Peste suina, la strage silenziosa: già abbattuti 40mila capi

Peste suina, la strage silenziosa: già abbattuti 40mila capi

La peste suina si è diffusa in Italia per colpa dei ritardi nell’istituire delle recinzioni. Vediamo anche quali rischi corre l’uomo.

In Italia è allarme Peste suina, soprattutto tra le regioni del Nord. Per fortuna, non è trasmissibile agli esseri umani, tuttavia lo è e pure velocemente tra i suini. La Cina ne sa qualcosa, dove il virus si è abbattuto pesantemente nel 2018, tanto che oggi gli animali vivono in un edificio dove solo gli addetti ai lavori possono entrare e proprio vicino a quella Wuhan che abbiamo imparato a conoscere.

La peste suina in Cina ha sterminato, nel solo 2018, 200 milioni di maiali, il 30% del totale. E così hanno ideato dei grandi palazzi dove gli animali sono visibili solo tramite schermi e gli stessi lavoratori prima di accedervi devono fare tre docce, un test e un giorno di quarantena. Il più grande condominio per suini della Cina si trova come detto a 90 km da Wuhan, è grande ben 26 piani.

Ora il paese più colpito dalla peste suina è proprio l’Italia.

Peste suina in Italia: i numeri

Come riporta Il fatto quotidiano, il primo allevamento dove è stato trovato il virus risale ad agosto scorso. Da allora sono stati abbattuti più di 40.000 maiali provenienti da una decina di allevamenti, quasi tutti concentrati nella provincia di Pavia.

Ma forse il virus non si sarebbe diffuso così velocemente se uno dei primissimi allevatori colpiti avesse denunciato tempestivamente la moria di 400 maiali nel suo allevamento, anziché mandarli di corsa al macello per trarne un po’ di profitto. Ma è anche umanamente comprensibile, perché si tratta di ingenti danni rimborsati con molto ritardo, se tutto va bene.

A proposito di danni economici, ne sta risentendo anche l’export. Diversi Paesi, come Giappone e Corea, hanno vietato l’importazione di carne di maiale dall’Italia. Il professore di Microbiologia dell’Università di Milano, Claudio Bandi, spiega come questo virus resista anche negli animali morti, perfino nel prosciutto crudo o nel salame già tagliato da mesi.

La colpa sembra ricadere sui cinghiali: il primo cinghiale infetto era stato trovato un anno prima, in Piemonte. Il gruppo degli esperti di peste suina, che affianca il governo italiano nella lotta al virus, suggerì di circoscrivere i cinghiali potenzialmente infetti con delle recinzioni, come già fatto in Belgio o in Croazia. Paesi nei quali il virus è stato debellato.

Le colpe del governo

Francesco Feliziani, responsabile del Laboratorio nazionale per le pesti suine, a Report ha denunciato il fatto che a luglio, anziché finire i lavori, hanno cominciato a mettere le reti. Per pressioni delle attività ricettive e venatorie. Di fatti è risultato inutile iniziare così tardi.

La Regione Lombardia ha cercato di correre ai ripari istituendo un fondo da 2,2 milioni di euro destinato agli allevatori per costruire le famose recinzioni. Tuttavia, proprio perché andavano concluse entro luglio 2023, la misura è risultata inutile, dato che il bando della Regione Lombardia aveva come scadenza il 18 settembre.

La misura, insomma, ha finito paradossalmente per premiare i ritardatari che avrebbero dovuto fare quelle recinzioni di tasca loro.

Insomma, i soliti pasticci made in Italy, proprio come il nome del Ministero voluto dalla Meloni, che ha pure dichiarato guerra agli inglesismi. Ma questo è un altro discorso, affrontato già qui.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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