Heineken e non solo: multinazionali via da Russia sono in perdita

Heineken e non solo: multinazionali via da Russia sono in perdita

Molte sono le multinazionali occidentali che hanno lasciato la Russia dall’inizio della guerra. Registrando perdite ingenti.

Da quando è iniziata la guerra in Ucraina, sono molte le multinazionali occidentali che hanno lasciato la Russia, per dovere di brand. Del resto, quando sei sul mercato, devi anche adeguarti al politically correct ricorrente e quindi non puoi restare in un paese che viene dipinto dalla storytelling dei media mainstream occidentali come l’Impero del male.

Una sorta di contrordine a quanto accaduto dopo la caduta del Muro di Berlino, quando all’opposto, le multinazionali occidentali sbarcarono sul territorio russo perché si aprivano grandi spazi di mercato e quindi grandi speculazioni sulle risorse locali umane e naturali (come successo in altri paesi dell’Est Europa). Poi frenati dall’arrivo di Putin al potere.

Peccato però che questo ritiro dal fronte russo stia portando gravi perdite a chi lo attua. Gli ultimi numeri negativi riguardano Heineken, produttore di birra olandese, molto amata anche in Italia.

Le perdite di Heineken

Come riporta Izvestija, secondo i risultati della prima metà del 2023, la società produttrice di birra olandese Heineken ha stimato i suoi costi derivanti dalla svalutazione delle attività russe a 201 milioni di euro. Come ha ammesso in una nota del 31 luglio:

Non riceviamo alcun beneficio finanziario dalle attività correnti (nella Federazione Russa. – Ndr), non trarremo profitto dalla cessione del business e ad oggi abbiamo sostenuto svalutazioni per 201 milioni di euro (88 milioni di euro a dicembre 2022 e 113 milioni di euro a giugno 2023)

Allo stesso tempo, Heineken ha sottolineato di essere pienamente impegnata nella sua decisione di ritirarsi dalla Russia, sebbene non sia ancora possibile indicare il momento esatto.

In precedenza, il 19 aprile, Heineken ha presentato una domanda per la vendita di beni russi . La società ha inoltre osservato che le vendite globali nel primo trimestre del 2023 sono diminuite del 3,4% a causa del ritiro dalla Russia.

In termini di perdite, è emblematico il caso di McDonald’s, la quale ha ammesso che le perdite legate all’uscita dalla Russia sarebbero comprese fra 1,2 e 1,4 miliardi di dollari.

Le multinazionali che hanno lasciato la Russia dall’inizio della guerra

Sono molti i marchi che hanno deciso di abbandonare il mercato russo dal 28 febbraio 2022. Ecco alcuni tra i più noti:

  • Starbucks
  • McDonald’s
  • Zara
  • Pull & Bear
  • Massimo Dutti
  • Mars
  • IKEA
  • Bershka
  • KFC
  • Pizza Hut
  • Taco Bell
  • Decathlon
  • Auchan
  • Leroy Merlin
  • Amazon
  • Spotify

Dato che parliamo di grandi realtà commerciali, saranno rilevate da altri gruppi, locali o meno, che decidono di prendere le redini ben avviate. Come riporta Obicons, il gruppo libanese Daher sta acquistando le attività di Inditex in Russia (Zara, Pull & Bear, Massimo Dutti, Bershka, ecc.) e venderà abbigliamento con i propri marchi. Inditex, gruppo di origine spagnola, guidava oltre 500 negozi in Russia e rappresentavano da soli quasi un decimo dei profitti.

Ancora, la statunitense Mc Donald’s cambierà nome in Vkusno & Tochka, con prodotti completamente russi. Oppure Ikea diventa Idea. Altri marchi per ora hanno deciso di restare, come Nestlé, Uniliver o L’Orèal. Subendo anche attacchi hacker da parte di Anonymous per la propria scelta.

La fuga delle multinazionali dalla Russia è un affare per i ricchi locali

C’è poi un altro aspetto da considerare: come riporta Il Corriere del Ticino, in un’intervista pubblicata dall’agenzia statale Tass due oligarchi russi – il rapper Timati, un amico di Vladimir Putin, e il ristoratore Anton Pinskiy – hanno spiegato di aver acquisito tutti i beni di Starbucks in Russia per appena 500 milioni di rubli. Più o meno 5 milioni di euro al cambio attuale. Una sciocchezza, se consideriamo che – secondo Interfax – nel 2021 la società madre russa di Starbucks aveva registrato entrate per quasi 56 milioni di euro.

La catena di ristoranti McDonald’s, il cui sbarco in Russia nel 1990 fu paragonabile a quello, presunto, del primo uomo sulla Luna, è stata rilevata da un uomo d’affari: Alexander Govor, che già gestiva in franchising 25 punti vendita di McDonald’s in Siberia. Dall’oggi al domani, si è ritrovato con 800 ristoranti e 62 mila dipendenti.

La famosa catena di fast food americana ha comunque ottenuto un’opzione di riacquisto per i prossimi 15 anni. Ma non sono state rese note le cifre della cessione. Si parla comunque di un prezzo molto al di sotto del valore di mercato. Sempre Govor, attivo in vari ambiti fra cui il petrolio, si è pure assicurato un’azienda finlandese in uscita dalla Russia che produce imballaggi per alimenti e bevande.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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