MUSEO DEGLI INCURABILI, QUANDO NAPOLI ERA ALL’AVANGUARDIA
IL COMPLESSO OSPEDALIERO SORSE NEL 1521, PER VOLERE DI Maria Lorenza Longo
Delinquenza, rifiuti, disoccupazione ci fanno troppo spesso dimenticare le glorie passate di Napoli. Città dalle grandi potenzialità artistiche e mediche, spesso all’avanguardia col resto del Mondo. Anche politicamente Napoli è stata all’avanguardia, con la nascita della prima Repubblica del Mondo nel 1799, poi fallita per il diffuso analfabetismo del popolo, che non gli permise di comprendere davvero quanto stesse accadendo in proprio favore.
Tra le testimonianze del glorioso passato della città partenopea, senza dubbio troviamo l’Ospedale degli Incurabili, sorto nel 1521. Un complesso ospedaliero che anticipò diverse scoperte in ambito medico e dove hanno operato varie figure di spicco della scienza medica italiana.
L’OSPEDALE – Esso fu fondato il 23 marzo 1521 da Maria Lorenza Longo (alla quale è stata dedicata meritatamente la strada che funge da indirizzo del complesso ospedaliero) di nobile famiglia catalana, che sposò nel 1483 Giovanni Longo, funzionario di Ferdinando II d’Aragona, seguendolo nel 1506 a Napoli, ma rimanendo vedova solo tre anni dopo.
Affetta sin dalla giovinezza da una forma di artrite reumatoide, nel 1516 si recò in pellegrinaggio al santuario della Santa Casa di Loreto, per impetrare la grazia della guarigione: guarita, fece voto di dedicare il resto della sua vita alla cura degli infermi ed entrò nel Terz’ordine secolare di San Francesco assumendo il nome di Maria Lorenza. Tornata a Napoli, iniziò a prestare servizio presso l’ospedale di San Nicola, presso il Castel Novo, ma poi ebbe l’idea di fondarne uno nuovo per soddisfare le richieste dei sempre più numerosi infermi.
Il nome Incurabili, solo apparentemente dal sapore ostico, incarna invece il senso del complesso ospedaliero: un nosocomio straordinario per le tecniche e il sapere profuso da chi vi lavorava, al servizio dei poveri: gli incurabili appunto. Tali soprattutto perché non potevano permettersi i trattamenti utili per la propria guarigione. Le cure non erano solo prettamente fisiche, ma anche psicologiche, giacché ai ricoverati veniva dato anche conforto e sostegno morale; altro segno di sapere scientifico all’avanguardia in tutto il Mondo.
Questo spazio racchiude ancora oggi tra le sue mura gli ideali che ne promossero la fondazione; i quali sono rimasti immutati nei secoli.
L’INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE NARTEA – “Kairòs, sussurri del tempo” è un’esclusiva visita teatralizzata pensata dall’Associazione culturale NarteA (della quale ho già parlato in occasione dell’evento al Tunnel borbonico) e il Museo delle Arti Sanitarie dell’Ospedale degli Incurabili, per la valorizzazione del territorio e la ri-scoperta della cultura napoletana. I presenti sono stati ammaliati dall’arte teatrale degli attori professionisti Federica Altamura, Irene Grasso, Raffaele Ausiello e Stefano Ferraro; i quali hanno riportato in vita, con la propria straordinaria bravura, personaggi del passato.
Ogni visita a una parte del complesso ha visto l’apparizione di un personaggio storico che lì ha avuto un ruolo importante: la visita all’antica Farmacia – realizzata dall’architetto Bartolomeo Vecchione – che custodisce le straordinarie e avanguardistiche cure mediche elaborate dai luminari del ‘500-‘700, è stata anticipata dall’incontro con Domenico Cirillo, medico che ebbe un ruolo importante nella rivoluzione napoletana del 1799; esprimendo tutto il suo entusiasmo per quella che fu la prima Costituzione del Mondo ma anche il rammarico per la mancata partecipazione del popolo analfabeta. Fattore decisivo per il fallimento di quella straordinaria rivoluzione.
La visita alla Chiesa di Santa Maria del Popolo, che il tempo purtroppo sta lentamente logorando, è stata invece anticipata dall’apparizione di Maria Ayerba D’Aragona, Duchessa di Termoli, considerata la seconda fondatrice dell’Ospedale, dopo la Longo. La donna racconta la grande opera benefattrice di quest’ultima. Infine, la visita al Museo delle Arti Sanitarie, nel quale risiedono gli strumenti utilizzati dai medici che lì hanno operato, tra cui anche San Giuseppe Moscati. Proprio legata a quest’ultimo è la terza figura “apparsa” ai visitatori, quella di Vincenzo Tramontano, allievo del Moscati, che ne racconta emozionato la straordinaria figura qual’era.
Tra una tappa e l’altra ha fatto la sua comparsa Il Tempo, che ha ironizzato sui difetti dell’uomo e le paure nei suoi riguardi.