Letizia Moratti, il ritorno della Sciura che contribuì a sfascio scuola e a incupire Milano

L’Italia, si sa, è un Paese di riciclati. Se negli altri Stati, una volta finito un mandato importante, anche quando si hanno meno di cinquant’anni o si è superato di poco il mezzo secolo, ci si dedica ad altro. Penso, per esempio, a persone come Zapatero, Sarkozy, Obama. Giusto per citare qualche nome che mi viene subito in mente. Ed in questo continuo ritorno di facce note, non manca quella di Letizia Moratti.

Per chi segue da poco le dinamiche politiche italiane, questo nome dirà per poco. Ma per quanti lo fanno almeno da un ventennio, dice parecchio. Letizia Moratti è infatti stata una politica milanese molto rampante negli anni 2000. Quando ha ricoperto l’incarico di Ministro dell’istruzione prima (anni 2001-2006) e Sindaco di Milano poi (2006-2011). Nelle fila di Forza Italia prima e Popolo della libertà poi.
Stringendo una grande amicizia con Silvio Berlusconi, proprio colui che l’avrebbe convinta a tornare sulle scene della politica italiana. In linea con il destino del suo partito, mai riuscito a rinnovarsi rispetto alla Golden age proprio di quel decennio. Che Letizia Moratti ha attraversato da protagonista.

Ma quale incarico andrà a ricoprire Letizia Moratti? Prenderà il posto di Giulio Gallera (pare silurato proprio dall’intramontabile Cavaliere) come assessore al Welfare. Oltre a diventare vicepresidente del governo regionale lombardo. Quindi, rientra nella politica lombarda dalla porta principale, ricoprendo un ruolo molto delicato considerando il periodo causa Covid-19 che la Lombardia sta vivendo da quasi un anno ormai

Ma ecco chi è e cosa ha fatto Letizia Moratti nella sua carriera politica.

Letizia Moratti chi è

letizia moratti foto

Chi è Letizia Moratti? Sciura a tutti gli effetti (appellativo che in dialetto lombardo si attribuisce ad una donna borghese di riguardo), come riporta Il Post ha 71 anni ed è nata a Milano, dove ha vissuto e studiato fino all’università. Laureandosi in Scienze Politiche all’università Statale. Il suo cognome da nubile è Brichetto Arnaboldi – una nota famiglia nobile della Lombardia – ma da molti anni porta il cognome del marito: Gian Marco Moratti (figlio di Angelo e fratello di Massimo, ex Presidenti dell’Inter) presidente del colosso petrolifero Saras. Poi morto nel 2018 a 81 anni.

Dopo una carriera da imprenditrice cominciata quando era molto giovane – fondò a 25 anni la Gpa, società di brokeraggio assicurativo, quindi una autentica “persona del fare” come piace a Berlusconi – venne nominata presidente della Rai nel 1994 (tra l’altro prima donna in questo ruolo) che mantenne fino al 1996. Quando si insediò il Governo Prodi I.

Dovette attendere il suo primo incarico politico nel 2001, col ritorno del centrodestra al governo. Ricoprendo l’incarico di ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Una delle poche a sopravvivere al rimpasto che diede vita al terzo governo Berlusconi, quindi restando in carica fino al 2006. In quello stesso anno fu eletta Sindaca di Milano, sempre con una coalizione di centrodestra, eletta al primo turno con il 52 per cento dei voti.

Anche qui stabilendo un record: primo Sindaco di Milano donna e per ora unico caso. Ma perse poi a sorpresa le elezioni contro Giuliano Pisapia del centro-sinistra. Il quale interruppe così il dominio del centro-destra al governo della città meneghina che durava da 18 anni.

Dopo quella bruciante sconfitta, anche perché partì come favorita, lasciò anche la carica di consigliera nel 2012. Per dedicarsi a tempo pieno alla comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano, di cui si parla molto ultimamente per l’uscita di una docuserie su Netflix, Sanpa.
Già dal 1979 Letizia Moratti e il marito Gian Marco, avevano un ruolo attivo nella comunità fondata da Vincenzo Muccioli. Comunità che la Moratti ha difeso dalle accuse levatesi con l’uscita della produzione Netflix.

Oltre a ciò, è stata impegnata in altri ambiti. Nel 2015 fondò E4Impact Foundation, un’associazione che ha l’obiettivo di formare una generazione di giovani imprenditori in Africa, affinché provino a creare lavoro nel loro paese d’origine.

Nel 2016 è stata nominata presidente del consiglio di gestione di Ubi Banca e dal 2019 è diventata presidente del consiglio di amministrazione, carica che ha mantenuto fino a poche settimane fa. Dal 2018 fa parte del consiglio di amministrazione di Bracco spa, multinazionale italiana del settore chimico e farmaceutico
Un ruolo che ora potrebbe lasciare per non incorrere in un conflitto di interessi. Dato che la Bracco spa svolge anche infatti servizi per la salute attraverso il Centro Diagnostico Italiano, che in Lombardia ha 20 sedi.

Letizia Moratti come Ministro dell’Istruzione cosa ha fatto

letizia moratti ministro istruzione

La Moratti è passata alla storia per la riforma dell’istruzione che porta il suo nome. Una riforma volta a guadare la scuola come un’azienda e a creare una evidente suddivisione tra licei ed istituti tecnici professionali. Tanto che si disse all’epoca che creasse una forte disparità sociale tra i ragazzi provenienti da ceti sociali diversi. Con i figli di papà incentivati a seguire percorsi altamente scolarizzati e i ragazzi provenienti da famiglie meno abbienti incentivati a lasciare presto la scuola per dedicarsi ad un mestiere, con implicazioni pesanti sulla propria formazione culturale.

Un’altra accusa rivoltagli all’epoca, insieme a tutto il governo, fu quella di favorire le università telematiche in forte ascesa. Oltre che le scuole private.

Ecco un elenco di critiche mosse alla riforma Moratti dell’istruzione, riportato all’epoca da Funzioni obiettivo:

  1. l’obbligo scolastico viene diminuito di un anno, con l’abbassamento dello stesso obbligo a 13 anni da 15-16 fissati dalla Riforma dei cicli del Ministro Berlinguer. Tale scelta ricolloca l’Italia agli ultimi posti fra i paesi europei in relazione alla durata del percorso obbligatorio di istruzione. La formula obbligo scolastico è stata eliminata, spazzata via e sostituita con una generica affermazione di diritto-dovere ” il diritto per le famiglie di richiedere per dodici anni e il dovere da parte dello Stato a fornirlo
  2. la netta separazione tra i due canali formativi, sistema di istruzione e sistema dell’istruzione e della formazione professionale, fa ritornare la scuola indietro di decenni: nel secondo sistema non è difficile individuare il vecchio “avviamento professionale”, già abolito nel 1939-40 dal Ministro Bottai e cancellato dalla legge della Repubblica istitutiva della Scuola Media Unica del 1962
  3. la separazione tra il canale specificamente scolastico e culturale e quello tecnico professionale non garantisce una piena “cittadinanza culturale” a tutti gli alunni; accentua la distanza prodotta da condizionamenti socioambientali ed economici che ancora determinano gli esiti scolastici e i meccanismi di inclusione sociale, legittima procedure selettive e discriminatorie
  4. rischio di uno scenario in cui docenti di fronte a ragazzi con debiti formativi, valutati selettivamente come insufficienti alla fine del primo ciclo , dopo l’esame di Stato, li indirizzeranno verso la formazione professionale: anche per loro sarebbe poi possibile il passaggio nel sistema formativo dei licei
  5. sono state tutte eliminate con un colpo di spugna, deciso e vigoroso, tutte le battaglie sui temi della lotta alla dispersione, del conferimento all’istruzione tecnica e professionale pari dignità culturale dei licei, dell’integrazione scolastica dei portatori di handicap
  6. anche se il testo della legge delega parla di raccordo tra la scuola primaria a quella secondaria, di fatto esiste una vera e propria cesura nel passaggio tra gli ambiti disciplinari della prima e le discipline della seconda, passaggio che richiede, invece, un approccio curricolare verticale e progressivo, già patrimonio positivo di continuità curricolare negli Istituti comprensivi
  7. la riforma non ha copertura finanziaria: il decreto “tagliaspese” del 2002 ha già tolto alla scuola 12 miliardi su poco più di 43; per l’attuazione della legge bisogna far riferimento alla Finanziaria 2004. Ma ci saranno le risorse? Pensare che la scuola possa rappresentare una priorità per l’attuale Governo rispetto alla riforma del fisco, della previdenza o all’attuazione delle grandi opere pubbliche appare del tutto utopistico.
  8. l’anticipo nelle iscrizioni per la scuola dell’infanzia ed elementare avverrà in condizioni di grande incertezza: l’Associazione nazionale dei Comuni ha già fatto sapere al Governo che senza finanziamenti aggiuntivi per i nuovi docenti e le strutture la riforma non potrà trovare attuazione. Edilizia scolastica, mense, trasporti, materiale didattico pesano sui bilanci comunali già in gravi difficoltà di gestione: chi pagherà queste spese?
  9. l’entrata anticipata dei bambini nella scuola d’infanzia a due anni e mezzo apre problemi non solo sul piano psicopedagogico: la presenza contemporanea di bambini con differenza di età fino a 8 / 16 mesi, una forte dipendenza dai genitori, un bisogno di attenzione affettiva personale, esigenza di cure, di ascolto., ma anche sul piano della organizzazione dello spazio, del tempo, delle strutture e delle attrezzature…dell’accudimento individuale (occorrerebbe un figura intermedia tra l’insegnante e collaboratrice, come l’assistente di un tempo)
  10. nel primo monoennio della scuola primaria viene fissato il termine entro il quale i bambini devono acquisire la strumentalità di base, devono saper leggere e scrivere!!!!, negli altri due bienni vengono articolati contenuti e obiettivi: ma non erano prerogativa della scuola autonoma in senso organizzativo-didattico?

Letizia Moratti come Sindaco di Milano cosa ha fatto

moratti sindaco milano

La Moratti vinse agevolmente le elezioni a Sindaco di Milano nel 2006 dato che la città meneghina era a forte trazione destrorsa. E potendo contare su un budget di spesa per la campagna elettorale 9 volte maggiore del suo oppositore. Ossia Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano che aveva vinto le primarie del centrosinistra contro Dario Fo.

Tra le cose fatte da Sindaco di Milano da Letizia Moratti si ricorda:

  • nel 2008 assegnazione dell’Expo 2015
  • riqualificazione dei quartieri di Porta Nuova
  • costruzione di CityLife
  • creazione di un servizio di bike-sharing
  • Ecopass, una piccola tassa per chi sceglieva di entrare con l’automobile nel centro città
  • annullò una mostra intitolata Arte e omosessualità
  • avviò un’intensa campagna di sgomberi di edifici occupati e campi rom, portata avanti soprattutto dal vicesindaco Riccardo De Corato, dichiaratamente post-fascista

Con la Giunta Moratti, Milano assunse un volto intollerante, chiuso, cupo, impaurito. Una città austera, poco aperta al diverso, interessata soprattutto alla prosperità economica. Una città borghese, avida, capitale dell’alta finanza, ma poco creativa. In fondo, ben raffigurava il suo elettorato: capitalista, leghista, post-fascista.

Nel 2011 però la rivoluzione arancione travolse anche lei. Giuliano Pisapia vinse le primarie di coalizione del centrosinistra superando il candidato del Partito Democratico, l’architetto Stefano Boeri. Si trattava di un candidato molto spostato a sinistra, dato che aveva militato in Democrazia Proletaria ed era stato eletto alla Camera dei deputati due volte con Rifondazione Comunista, seppure come indipendente.

La campagna elettorale fu molto aspra (oltre che sempre finanziariamente sbilanciata), alla luce della distanza ideologica tra i due candidati. Pisapia veniva dipinto dai media di destra come colui che avrebbe fatto invadere Milano dagli extracomunitari e avrebbe fatto aprire tante moschee sul suolo meneghino. Quando in realtà proponeva solamente una città più aperta alle nuove culture, con una maggiore propensione turistica e socialmente più dinamica. In fondo, riuscendosi.

Prima riuscì a sorpresa ad arrivare al ballottaggio – anzi, superando Letizia Moratti con il 48 per cento dei voti rispetto al suo il 41,6 – e poi aggiudicandoselo nettamente con il 55% delle preferenze.

Un autentico autogol della Moratti fu segnato durante un dibattito televisivo a Sky Tg24. Negli ultimi 25 secondi del confronto con Pisapia, la sindaca lo accusò Pisapia di aver rubato un’auto nel 1978 destinata ad essere utilizzata per l’omicidio di un ragazzo. Lasciando credere che solo l’amnistia avesse salvato il suo rivale da una condanna da parte della Corte d’Assise.
In realtà nel 1984 la Corte d’Assise disse che anche se non fosse intervenuta l’amnistia, Pisapia sarebbe stato assolto per insufficienza di prove, e nel 1986 fu assolto in Appello per non aver commesso il fatto.

Oltretutto, a Pisapia non fu concessa una replica, dato che il tempo era finito. L’allora segretario del Partito Democratico Pier Luigi Bersani commentò l’accaduto, dall’alto della sua proverbiale ironia: «Si è sparata sui piedi».

Ecco il video:

Durante il suo mandato, nel 2007, Letizia Moratti fu indagata per presunto abuso d’ufficio a causa di alcune pratiche messe in atto durante il suo primo anno di mandato (inchiesta «consulenze d’oro»). Fu accusata di aver indotto al pensionamento diversi dirigenti del Comune per far posto a nuove nomine e di aver poi affidato gli incarichi a una sessantina di consulenti esterni, di cui 11 considerati sospetti.

Nel 2009 ci fu da parte della Corte dei conti una prima condanna di risarcimento al Comune di Milano per oltre 350mila euro, perché gli incarichi esterni erano stati affidati illegittimamente a persone non laureate e perché l’ufficio stampa era stato sovradimensionato.

L’inchiesta venne poi archiviata nel 2010, in quanto secondo i giudici non erano stati commessi reati. Rimanevano però gli illeciti amministrativi: dopo un ricorso della Procura regionale della Lombardia che riteneva troppo bassa la cifra calcolata nel 2009, la Corte dei conti centrale nel 2017 condannò Moratti e altri membri della sua giunta a risarcire il Comune di Milano per il danno economico creato con le assunzioni in eccesso.

Letizia Moratti venne così condannata a versare oltre 591mila euro per aver dato incarichi dirigenziali a persone non laureate, con una perdita per il Comune di circa 1 milione e 900mila euro. E per aver pagato troppo alcuni addetti stampa, per una perdita di circa 1 milione. Fece ricorso alla Corte di Cassazione, che lo respinse alla fine del 2018, condannandola dunque a pagare.

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2 Risposte a “Letizia Moratti, il ritorno della Sciura che contribuì a sfascio scuola e a incupire Milano”

  1. Non mi sembra uno scritto particolarmente obiettivo! Purtroppo, a mio parere, non è mai bello guardare un panorama sempre dalla stessa angolazione; così non si riescono a vedere bene tutti gli scorci più interessanti. A buon intenditor …… .

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