Il Milan si è aggiudicato senza dubbio lo scettro di Re del mercato estivo. Se fino ad inizio luglio aveva già preso 7 nuovi giocatori (Musacchio, Kessie, Ricardo Rodriguez, Andrè Silva, Borini, Calhanoglu e Conti), spendendo 129 milioni di euro, con gli acquisti successivi di Bonucci (42 milioni di euro), Biglia (17 milioni) e Kalinic (25 milioni di euro, che però saranno versati l’anno prossimo per l’obbligo di riscatto), i rossoneri sono arrivati a spendere 213 milioni di euro. Cifre che il Milan non vedeva neanche ai tempi d’oro di Silvio Berlusconi. Il tecnico Montella è così obbligato a vincere, o quanto meno, finire sul podio. Sebbene, squadre così rivoluzionate spesso finiscono per trovare difficoltà. Almeno, è quanto mi auguro da interista.
Ma a parte ciò, c’è un altro aspetto di cui i rossoneri devono tener presente: il governo cinese starebbe programmando un taglio agli investimenti nel calcio europeo. Che coinvolgerebbero quindi anche club italiani da loro gestiti. Ecco cosa potrebbe succedere.
Il Governo cinese vuole tagliare investimenti nel calcio europeo
Come riporta Libero, il governo di Pechino ha deciso di stringere la cinghia vietando e limitando gli investimenti di capitali all’estero. Il presidente del Dragone, Xi Jinping, vuole limare gli investimenti oltre confine, per ridurre il rischio finanziario. Già a marzo 2016 il governatore della Banca Centrale cinese aveva bacchettato gli investimenti di capitale nel calcio europeo, dove negli ultimi anni avrebbero speso oltre due miliardi di dollari, una cifra monstre.
Il Corriere della sera sottolinea come nel corso del tempo la tipologia di investimenti delle società cinesi all’estero ha subito una profonda modificazione. Fino al 2013 le acquisizioni erano in genere realizzate da imprese statali prevalentemente nei settori dell’energia e delle materie prime. Da qualche anno, invece, le società private, hanno scoperto l’investimento più speculativo, che il governo cinese arriva a definire «irrazionale» in aziende come le squadre di calcio (821 milioni la cifra pagata dall’imprenditore Yonghong Li per rilevare il Milan, dopo che già l’Inter era passata in mani cinesi), marchi francesi della moda e studios negli Stati Unit. Mentre le società pubbliche puntano sui produttori di semiconduttori e sull’agribusiness. Non è dunque un caso se la Ue si prepara a inasprire i controlli sulle acquisizioni di società europee da parte di aziende extraeuropee, in particolare cinesi. Tanto più che poco dopo il suo insediamento il presidente francese Emmanuel Macron aveva sollecitato un intervento di questo tipo da parte di Bruxelles, soprattutto in settori strategici.
Non solo Milan e Inter: quali sono le squadre italiane ed europee controllate da cinesi
Le squadre d’Europa made in China sono 28, fra cui l’Aston Villa, l’Atletico Madrid e le nostre Parma, Milan e Inter. I rossoneri sono di proprietà di Sino-europe Sports, in capo a Yonghong Lì, i nerazzurri sono controllati per il 70% dal gruppo Suning. In generale, l’Italia è la terza destinazione del vecchio continente per gli investimenti cinesi: nel nostro paese hanno già investito 168 gruppi provenienti dall’estremo oriente. Investire nel calcio non verrà vietato, ma sarà fra le attività “limitate” dal governo: bisognerà capire quali effetti concreti avranno queste direttiva, ma non si presagisce nulla di buono.
L’allarme principale potrebbe riguardare soprattutto il Milan, visti gli investimenti folli di questi primi mesi della Sino-europe Sports. Se è vero che la squadra è già stata praticamente cambiata, è anche vero che ci sono congrui ingaggi da pagare e una programmazione che non può certo arrestarsi di punto in bianco. La gestione di Suning è apparsa invece molto più oculata fin dai primi tempi, visto che l’Inter ha bilanciato arrivi con partenze. Oltretutto, Suning controlla la società interista per il 70%, quindi non completamente. Mentre la restante parte è di proprietà dell’indonesiano Erick Tohir.