Lavastoviglie e malattie croniche: scoperto incredibile nesso

Lavastoviglie e malattie croniche: scoperto incredibile nesso

DATA ULTIMO AGGIORNAMENTO: 24 Novembre 2023

Un gruppo di ricercatori svizzeri analizza l’uso tipico della lavastoviglie e trova un’inaspettata connessione con alcune malattie croniche

La lavastoviglie è considerato un elettrodomestico pratico ed igienico per la pulizia di piatti, bicchieri e posate, soprattutto in famiglie numerose o in luoghi affollati come ristoranti e caserme.

Oltre al detersivo, nel ciclo di lavaggio è spesso usato il brillantante, che riduce la tensione superficiale dell’acqua, favorendone lo scorrimento ed evitando così macchie e opacizzazioni sulle stoviglie.

D’altronde, a chi non piace avere bicchieri scintillanti e piatti senza aloni?

Purtroppo un recente studio effettuato da un gruppo di ricercatori svizzeri rivela seri rischi alla salute connessi all’aggiunta del brillantante al ciclo di lavaggio nelle comuni lavastoviglie.

Di seguito andremo ad esaminare i dettagli di questa incredibile scoperta.

Le lavastoviglie e il ciclo di risciacquo mancante

Una tipica operazione di lavaggio in lavastoviglie si divide in due cicli, ognuno della durata di circa un minuto.

Nel primo, vengono fatti circolare ad alta pressione acqua bollente e detersivo; nel secondo, che comprende sia lavaggio che asciugatura, vengono usati acqua e brillantante.

Il problema, come nota il prof. Cezmi Akdis dell’Università di Zurigo su The Brighter Side of News, è che molte lavastoviglie non hanno un ciclo aggiuntivo di risciacquo per rimuovere i residui del brillantante.

In questo modo, c’è il rischio che sostante potenzialmente tossiche restino e si secchino sulle stoviglie, e al successivo utilizzo possano poi finire direttamente nell’apparato gastrointestinale dell’ignaro commensale.

La preparazione dei test e i rischi per la salute

Per effettuare i test, il gruppo diretto da Akdis si è servito di organoidi intestinali, cioè tessuti tridimensionali derivati da cellule staminali che si auto-organizzano per simulare la struttura e le funzionalità dell’intestino.

Inoltre, sono state usate anche cellule intestinali istallate su microchip, una nuova tecnologia che ottiene risultati simili agli organoidi, ma nella quale le cellule sono gestite dal produttore del microchip.

In particolare, i ricercatori si sono concentrati sul tessuto epiteliale, che funge da barriera per l’intestino, controllando cosa entra o meno nell’organismo.

“Buchi” in questa barriera sono associati, tra l’altro, a reazioni allergiche ai cibi, obesità, gastriti, diabete e persino all’insorgere di depressione cronica e Alzheimer.

I risultati dei test e le conclusioni in merito

I test sono stati effettuati usando tracce di detersivi e brillantanti commerciali e mostrano un evidente impatto di questi ultimi sul tessuto epiteliale: alte dosi uccidono le sue cellule, mentre dosi inferiori lo rendono più permeabile.

È stata osservata anche l’attivazione di alcune proteine di segnalazione che possono scatenare reazioni infiammatorie.

Analisi più approfondite mostrano che i responsabili principali di tali effetti sono gli alcol etossilati, molto comuni nei brillantanti.

Insomma, finché le lavastoviglie non aggiungeranno un ciclo di risciacquo specifico per rimuovere residui di brillantante o non si diffonderanno prodotti senza alcol etossilati, sarà preferibile usare stoviglie un po’ meno scintillanti, ma più salutari.

(Originariamente pubblicato su Storie Semplici)

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Pubblicato da Girolamo Castaldo

I miei interessi principali sono scacchi, sci, anime, manga, videogiochi, musica e (astro)fisica. Storie Semplici: http://storiesemplici.substack.com

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