Greta scaricata dagli ambientalisti per questo peluche

Viviamo tempi molto strani, dove da un lato abbiamo potentissimi mezzi per comunicare e far conoscere al mondo il nostro punto di vista, ma dall’altro occorre tenere una certa linea ideologica e valoriale. Altrimenti vieni emarginato e bollato come razzista, antisemita, anti-scientifico, ecc.

Perfino Greta, diventata l’eroina dell’ambientalismo degli ultimi anni, si è trasformata in una vittima di questo tribunale virtuale dell’inquisizione. Il tutto per un peluche che appare alle sue spalle in un post su X (ex Twitter) in favore della Palestina.

Greta e il peluche bollato come anti-semita

Come racconta Il Fatto quotidiano, sabato scorso la giovane svedese ha pubblicato un post tramite i suoi profili social con una foto dove è raffigurata insieme ad altri tre ragazzi con in mano dei cartelli in favore della Palestina. Il suo ha una scritta inequivocabile “Stand with Gaza“, ovvero “Stare con Gaza”. Ma il vero problema del post è rappresentato dal fatto che alle sue spalle c’è il peluche di un polipo. Il polipo è un simbolo antisemita, utilizzato in passato per accusare la popolazione ebrea del fatto che con i suoi tentacoli si insidia in ogni parte del mondo per dominarlo.

Greta però si è difesa affermando che quel peluche rappresenta supporto emotivo utilizzato dalle persone sullo spettro autistico per esprimere con più facilità i propri sentimenti. Più precisamente, si tratta del peluche reversibile con due facce, una triste e una felice, diventato il simbolo della sindrome dopo la pubblicazione del libro per l’infanzia intitolato “Leo e il polpo“. La stessa Greta è affetta dalla sindrome di Aspenger.

Ma il tribunale ha già emesso la sua sentenza, scaricando Greta, nonostante abbia ripubblicato la foto senza polipo. Anche quel mondo che l’ha aizzata come simbolo politically correct, sfruttando la sua immagine per portare avanti anche istanze legate al business, come la vendita di auto elettriche, per dirne una. Pure gli ambientalisti stessi.

Viviamo strani giorni” per dirla col grande Battiato. Qui abbiamo parlato della gogna mediatica contro Moni Ovadia.

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