Il rame sta finendo: quali conseguenze per un Mondo che ne ha sempre più fame

Il rame sta finendo: quali conseguenze per un Mondo che ne ha sempre più fame

Il rame è diventato fondamentale per la transizione ecologica, ma secondo certe stime si starebbe esaurendo.

Dopo 60 anni di estrazione di rame chiuderà nel 2025 la miniera di Mount Isa di Glencore in Australia nel Queensland. Un plastico esempio dell’incombente crisi del settore del rame a causa dei tenori economicamente troppo bassi causa l’invecchiamento delle miniere storiche

Questo tweet su X (ex Twitter) di Giovanni Brussato, Ingegnere minerario e autore di “Energia Verde? Prepariamoci a scavare“, dice molto su quanto sta accadendo al Rame, minerale diventato fondamentale in un mondo che ne fa largo consumo e ne richiede sempre più.

Basti solo dire che 80 milioni di km di reti elettriche in più sono necessari entro il 2040 per la cosiddetta transizione energetica, cioè quanto misura attualmente l’intera rete mondiale. Quindi, bisognerebbe raddoppiare la rete elettrica mondiale in “soli17 anni. E per realizzare quei cavi serve rame, appunto.

La nuova designazione del rame come materiale critico da parte del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti (DOE) segue quanto già fatto da UE, Cina, Giappone e altri nell’etichettare il metallo come in una situazione critica. Il rame è sull’orlo di un cambiamento generazionale da un’attività quotidiana materiale a un bene geopoliticamente significativo. Proprio come da anni sono gas e petrolio e più di recente, sempre per motivi tecnologici, il cobalto e il litio.

Il rame fondamentale per la transizione ecologica

Come riporta Maurizio Blondet, all’inizio di quest’anno, International Copper Association (ICA) e i suoi membri hanno lanciato il progetto “Copper—The Pathway to Net Zer” , una tabella di marcia che delinea l’ambizione collettiva dei membri dell’ICA di raggiungere lo zero netto delle emissioni di Scope 1 e Scope 2 entro il 2050, con riduzioni di Scope 3 il più vicino possibile raggiungere lo zero netto nello stesso arco di tempo.

Il progetto prevede che le aziende si impegneranno in vari campi: dall’elettrificazione delle apparecchiature e dall’efficienza energetica ai combustibili alternativi e alla decarbonizzazione delle reti locali. Ecco alcuni esempi concreti: Freeport-McMoRan ha ridotto le emissioni di carbonio del 21% con innovativi rulli di macinazione e Rio Tinto ha chiuso l’ultima centrale elettrica a carbone nella sua miniera di Kennecott e sta acquistando certificati di energia rinnovabile per un totale di 1,5 milioni di megawattora.

Paesi produttori di rame

Gli Stati Uniti sono il quinto produttore mondiale di rame, ma detengono anche la sesta riserva mondiale. Questa la Top 10 riportata da Wikipedia:

I maggiori produttori di rame nel 2019
PosizionePaeseProduzione (milioni di tonnellate)
1 Cile5,79
2 Perù2,46
3 Cina1,68
4 RD del Congo1,29
5 Stati Uniti1,26
6 Australia0,93
7 Russia0,80
8 Zambia0,79
9 Messico0,71
10 Canada0,57

L’Italia ha poche cave con ridottissimi quantitativi. Le principali miniere si trovano a:

  1. Predoi (Bolzano)
  2. Montecatini Val di Cecina (Pisa)

La tesi opposta

All’ipotesi catastrofista sopra menzionata, occorre aggiungerne un’altra diametralmente opposta: secondo lo United States Geological Survey (USGS), nel 2017 le riserve sono valutate in 790 milioni di tonnellate (Mt), i depositi scoperti e non sfruttati in 1.310 Mt, quelli non scoperti e previsti in 3.500 Mt. Il totale dei depositi previsti, inclusivi di quelli scoperti (sfruttati e non sfruttati) è quindi di 5.600 Mt.

Oltretutto, questo dato non comprenderebbe i vasti depositi sui fondali oceanici sotto forma di noduli manganisiferi o solfuri. La previsione dell’esaurimento entro i 40 anni parte dal calcolo basatol ritmo di estrazione annuale di 20 Mt. Ma di fatto altre se ne aggiungeranno nel frattempo, grazie alle continue scoperte di giacimenti e al progresso dei metodi estrattivi.

Qui abbiamo parlato della crisi dell’Elio in Medioriente.

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