Cosa c’entra l’ipertensione con la Legge di Ohm? Più di quanto pensi!

Cosa c’entra l’ipertensione con la Legge di Ohm? Più di quanto pensi!

A volte pensiamo che le leggi di un campo di studio siano lontane da altri. Prendiamo la legge di Ohm e come può spiegare l’ipertensione.

A volte pensiamo che le leggi di un certo campo di studio siano molto lontane da altri, mentre in realtà vi sono molte analogie nelle leggi che regolano i fenomeni studiati.

Prendiamo ad esempio la legge di Ohm che deriva dall’elettrologia V=RI. Essa in pratica dice che

il flusso di corrente V all’interno di un condotto elettrico, dipende dall’intensità della corrente stessa I e dalla resistenza che il filo oppone al passaggio della medesima

In fisiologia questa legge è stata modificata ma sostanzialmente non differisce molto e dice che il flusso di sangue dipenda dalla forza e dalla intensità del flusso stesso, ed è inversamente proporzionale al sistema arterovenoso in cui scorre.

Ipertensione e Legge di Ohm

Noi sappiamo che alla fine la qualità del sangue, che corrisponde alla sua densità, è molto importante per il flusso stesso, anche se sostanzialmente è abbastanza stabile, mentre la resistenza dei vasi per quanto scritto precedente mente, può modificarsi e generare mutazioni della pressione anche repentini e che dipendono come abbiamo detto dal diametro delle arteriole che sono numerosissime e in grado di modificare la pressione occasionalmente o stabilmente, com’è il caso dell’ipertensione arteriosa.

Un valore elevato di pressione non può essere definito come ipertensione, mentre lo è se vi sono numerose misurazioni che confermano valori elevati come detto nel primo scritto della serie QUI.

Ovviamente l’ipertensione è essenziale, quindi non secondaria a patologia di qualche organo, ma naturalmente occorre considerare sempre questa possibilità specie per le ipertensioni instabili che come detto possono avere origine in organi che regolano il flusso del sangue, come cuore, reni, surreni e perfino cerebrali, ma non ci occuperemo di queste cose.

I vasi sanguigni in realtà non sono esattamente stabili nel corso della vita, ma si modificano con la crescita, con l’attività fisica per un processo chiamato neoangiogenesi (che vuol dire genesi di nuovi vasi sanguigni) che si verifica in modo particolare nel tessuto muscolare volontario, ma anche cardiaco, per cui una perdita di vasi sanguigni e la conseguente riduzione del torrente ematico, possono anche in presenza di vasi sanguigni arteriosi normali produrre forme ipertensive.

Come cambiano vasi sanguigni e arterie nel corso della vita

Ciò che possiamo affermare è che la lunghezza del sistema arterovenoso ha una lunghezza stabile, partendo dal ventricolo sinistro fino a giungere nell’atrio destro, mentre può variare e di molto il numero dei vasi efferenti (quindi che ricevono sangue come un emissario il lago), cosa che può generare forme ipertensive associate, che molto probabilmente sono alla base delle stesse.

Ma oltre a questo meccanismo va considerato lo stato di salute delle nostre arterie e arteriole, le quali soggette come sono a un ininterrotto flusso di sangue per tutta la vita, sono stimolate dal passaggio del sangue a dilatarsi e contrarsi in quella che viene definita onda sfigmica (sfigmica vuol dire di pressione), che esercita una forza di cui parleremo nel prossimo scritto, in grado a lungo andare con l’invecchiamento di procurare microlesioni sulla parete dei vasi chiamate ateromi e che creano fenomeni di turbolenza che vedremo comunque in un altro scritto.

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Pubblicato da Francesca Silvana Scoppio

Medico chirurgo specialista in medicina interna e attualmente presto servizio nella ASL di Bari.

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