Fassino dice che i deputati fanno la fame: ma i numeri dicono altro

Fassino dice che i deputati fanno la fame: ma i numeri dicono altro

I numeri smentiscono quanto sostenuto da Piero Fassino su quanto guadagnano i deputati. Ecco a quanto ammonta la cifra finale.

Detto da lui, magrissimo come è, può anche essere credibile. Ma poi, ragionandoci un po’ su e facendo due calcoli, ovviamente viene fuori che non sia così. Infatti, lo scorso 2 agosto, il deputato del Partito Democratico Piero Fassino ha mostrato in Aula il suo cedolino della retribuzione da parlamentare per sostenere che la cifra netta da lui incassata, pari a 4.718 euro, «non è uno stipendio d’oro» come la vulgata popolare sostiene.

Ma vediamo quanto guadagna davvero un deputato.

Cosa ha detto Fassino sui guadagni dei deputati

Queste le parole di Fassino:

Qui ho il cedolino di luglio 2023

Risulta che l’indennità lorda è di 10.435 euro, da cui giustamente vengono defalcati l’Irpef, l’assistenza sanitaria, la previdenza dei deputati che è di 1.000 euro, le addizionali regionali e comunali. Fatti questi giusti prelievi, l’indennità netta dei deputati è di 4.718 euro al mese

Quanto guadagna un deputato

Un articolo de Il fatto quotidiano, ripreso da Open, smentisce Fassino numeri alla mano. In pratica i deputati guadagnano fino a 13 mila euro contando anche diaria e rimborsi vari ed eventuali.

All’indennità parlamentare succitata da Fassino, occorre aggiungere i soldi della diaria: chi deve sostenere le spese di alloggio per vivere a Roma riceve infatti da Montecitorio altri 3.503 euro al mese. La somma viene decurtata di 206 euro per ogni giorno in cui il parlamentare non si presenta alle sedute.

Ma, come specifica il sito della Camera

è considerato presente il deputato che partecipa almeno al 30 per cento delle votazioni effettuate nell’arco della giornata

Poi ci sono le indennità di viaggio: otre alle tessere per usare autostrade, treni, navi e aerei ci sono altri 3.323 euro di fondi per spostamenti tra l’aeroporto di Fiumicino e la Camera. C’è anche il rimborso spese per “l’esercizio del mandato”, il cosiddetto Fondo per l’attività parlamentare. Si tratta di una somma pari a 3.690 euro al mese (già ridotto di 500 euro nel 2010) per pagare collaboratori parlamentari oppure per partecipare a convegni, ricerche, consulenze (per la cronaca, Fassino ha due collaboratori).

Ma non finisce qui: per le spese telefoniche è infine previsto poi un rimborso di 1.200 euro annui. E se si ricoprono cariche all’interno del parlamento di solito si ricevono anche altre indennità. Ed ecco che si arrivano ai 13 mila euro mensili.

Insomma, sarebbe stato meglio se Fassino avesse evitato questa uscita infelice. Una delle tante per quanto gli riguarda, a dire il vero. Soprattutto in questo momento in cui monta la rabbia sociale per la soppressione del Reddito di cittadinanza.

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Pubblicato da Carlo Brigante

Mi definisco un "ribelle" del web

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