Ghostbusters Legacy: rispetta il cult e lancia un reboot

Introduzione

Ieri ho finalmente visto Ghostbusters Legacy, del quale di seguito propongo trama e recensione.

I vecchi fan dei Ghosbusters non ci speravano più. In questi trent’anniche separano dal secondo episodio, tanti sono stati i rumors, così come i progetti falliti (che ho raccontato a malincuore spesso). Oltre all’obbrobrio al femminile proposto nel 2016. Ed un punto definitivo era arrivato con la morte di Harold Allen Ramis, colui che interpretava Eagon Spengler, avvenuta nel 2014.

Ed invece, Jason Raitman ha preso per mano un progetto ambizioso: proporre un nuovo capitolo che attirasse gli adolescenti di oggi ma rispettasse la “sacralità” del cult del 1984 diretto dal padre Ivan.

E alla fine, possiamo dire che ci è riuscito in pieno. Ghostbusters Legacy è, insieme, rebook, remake e sequel.

Ecco trama e recensione di Ghostbusters Legacy.

Ghostbusters Legacy trama

La 12enne “nerdPhoebe, insieme al fratello Travor e alla madre, vengono sfrattati di casa perché inadempienti con il proprietario. E così, sono costretti a trasferirsi in una casa di campagna del nonno, a Summerville, un piccolo paesino dove la noia regna sovrana. La casa è alquanto fatiscente, mentre del proprietario la comunità si ricorda solo che fosse un tipo solitario, chiamato “zappaterra“.

I due fratelli devono anche costruirsi nuove amicizie, con Travor che si infatua di Lucky, la quale lavora in un fast food americano stile anni ’40 (quelli che si vedevano oltreoceano prima che esplodesse il fenomeno McDonald’s). Mentre Phoebe, introversa e più a suo agio con la scienza, fa più fatica a socializzare. Riuscendo comunque a fare amicizia con un compagno di scuola che si fa chiamare Podcast, per la sua passione di curare un canale online in cui si occupa di paranormale, seppur con pochi mezzi.

Anche la loro madre cerca di integrarsi e fa amicizia con l’insegnante di Phoebe. Il quale, anziché insegnare Scienza, fa guardare ai suoi alunni dei vecchi film in Vhs.

Tuttavia, quel paesino così apparentemente tranquillo viene scosso, in tutti i sensi, da ripetuti terremoti. Sebbene non si trovi su una faglia. Quei terremoti hanno una ragione che va oltre la semplice sismologia: sono il segnale che qualcosa vuole uscire dalle tenebre e tornare sulla Terra. Proprio quel fenomeno tanto inquietante quanto allarmante che aveva spinto il nonno di Phoebe e Travor, Eagon Spengler, ad andare ad abitare in un posto così remoto. Arrivando ad abbondare anche la figlia

Ghostbusters Legacy recensione

Dopo trent’anni e passa di vana attesa per i fan dei Ghostbusters, con molti che ormai si erano anche arresi da tempo all’idea, arriva una pellicola che è un po’ tutto: remake, reboot, sequel.

Il compromesso al quale giunge la sceneggiatura e la regia di Jason Reitman, figlio di Ivan, regista dei primi 2 film, è comunque ideale: rispettare il cult del 1984 ma avvicinare anche gli adolescenti di oggi. Dunque, un ponte tra passato e presente che si proietti al futuro, che stia attento a non produrre sacrilegi (come quello visto nel 2016), ma che soddisfi anche esigenze di franchise. Ovvero, non sia una operazione nostalgia fine a se stessa, mirata per spettatori che magari potevano anche rimanere delusi del tutto dopo decenni di attesa.

I riferimenti al primo capitolo sono molti. A partire dal tentativo di tornare sulla Terra di Gozer il Gozeriano, con l’aiuto del Mastro di chiavi e del Guardia di porta. Grazie al progetto folle di un ingegnere, Ivo Shandor, costruttore di quell’edificio di New York nel quale viveva Dana Spencer e il buffo Louis, il quale ha reperito il materiale proprio da una cava di Summerville, chiusa dagli anni ’40. Anno in cui iniziavano a verificarsi strani fenomeni da quelle parti.

E poi ci ritroviamo pure l’omino Mashmallow, questa volta in versione miniatura e molteplice, non più gigante spaventoso ma dispettoso.

Ed ancora, i vecchi video spot dei mitici Ghostbuster reperiti dai protagonisti su Youtube, le loro tute, il loro equipaggio, la mitica Ecto-1, il tassista-scheletro. Ma, soprattutto loro: Peter, Ray e Wiston. Con un cameo particolare per lo stesso Eagon.

Il finale spinge forte l’acceleratore verso il tentativo di commuovere i vecchi fan. Ma si consiglia anche di guardare i titoli di coda, perché c’è una ulteriore sorpresa per loro.

Conclusioni

Insomma, Ghostbuster legacy fa ridere, emozionare, commuovere. La gestazione di questo film è durata un trentennio, ma il risultato finale può dirsi soddisfacente. Adesso vedremo se ci saranno altri film o il cerchio si chiude qui.

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