Come non bastasse la mappa delle regioni a rischio Covid-19, che ha diviso l’Italia in rossa, arancione e gialla, scatenando non solo lo sbandamento e la rabbia degli italiani, ma pure l’ilarità, arriva un’altra mappa. Si chiama Cnapi, acronimo di Carta nazionale delle aree più idonee sulle 67 selezionate. In parole povere, una mappa del deposito nucleare.
In pratica, è la mappatura delle aree più idonee per ospitare deposito radioattivo. E in comune con l’altra ha i colori, seppur diversi:
- verde smeraldo (punteggio più alto)
- verde pisello (buono)
- celeste (isole)
- giallo (zone possibili ma meno adeguate)
Quindi, diciamo che il giallo raffigura sempre un’area più fortunata, giacché se nel caso del Covid-19 è il colore assegnato ad una regione con meno restrizioni, nel caso del nucleare è un’area meno idonea di altre ad ospitare i depositi radioattivi.
Vediamo dunque quali sono le zone d’Italia più a rischio di ospitare rifiuti radioattivi.
Mappa del deposito nucleare cos’è
Come riporta Il Sole 24 Ore, lo scorso 30 dicembre la Sogin – società pubblica di gestione del nucleare – ha ricevuto il nullaosta del Governo e nella notte tra il 4 e il 5 gennaio ha pubblicato sul sito web https://www.depositonazionale.it/ la documentazione completa, il progetto e la carta segretissima dal 2015. Sebbene se ne parlasse già dal 2003.
La mappa del deposito nucleare richiederà un investimento di 1,5 miliardi di euro e riguarderà molte regioni dal Piemonte alla Sicilia. Per un totale di circa 20 depositi locali. Si parla di aree in generale, ma non del punto preciso dove il deposito sarà realizzato. Almeno per ora.
Bensì, delinea tutti i 67 luoghi in cui ci sono le condizioni tecniche per costruirlo e assegna i voti con una graduatoria.
Come vedremo nel prossimo paragrafo, in totale ci sarebbero 23 zone “verdi” dal Piemonte alla Puglia. Mentre due sono le province più colpite: Alessandria e Viterbo.
Mappa del deposito nucleare: zone interessate
Nel dettaglio, fra le 23 zone “verdi” due aree sono state selezionate in provincia di Torino, 6 nella provincia di Alessandria, un’area a Siena e una a Grosseto.
Come dicevamo, molto interessata la provincia di Viterbo con ben 7 aree idonee. Segue a ruota la zona a cavallo tra le Murge e la provincia di Matera. Più precisamente, due vaste aree tra Bari e Matera, una nella provincia di Matera e altre due zone ampie fra Matera e Taranto.
Delle 23 aree “verdi” più interessanti 11 hanno un gradimento meno alto di color verde pisello ma 12 hanno avuto votazioni più alte e colore verde smeraldo. Si tratta di due aree in provincia di Torino, 5 a Viterbo e 5 in provincia di Alessandria. Dove 2 di queste hanno conseguito pieni voti con lode.
Nella prima selezione di 67 aree idonee erano entrate – ma hanno una votazione molto bassa celeste o gialla – anche alcune zone in provincia di Potenza, in Sicilia (in provincia di Caltanissetta, Trapani e Palermo) e in Sardegna (4 aree idonee in provincia di Oristano e 10 nella provincia del Sulcis, tutte sulle ondulazioni che circondano il Campidano).
Come funziona deposito nucleare
Ogni deposito consiste in un capannone blindato e superprotetto dentro al quale ci sono celle multibarriera. Alle aree interessate dalla sua presenza, si offrono incentivi, occasioni di crescita, prospettive di lavoro. Lusinghe che cercano di controbilanciare la paura di ospitare i depositi radioattivi. Anche perché si tratta di zone già in via di spopolamento. Ma già si preannunciano proteste e sit-in da parte delle comunità locali e degli ecologisti.
Ad imporre la mappatura l’Unione europea, che dal 2010 impone che ogni paese ne debba avere una. In Italia conserviamo 31mila metri cubi di scorie irraggiate. Pare che tra 50 anni ne avremo 45mila metri cubi in più rispetto a quelli di oggi, per un totale di 75mila-80mila metri cubi. Anche se, assicurano gli esperti, le scorie radioattive negli anni perdano pericolosità. Ma il problema è che se ne aggiungono sempre di nuove.