Killers of the flowers moon: una risposta al cinema di Netflix

Killers of the flowers moon: una risposta al cinema di Netflix

Vediamo trama e recensione di Killers of the flowers moon, l’ultimo film di Martin Scorsese. Durata di oltre 3 ore.

Killers of the Flower Moon è un film del grande regista italo-americano Martin Scorsese, che vanta nel cast Leonardo DiCaprio e Robert De Niro. Si tratta di un adattamento cinematografico del saggio “Gli assassini della terra rossa“. scritto da David Grann, a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti.

Vediamo di seguito trama e recensione.

Killers of the flowers moon di cosa parla

A Fairfax, in Oklahoma, negli anni venti i membri della Nazione Osage (Nativi americani che ci vivono ormai in riserva) scoprono che il sottosuolo sopra cui vivono (o sopravvivono) è ricco di petrolio. Il che li rende presto il popolo più ricco del mondo. Tuttavia, il tribunale stabilisce che quell’oro nero debba essere gestito da tutori nominati, giacché ritenuti “incompetenti” di farlo da soli per il loro scarso senso degli affari.

Poco prima, era tornato dalla prima guerra mondiale Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio), per vivere col fratello Byron e lo zio William Hale (Robert De Niro). Quest’ultimo è un vice sceriffo di riserva soprannominato dai locali “Re” e viene da loro ritenuto un benefattore e un amico degli Osage (ovvero la tribù indiana che vive a Fairfax), parlando anche la loro lingua e concedendo loro dei doni.

Tuttavia, è proprio lui che sta dietro le loro sciagure e trascina anche Ernest in questo diabolico piano per prendersi le loro ricchezze, con tutte le conseguenze che ciò comporterà.

Recensione

Nella fase finale della sua carriera, Martin Scorsese si sta dedicando a lungometraggi dilatati, forse anche come risposta al cinema veloce e “mordi e fuggi” delle piattaforme streaming. Opere che forse non lasceranno il segno, ma che fanno respirare un cinema quasi estinto. Dove si approfondiscono temi e personaggi, sebbene forse in modo anche un po’ esagerato.

In questa pellicola, il grande regista italoamericano ci narra le ingiustizie subite dai nativi americani, che nei film della Golden Age di Hollywood ci apparivano come i cattivi, contro i buoni rappresentati dai bianchi. Ma era un’altra epoca, anche culturale e ogni revisionismo woke sarebbe sbagliato. Giusto invece proporre versioni alternative, come questa.

E il buon Martin, per farlo, si affida a due grandi attori, di due generazioni diverse, ma coi quali ha lavorato spesso e volentieri: De Niro e DiCaprio. Il primo col volto ormai segnato dal tempo, ma che non ha usato artifizi siliconati per nasconderlo, e con una espressione ormai sempre imbronciata. E il secondo, che ormai prende sempre più le fattezze di Jack Nicholson, bravura compresa.

La lunghezza può spaventare ma il film procede che è un piacere, tra scene che ricordano il cinema di Tarantino e altre che ricordano quello tipico scorsesiano. Il finale è una ciliegina sulla torta, un omaggio alle narrazioni radiofoniche di una volta.

Insomma, Killers of the flowers moon è un tuffo nel passato in tutti i sensi, ma che ha anche il dono di non apparire anacronistico e stantio. Tutt’altro. E proprio l’orizzonte smarrito verso il quale la settima arte dovrebbe guardare, per riappropriarsi del proprio futuro.

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