Haiti nel caos: dietro i soliti manovratori

Haiti nel caos: dietro i soliti manovratori

Dietro il caos che sta vivendo Haiti c’è un uomo chiave: l’oligarca Gilbert Bigio. Ma anche interessi geopolitici contro la Cina.

Haiti è il Paese più povero dell’America latina: circa il 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà nazionale (2,41 USD al giorno, 2012) e quasi un quarto degli abitanti soffre la fame o è malnutrito.

Il Paese è periodicamente colpito da catastrofi naturali come sismi, cicloni e periodi di siccità. Molto pesante fu il terremoto del 2010, di magnitudo 7.0 che alle 16 e 30 locali del 12 gennaio 2010 ha ucciso almeno 220mila abitanti e lasciando senza una casa circa 1,5 milioni di abitanti. Un terremoto che si è trasformato in un giro di affari, con molti soldi donati spariti nel nulla. Uno scandalo di cui parlammo in quest’articolo e che coinvolse anche i coniugi Clinton e la loro Fondazione.

In questi giorni il paese è ripiombato nel caos, e secondo i media mainstream, si tratterebbe delle solite guerre armate tra bande locali. Tuttavia, la situazione è ben diversa e coinvolge i soliti manovratori del mondo.

Cosa sta succedendo ad Haiti

Come riporta Maurizio Blondet, che riprende a sua volta la ricostruzione di Emanuel Pietrobon (analista geopolitico, consulente per gli affari esteri e scrittore), Haiti è uno degli ultimi paesi del pianeta a non riconoscere la Repubblica Popolare Cinese, avendo relazioni solo con Taiwan. L’ex presidente Jovenel Moise aveva aperto un tavolo negoziale con Pechino con tema l’adesione alla One China Policy.

Le relazioni sino-haitiane avevano vissuto un boom durante la presidenza Moise. Pechino era stata in prima linea nell’erogazione di aiuti umanitari e igienico-sanitari durante la pandemia di COVID-19. Cosa che aveva indispettito Washington.

Poi la svolta: Moise viene assassinato da un commando di mercenari colombiani. È il 2021. Le indagini, manco a dirlo, hanno portato a un nulla di fatto.

Haiti è come il Messico: la corruzione dilaga, comandano i narcos e le gang sono al servizio dei ricchi creoli, dei quali utilizzano le infrastrutture per importare droga e armi e coi quali lavorano per riciclare denaro illecito. Il tutto con il tacito consenso dello Stato.

Ariel Henry, succeduto a Moise, avrebbe deciso di proseguire le trattative con Pechino, e gli Usa, anziché macchinare la sua fine come fanno spesso, gli hanno concesso asilo politico e salvacondotto, convincendolo a dimettersi. Arrivando quindi sempre allo stesso scopo. Poi se Henry venisse “suicidato” in terra americana, non ci sorprenderebbe. La storia insegna.

Lo scopo è di far sì che la Cina perda ogni interesse ad avere relazioni con Haiti e che il futuro presidente chiuda il dossier One China Policy.

Gilbert Bigio, il miliardario che “gestisce” Haiti

Gilbert Bigio è spesso descritto come l’uomo più ricco di Haiti. Il ministero degli Esteri canadese ha accusato Bigio, insieme ad altri due super-ricchi haitiani, di usare il proprio potere economico “per proteggere e favorire le attività illegali delle bande criminali armate” che stanno dilaniando il paese.

Per anni gli haitiani hanno affermato che Bigio e altri oligarchi sono complici della violenza che strangola la nazione:

quest’anno 1.448 persone sono state uccise, con altre 1.005 rapite a scopo di riscatto. Fino ad ora, tuttavia, la comunità internazionale è rimasta inerte

Secondo l’autorevole organo di informazione locale, AyiboPost, le vaste proprietà economiche della famiglia Bigio includono il porto privato di Lafito, di recente costruzione, appena a nord della capitale. E che sarebbe servito per importare armi pesanti che stanno sconfiggendo la polizia haitiana assediata.

La famiglia Bigio fa parte di quella che viene spesso chiamata “élite siro-libanese” (sic), i discendenti di persone immigrate tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo da varie parti del Medio Oriente. Si stima che Gilbert Bigio, il patriarca 86enne, abbia un patrimonio di 1 miliardo di dollari.

Daniel Foote, l’ex inviato americano ad Haiti che si è dimesso nel settembre 2021 per protestare contro la disastrosa politica americana, riterrebbe che il Canada e il Dipartimento di Stato americano stanno lavorando insieme per punire economicamente Bigio e gli altri oligarchi haitiani.

I ricchi di Haiti evaderebbero le tasse, soprattutto i dazi sulle importazioni. Inoltre, il Canada ha accusato direttamente Gilbert Bigio e gli altri due di “riciclaggio di denaro e altri atti di corruzione”. Già negli anni ’50 i Bigio avevano importato fucili mitragliatori Uzi da Israele per la dittatura di François “Papa Doc” Duvalier.

Nel frattempo, l’Accordo del Montana, sempre nel racconto di Pietrobon, che riunisce più di 650 organizzazioni e individui haitiani, tra cui sindacati, gruppi comunitari, chiese cattoliche e protestanti, gruppi di donne e camere di commercio, il tutto insieme a una gamma inclusiva di tendenze politiche, continua a chiedere che gli Stati Uniti, il Canada e le Nazioni Unite mettano da parte Ariel Henry e riconoscano invece un governo di transizione.

Ci si è messo pure il colera

Haiti è attualmente alle prese con una recrudescenza del colera, che le truppe delle Nazioni Unite hanno portato per la prima volta nel paese dopo il terremoto del 2010. Altri 283 haitiani sono già morti nell’ultima epidemia di una malattia che in realtà è abbastanza curabile.

Tuttavia, Clesca, come il resto del Gruppo Montana, in una dichiarazione del 30 novembre, ha continuato a respingere l’intervento militare straniero. Rivendicando la sovranità del suo Stato. Anche per consentire al martoriato popolo haitiano di prendersi in mano il futuro del proprio paese.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

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