Raul Gardini, chi era e i dubbi sul suicidio

Raul Gardini, chi era e i dubbi sul suicidio

Ripercorriamo la storia di Raul Gardini, imprenditore di Ravenna, che tentò di creare un grande gruppo del settore chimico.

L’inchiesta giudiziaria “Mani pulite” ha indagato su quel fenomeno fatto di intrecci tra politica-imprenditoria-alta finanza-massoneria chiamato Tangentopoli. Proprio perché si trattava di un sistema basato sulle tangenti e sullo scambio clientelare. Un’inchiesta che demolì due dei tre principali partiti politici italiani: la Democrazia cristiana e il Partito socialista italiano e che ancora oggi divide l’opinione pubblica.

Già, perché non mancano pareri su chi ritiene che quell’inchiesta rientri nella demolizione controllata del sistema politico-economico italiano, iniziata nel 1992 e proseguita senza sosta fino a oggi. Tra crisi di governo, diktat dall’alto, ingerenze straniere, che hanno consentito la svendita del patrimonio economico e finanziario italiano. Per una sorta di “liquidazione fallimentare” dello Stato italiano annunciata da un discorso di Mario Draghi sul Britannia.

Orbene, in quel tritacarne giudiziario e mediatico ci finì pure un imprenditore di origini ravennate: Raul Gardini. Il quale, come tanti, fu già condannato dai giornali e quindi dalla massa, ancor prima che il processo nei suoi confronti iniziasse.

Ufficialmente, Raul Gardini morì suicida. Ma non mancano sospetti che in realtà fosse stato spinto a farlo da pesanti pressioni esterne, se non addirittura che qualcuno lo abbia ucciso perché poteva rivelare cose importanti.

Vediamo chi era Raul Gardini.

Chi era Raul Gardini

Come riporta Wikipedia, Raul Gardini nacque a Ravenna il 7 giugno 1933 da una famiglia benestante. Il padre Ivan era infatti un ricco imprenditore agricolo, impegnato nella bonifica dell’area paludosa attorno a Ravenna. All’epoca, i Gardini possedevano diverse centinaia di ettari lungo il litorale romagnolo e in Veneto.

Si iscrisse ad Agraria, dando però pochi esami, sebbene nel 1987 gli sarà conferita la laurea honoris causa proprio in questa materia e presso l’Università di Bologna in cui si era iscritto. Crebbe professionalmente nell’azienda di Serafino Ferruzzi, ne diventò genero nel 1957, sposando sua figlia Idina, scomparsa nel 2018.

Quando il genero morì in un incidente aereo nel 1979, i 4 figli eredi affidarono proprio a Raul Gardini le sorti dell’azienda, confidando nelle sue capacità. Di fatti, negli anni ’80 la società crebbe di importanza, acquisendo il controllo del maggiore produttore di zucchero italiano, Eridania, allora quotata in Borsa, e del produttore francese di zucchero Béghin Say, creando così la società Eridania-Béghin Say. Ancora, rilevò la divisione amido dell’americana CPC, di Central Soya e Leiseur Koipe, queste ultime specializzate nella lavorazione della soia.

Ma non solo una scalata di mercato: Gardini spinse la Ferruzzi a modificare il proprio sistema produttivo, basandolo su prodotti chimici a basso impatto ambientale, utilizzando materie prime di origine agricola per produrre etanolo e bioplastiche. Fino ad allora chimica e agroindustria non erano ancora state messe insieme.

Montedison ed Enimont

Ma la mossa imprenditoriale più importante di Raul Gardini negli anni ’80 fu la scalata in Montedison, grande gruppo finanziario e imprenditoriale italiano. Egli ne voleva fare una public company indipendente dal controllo esercitato da Mediobanca e dall’establishment imprenditoriale. Tuttavia, per una rottura con lo storico direttore di Mediobanca Enrico Cuccia, l’affare saltò. Riuscì comunque a portare nella Ferruzzi alcuni asset importanti incorporati nella Montedison: la Standa, la Fondiaria, gli immobili, il Messaggero.

Altra importante manovra portata avanti da Raul Gardini fu quella di Enimont. L’imprenditore romagnolo realizzò insieme al colosso energetico italiano l’Eni la fusione delle attività chimiche dei due gruppi, fondando appunto la Enimont. Di cui ENI e Montedison possiedono il 40% ciascuno, mentre il restante 20% è nelle mani del mercato azionario. Egli ottenne da Ciriaco De Mita e Achille Occhetto (negli anni ’80 principali leader di maggioranza e di opposizione) la promessa di sgravi fiscali. Tuttavia, il tanto agognato decreto non passò per ben due volte in Parlamento.

Gardini provò comunque l’impresa, appoggiato da un’alleanza di amici italiani e stranieri. Tuttavia, il suo intento sarà ostacolato da due fatti, che saranno poi successivamente accertati:

  1. il giudice Diego Curtò, che verrà poi accertato essere stato corrotto, decide il fermo provvisorio delle azioni in previsione dell’udienza di discussione del ricorso di ENI e della replica di Montedison
  2. si consuma la rottura dei rapporti con ENI e con il suo presidente Gabriele Cagliari, che secondo l’inchiesta di tre anni dopo svolse questo ruolo per consentire al PSI di Craxi di esercitare il suo ruolo di interdizione nell’operazione.

Alla fine, il fallimento di quella operazione sarà pagato dai contribuenti finali: nel 1991 l’Enimont addosserà all’Eni perdite per mille miliardi e debiti per diecimila miliardi.

In una lettera a IlSole24Ore, Raul Gardini commenta amareggiato quella vicenda, additando la politica di allora, che non volle mollare l’osso del settore chimico, mentre egli avrebbe voluto realizzare un grande gruppo chimico italiano.

Come è morto Raul Gardini

Il caso Enimont per Gardini sarà devastante dal punto di vista umano. Dapprima la rottura con la famiglia di sua moglie, i Ferruzzi, per divergenze sulle strategie aziendali, con tanto di divorzio con quest’ultima. Ma anche perché Mani pulite vorrà vederci chiaro anche sul caso Enimont.

Gardini scriverà sempre a IlSole24Ore, tra le altre cose, che si aspetta una collaborazione da parte di Carlo Sama per avere i documenti che gli servono per difendersi che gli vengono rifiutati più volte.

Verrà trovato morto nella sua casa di Milano, il settecentesco palazzo Belgioioso, il 23 luglio 1993. I suoi legali diranno che nelle ultime ore era apparso molto scosso dalla notizia del suicidio nel carcere di San Vittore di Gabriele Cagliari (rivale nella vicenda Enimont), ma anche dalla consapevolezza che gli inquirenti puntassero oramai su di lui. Quel giorno avrebbe dovuto deporre.

Le indagini giunsero alla conclusione che si trattasse di suicidio, commesso da Gardini con un colpo di pistola alla testa.

Gardini era un grande appassionato di vela, vincendo anche competizioni internazionali. Inoltre, una sua barca, la Moro di Venezia, fu la prima barca italiana nella storia a vincere la Louis Vuitton Cup.

Raul Gardini fu ucciso?

Negli anni, però, sono emerse tesi alternative che insistono sul fatto che Raul Gardini sia stato ucciso da chi aveva paura che potesse fare il proprio nome. O, comunque, che avesse subito pressioni tali da spingerlo al gesto estremo.

Per esempio, a 25 anni dalla morte, Corriere Romagna ha dato conto di un’intercettazione fortuita risalente al 9 febbraio del 1994. L’imprenditore ravennate è morto da quasi sette mesi e il figlio Ivan ha preso il suo posto alla guida della Gardini spa. Una casalinga di Padova, L.A., alza la cornetta del telefono di casa per fare una chiamata. Da mesi sta segnalando alla società telefonica di avere un problema con la linea, dato che spesso le sue telefonate si bloccano e sente delle interferenze con altre chiamate. Quello che sente quella mattina è però da brividi e la fa scattare in piedi per dirigersi in questura.

Una donna e due uomini stanno parlando, quando a un certo punto la donna afferma:

Eliminare Gardini è stato facile, per il figlio sarà un gioco da ragazzi

Domanda a cui uno dei due uomini risponde:

È già tutto pronto

Non è ovviamente chiaro se il senso di quel “eliminare” sia da attribuirsi a un contesto imprenditoriale o addirittura fisico.

La donna è deceduta nel 2007, ma la figlia ricorda benissimo quella telefonata:

Mia madre parlò poche volte a noi figli di questo episodio, perché si rendeva conto della gravità di quanto avesse sentito. Ricordo che era un periodo in cui, purtroppo, quando usavamo il telefono sentivamo delle interferenze. Ma, chissà perché, dopo che mia madre fece quella denuncia ci sistemarono subito il problema

A questo si aggiunge che, come rivelò il capo delle guardie di sicurezza di Gardini, l’amico Leo Porcari, le telecamere di videosorveglianza che vennero fatte installare in tutto Palazzo Belgioioso proprio quella mattina erano state spente.

Come riporta Ravenna e dintorni, sempre Leo Porcari avanzerà ombre sulla morte di Raul Gardini:

Chi conosce i fatti sa che si era creato molti nemici. In particolare tre filoni: l’economia, la politica e una parte della famiglia

Quel giorno era noto che sarebbe stato arrestato dalla procura di Milano nell’indagine Mani Pulite e sarebbe stato interrogato dai pm. Il suo avvocato aveva già concordato che poi sarebbe andato ai domiciliari. Erano in tanti che avevano paura di cosa sarebbe andato a raccontare

Getta ombre sulla morte di Gardini, ma anche di Cagliari, anche il sito Avvocati senza frontiere. Il cui lungo articolo invito a leggere qui.

Infine, Il fatto quotidiano invita a leggere il libro “Icarus. Ascesa e caduta di Raul Gardini”, di Matteo Cavezzali, uscito nel 2018 a 25 anni dalla morte dell’imprenditore ravennate. Il quale pure sottolinea come quest’ultimo si sia trovato stritolato tra i vari poteri forti che governano l’Italia, finendo irrimediabilmente schiacciato.

Film su Raul Gardini

Rai Fiction (con Aurora Banijay) ha prodotto un docufilm sul “Corsaro“, così come veniva affettuosamente chiamato. A interpretare Raul Gardini sarà Fabrizio Bentivoglio, nel cast anche Pilar Fogliati ed Helene Nardini. Il produttore è Gianandrea Pecorelli, il regista Francesco Micciché, lo sceneggiatore Giovanni Filippetto. Il film si chiamerà proprio Raul Gardini.

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Pubblicato da Carlo Brigante

Mi definisco un "ribelle" del web

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