Gli esordi di Jack Nicholson
A ricostruire la sua lunga carriera è il Corriere della sera. Deciso a entrare nel mondo del cinema, il diciassettenne Nicholson, nato il 22 aprile 1937, lascia la nativa Neptune City per trasferirsi a Los Angeles, dove si divide tra il lavoro di fattorino nel reparto animazione della MGM e i corsi di arte drammatica. Nel magico mondo degli studios inizia a frequentare Dennis Hopper e incontra il regista Roger Corman, che lo fa debuttare nel teen drama «The Cry Baby Killer», del 1958.
A lanciare definitivamente la carriera di Nicholson è il film culto di Dennis Hopper, «Easy Rider», e il (seppur breve) ruolo dell’avvocato ubriacone George Hanson gli fa guadagnare la prima nomination all’Oscar. «L’ultima corvè» di Hal Ashby gli regala invece la terza candidatura all’Oscar, la quarta al Golden Globe, e gli fa vincere il prestigioso premio inglese Bafta e il Prix d’interprétation masculine a Cannes.
Le grandi interpretazioni degli anni ’70 di Jack Nicholson
Jack Nicholson mette insieme una serie di interpretazioni straordinarie una dietro l’altra. Con «Chinatown» incassa la quarta nomination agli Academy. Ma è con il ruolo di Randle Patrick McMurphy in «Qualcuno volò sul nido del cuculo» di Milos Forman, che Jack Nicholson corona una lunga catena di interpretazioni memorabili e incassa la prima statuetta come Miglior Attore, nel 1976. Con questa pellicola si aggiudicherà anche il David di Donatello. Con Maria Schneider sarà protagonista del film «Professione: reporter» di Michelangelo Antonioni, che di Nicholson dirà: È così potente, ha una faccia magnifica, uno sguardo freddo, e insieme intenso».
Con l’interpretazione dello psicopatico Jack Torrance nella pellicola «Shining» firmata da Stanley Kubrick, Nicholson non conquista nessun premio, ma il suo ghigno diabolico è entrato nella storia del cinema. Tra le sue interpretazioni cult non si può dimenticare il ruolo del passionale Frank Chambers ne «Il postino suona sempre due volte», in coppia con Jessica Lange.
Anni ’80, Jack Nicholson tra sentimentalismo e diabolicità
Nel 1984 con Shirley MacLaine e Debra Winger sul set della pellicola «Voglia di tenerezza». Nicholson con il ruolo dell’astronauta malinconico e donnaiolo Garrett, rifiutato, prima di lui, da Burton Reynolds, James Garner, Harrison Ford e Paul Newman, si aggiudica la seconda statuetta della carriera. Con la caricatura della mafia americana firmata da John Huston, «L’onore dei Prizzi», Jack Nicholson conquista un’altra nomination agli Oscar e un Golden Globe come miglior attore protagonista.
Nicholson recita al fianco della grande Meryl Streep in «Affari di cuore». I due lavoreranno ancora insieme nel film «Ironweed», set che molte voci raccontano bollente per la scintilla scoccata tra le due stelle di Hollywood. Nel 1987, Jack Nicholson è ingaggiato ancora una volta per un ruolo diabolico, e nella pellicola di George Miller, «Le streghe di Eastwick», è alle prese con le seducenti Cher, Susan Sarandon e Michelle Pfeiffer.
Tra le sue interpretazioni rimane però memorabile il criminale Joker nel «Batman» firmato da Tim Burton. In un’intervista racconterà: «Fin da quando ero studente mi ero ripromesso di tentare l’esperimento di recitare con la maschera». Ma lui, come detto, ci era già nato con una maschera. Quando uscì The Dark Knight, criticò Christopher Nolan per non avergli chiesto consigli sul ruolo del Jocker, nonché l’interpretazione del compianto Heath Ledger. La quale in realtà fu superlativa.
Anni ’90: Jack Nicholson ruba la scena anche alle nuove Star di Hollywood
Con il solito smalto, nei panni del colonnello Nathan R. Jessep, ruba più volte la scena a Tom Cruise, protagonista del grande successo «Codice d’onore» di Rob Reiner. Nello stesso anno recita nel biopic «Hoffa-Santo o mafioso?» di Danny DeVito. Nicholson nel ruolo del sindacalista americano Jimmy Hoffa, divide la critica e guadagna una candidatura al Golden Globe come Miglior attore e una ai Razzie Awards come Peggior attore. Nel 1995 Sean Penn lo vuole per la sua seconda prova dietro la macchina da presa in «Tre giorni per la verità», e il film riunisce sul grande schermo Nicholson e l’ex compagna Anjelica Huston.
Torna ancora a lavorare con Tim Burton, che lo chiama per interpretare il Presidente degli Stati Uniti nella commedia nera «Mars attacks!». A sessant’anni fa girare la testa a Helen Hunt in «Qualcosa è cambiato», e diretto ancora una volta da James L. Brooks, vince il suo terzo Oscar. La pluripremiata pellicola porta fortuna anche alla Hunt che si aggiudica l’unica statuetta, finora, della carriera.
Anni 2000: Jack Nicholson non perde lo smalto
Nel 2003, conquista il Golden Globe e sfiora ancora una volta l’Oscar con l’intensa interpretazione di Warren Schmidt nel pluripremiato film «A proposito di Schmidt» di Alexander Payne. Nella commedia firmata da Nancy Meyers «Tutto può succedere», divide la scena con l’altrettanto versatile icona di Hollywood Diane Keaton. Nel 2006 dà il meglio di sé nel congeniale ruolo del magnetico boss irlandese, Frank Costello in «The Departed», pluripremiato film di Scorsese con Leonardo DiCaprio e Matt Damon.
Jack Nicholson, i premi vinti
Oggi sembra patire la demenza senile, sebbene non abbia mai davvero confermato questa voce. Attore da record, dodici candidature e tre Oscar vinti oltre a sei Golden Globe, con Michael Caine e Paul Newman è l’unico a essere stato nominato agli Academy per cinque decenni. Ha collezionato anche molte donne, che ho evitato di citare.
Happy birthday Jack!