L’IRISBUS RISCHIA LA CHIUSURA, TRA L’IRRESPONSABILITA’ DELLA FIAT E ILMENEFREGHISMO DEL GOVERNO

IL VERTICE TRA L’AZIENDA E I SINDACATI SI E’ CONCLUSO CON UN NULLA DI FATTO. PER IL GOVERNO PRESENTE IL MINISTRO ROTONDI, SENZA ALCUNA VOCE IN CAPITOLO

L’Irpinia in primis, e il Mezzogiorno in generale, rischiano di perdere una delle più importanti realtà industriali del territorio. Una delle poche ancora in vita. Parliamo dell’Irisbus sita nella Valle Ufita di Flumeri, Avellino. La Fiat, che la controlla mediante la propria orbita Iveco, ha deciso di disfarsene: o cedendola a un’altra azienda – la Itala spa di Isernia del gruppo Di Risio – o chiudendola definitivamente. Anche la prima opzione non è del tutto positiva, giacché ciò comporterebbe una sensibile riduzione del personale.
Gli operai sono in fermento da mesi, presidiando l’esterno della fabbrica, occupando strade stradali, l’autostrada e i Municipi. La prospettiva non è delle migliori, visto che il vertice fondamentale di mercoledì si è concluso con un nulla di fatto.


IL TAVOLO IVECO-SINDACATI CONCLUSOSI CON UNA FUMATA NERA. ASSENTE IL GOVERNO –  Mercoledì si è tenuto, presso il Ministero per lo sviluppo economico, un tavolo tecnico durato cinque ore, cui hanno partecipato le principali sigle sindacali, i vertici Iveco e il Presidente della Regione Campania Caldoro. Mentre per il Governo era presente solo il Ministro per l’attuazione del programma, Gianfranco Rotondi. Una presenza solo simbolica, visto che quest’ultimo non ha competenze in materia e per altro, ha lasciato anche anzitempo la riunione, dovendo partecipare al Consiglio dei Ministri. Assente ingiustificato dunque, ancora una volta, il Ministro per lo sviluppo economico Paolo Romani, nemmeno sostituito, come si vociferava, dai suoi sottosegretari.
Il Governatore campano Stefano Caldoro ha promesso che metà dei fondi Fas destinati alla Regione (poco più di un miliardo e mezzo di euro) sarà destinato all’Irisbus. Sarà così? Basteranno?

LA STORIA DELLA IRISBUS – L’Irisbus è un’azienda italo-francese nata nel 1999, che produce autobus e filobus. La sua sede principale è a Lione, in Francia, poiché fino al 2000 l’azienda era controllata in modo paritetico da Fiat-Iveco e Renault Véhicules Industriels. Attualmente l’azienda è controllata al 100% da Iveco, e quindi dal Gruppo Fiat Industrial.
Con la sua totale acquisizione, la Fiat-Iveco è divenuta oggi il secondo produttore mondiale di autobus dopo la Daimler che controlla i marchi Mercedes-Benz, Setra ed Orion. Recentemente la Ikarus è uscita dal gruppo, ma in compenso Irisbus ha acquisito la ditta della repubblica ceca Karosa. Irisbus ha anche l’intera proprietà del costruttore francese Heuliez.
Oltre alla sede avellinese, in Italia ha un’altra filiale a Modena: lo stabilimento Orlandi.

QUELLA DELLA FIAT E DEL GOVERNO AUTENTICA CONDANNA A MORTE – Un’azienda dunque di prospettiva e in espansione, caduta, come tante altre, nelle logiche crudeli del capitalismo globale incontrollato. Un capitalismo pronto a chiudere e aprire impianti produttivi dove fa più comodo, giocando con la vita dei lavoratori. La chiusura della sede di Flumeri avrebbe gravi ripercussioni sull’economia locale e non solo, poiché la fabbrica vanta settecento operai più altri mille lavoratori legati all’indotto.
Ultime due considerazioni spettano alla Fiat e al Governo. La prima è l’emblema del capitalismo italiano, basato sulle sovvenzioni statali, la collettivizzazione del rischio e la privatizzazione dei profitti. Il secondo, assente più volte nei vari vertici organizzati per salvare l’impianto, mostra quanto sia efficiente nel risolvere le vertenze sindacali e quanto abbia a cuore le sorti del Sud.
Del resto, non possiamo aspettarci molto di più da un esecutivo rappresentato principalmente da Ministri di origine centro-settentrionale, e le cui redini sono guidate dalla Lega.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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