle aziende e delle fabbriche spesso sono costretti a dormire sui luoghi di lavoro. Al massimo possono tornare a casa solo per prendere vestiti nuovi.

Le forze dell’ordine usano particolari bastoni simili a forconi per fermare le persone che non rispettano le regole, anche nel caso in cui non stiano indossando le mascherine all’aperto nelle aree comuni dei loro complessi abitativi. Molti proprietari di cani hanno segnalato di non poterli portare all’aperto e di conseguenza si sono industriati per farli muovere e provvedere ai loro bisogni.

Shangai e l’utopia “Zero casi Covid-19”

La Cina fin da subito ha puntato alla politica dei zero casi Covid-19. Con lockdown lunghi e pesanti per la popolazione. Preferendo le limitazioni sociali anche alla vaccinazione a tappeto. I dati, da prendere con le molle considerando come va la comunicazione lì, parla di 4.638 morti dall’inizio della pandemia, con due soli decessi nell’ultimo anno.

La variante omicron, più contagiosa delle precedenti, ha evidentemente reso più difficile il contenimento dei contagi con i metodi “zero COVID”. Il tutto, influenzato anche dal fatto che tra pochi mesi ci saranno le elezioni e il Presidente Xi Jinping cerca il terzo mandato. Una escalation del Covid-19 potrebbe portare qualche malumore di troppo.

Per quanto in Cina la democrazia sia un optional, ma inconsuete scene di protesta si stanno avverando. Il mondo sta cambiando e chissà se anche nella terra del Dragone non si insinui un altro virus. Quello della libertà.

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