A poco a poco, tutti i paesi dell’Est Europa stanno entrando nell’orbita americana. Un progetto partito ad inizio anni ’90 che gradualmente si sta realizzando, al fine di accerchiare il nemico russo. Sono pochissime ormai le ex repubbliche socialiste sovietiche non ancora entrate nella NATO. Mentre altri paesi storicamente neutrali, come Finlandia, Svezia e Austria, e perfino la Svizzera, stanno compiendo il passo.
Tuttavia, si sta anche creando una concorrenza agguerrita tra gli stati dell’Europa orientale, a partire dal grano. Quello ucraino, infatti, particolarmente agevolato, sta danneggiando gli interessi di Romania, Bulgaria e Polonia.
Grano ucraino danneggia quello rumeno, polacco e bulgaro
A parlarne è un giornale autorevole, il francese Le Figaro. Il cui titolo è eloquente: “Gli agricoltori dell’Est Europa vittime dell’afflusso di grano ucraino“. Poi inizia così:
Un’ondata di rabbia ha travolto i villaggi dell’Europa orientale. Polacchi, rumeni e bulgari sono indignati per l’afflusso incontrollato di grano dalla vicina Ucraina
Ma dove nasce il problema? In sostanza, a partire da maggio 2022, l’Unione Europea ha abolito i dazi doganali per un anno su tutti i prodotti agricoli importati dall’Ucraina per sostenerne l’economia. Ciò ha irrimediabilmente scatenato una concorrenza sfrenata nei porti europei, e “sono stati i prodotti dall’Ucraina che sono riusciti ad andare avanti, perché qualcuno ha dato loro privilegi”, spiega Le Figaro.
I primi ministri di diversi paesi europei dell’Est – Romania, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia – hanno chiesto alla presidente della Commissione europea von Der Leyen di intervenire nella crisi causata dall’afflusso di grano dall’Ucraina.
Quantificando i danni, le importazioni di grano ucraino in Romania, stimate in 1,17 miliardi di euro l’anno scorso, hanno fatto crollare il prezzo del grano rumeno. Costringendo i contadini locali ad ammassare il raccolto nei silos, o ancor peggio, a lasciar marcire il grano nei campi. In barba all’atavica “fame nel mondo“.
Ma non solo grano. Nello stesso periodo, le importazioni di pollo ucraino in Polonia sono cresciute dell’80% rispetto all’anno precedente, fino a spingere gruppi contadini polacchi esasperati a tentativi di blocco delle solidarity lanes della Ue con l’Ucraina.
Concorrenza sleale sul grano ucraino: anche Italia riconosce il problema
Per fortuna, come riporta Contropiano, anche l’Italia si è accorta del problema. L’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) ha ammesso che la concessione de facto del regime preferenziale di unione doganale alle merci ucraine e la tolleranza applicata nei confronti dei diversi standard qualitativi e sanitari dei prodotti “hanno provocato un vero allarme in quei Paesi limitrofi con simili economie produttive”.
Ma dobbiamo tutti sacrificarci per la “libertà” ucraina, no?