Daniele Pace: la curiosa storia dello chansonnier italiano

Daniele Pace: la curiosa storia dello chansonnier italiano

Ripercorriamo la curiosa storia di Daniele Pace, ingiustamente assimilato solo agli Squallor. Se ne andò a soli 50 anni.

Contrariamente a quanto si pensi, il personaggio di Daniele Pace non è solo legato esclusivamente al gruppo degli Squallor, del quale fu tra i fondatori e i componenti. Bensì, parliamo di un raffinato cantautore, che ha scritto brani importanti per molti artisti di peso della musica leggera italiana.

Inoltre, la sua voce calda, misto al suo modo di cantare parlato e al suo portamento, ricordavano quella dei tipici chansonnier francesi, molto in voga sul territorio transalpino soprattutto tra gli anni ’60 e ’70.

Ripercorriamo di seguito la storia di Daniele Pace.

La biografia di Daniele Pace

Come riporta Wikipedia, Daniele Pace nacque a Milano da genitori di origini pugliesi il 20 aprile 1935. Fin da giovanissimo, negli anni ’50 partecipò a numerosi concorsi canori, mentre la prima band furono I Marcellini, con la quale girerà molto l’Italia.

La svolta avvenne nei primi anni sessanta quando conobbe Mario Panzeri, già autore di molte canzoni di successo, sebbene non disdegnò di pubblicare alcuni singoli da cantautore. Insieme a Lorenzo Pilat formarono il celeberrimo trio di autori e compositori Pace-Panzeri-Pilat. E, quasi come fossero i 4 Moschettieri della canzone italiana, a loro si aggiunse Corrado Conti, strumentista dell’Orchestra del Teatro alla Scala.

Dunque, gli anni ’60 diventano un decennio molto importante per lui, nelle vesti di paroliere e compositore: basta dire che sua (sempre in collaborazione con Lorenzo Pilat e Mario Panzeri) è Love Me Tonight, interpretata da Tom Jones, brano celebre negli anni ’60 in tutto il mondo. Fu anche portata al Sanremo 1969, con il titolo originale Alla fine della strada, cantata da Junior Magli e dai Casuals. Eliminata però prima della finale.

Canzoni scritte da Daniele Pace

Altro brano che riscosse molto successo fu Ho difeso il mio amore, cantata dai Nomadi, versione italiana di Nights in White Satin, scritta a sua volta da Justin Hayward e pubblicata nella prima versione dai Moody Blues.

Tanti i brani scritti per cantanti e complessi che diventeranno molto celebri in futuro. Ecco qualche esempio:

  • La pioggia per Gigliola Cinquetti;
  • Non illuderti mai, L’altalena, Io tu e le rose, Tipitipitì e Via dei ciclamini per Orietta Berti;
  • E la luna bussò per Loredana Bertè;
  • Nessuno mi può giudicare per Caterina Caselli.

Negli anni scrisse tanti brani anche per i Camaleonti, Marcella Bella, Pupo e i Ricchi e Poveri.

Nel 1979 Daniele Pace incise anche un disco solista, che resterà l’unico, intitolato Vitamina C, da cui venne tratto il 45 giri di successo, Che t’aggia fà (in versione cantata e strumentale) ,che divenne anche sigla finale della trasmissione La sberla. Una sorta di Drive In ante-litteram andato in onda su Raiuno tra il 1978 e il 1979, data anche la presenza di molti protagonisti del programma delle reti Fininvest. Nel video della sigla si vede Daniele Pace in atteggiamenti da Chansonnier, con una sigaretta tra le mani e con le movenze e l’abbigliamento tipiche del cantautore francese (si pensi a Serge Gainsbourg)

La storia degli Squallor

Nel 1971 arriva però per lui una profonda crisi discografica, che spinge Daniele Pace a fondare gli Squallor assieme ad altri importanti musicisti e autori italiani: Totò Savio, Giancarlo Bigazzi (principale paroliere del gruppo), Alfredo Cerruti (la “voce narrante”) ed Elio Gariboldi (che però abbandonò il progetto l’anno dopo). Si unirono occasionalmente membri esterni come Gianni Boncompagni (voce tra l’altro nel brano Vacca) e Gigi Sabani (che nell’album Cambiamento provò ad imitare la voce di Savio, al quale un intervento chirurgico aveva compromesso l’uso delle corde vocali) ma senza il risultato desiderato.

In realtà, gli Squallor si proposero come gruppo irriverente, che faceva musica per divertirsi e spesso censurato per le tematiche trattate nei brani. Ebbe anche un buon successo discografico, sebbene la sua forza fu soprattutto il successo culturale, diventando inaspettatamente un fenomeno di culto, in voga anche quando il progetto terminò e fino ai giorni nostri.

Daniele Pace e il cinema

Non mancheranno per Daniele Pace anche delle incursioni cinematografiche, che cavalcavano la popolarità degli Squallor: nel 1984 fu infatti tra gli interpreti del film Arrapaho, diretto da Ciro Ippolito e ispirato all’album omonimo del gruppo. Interpreta il capo indiano Grande Capo Palla Pesante, il quale per propiziare la pioggia canta il ritornello della canzone che lo stesso Pace aveva scritto per Gigliola Cinquetti anni prima. L’anno successivo Ciro Ippolito diresse il film a episodi Uccelli d’Italia, ispirato ancora a un album omonimo del gruppo. Qui Pace interpreta vari ruoli, tra cui un defunto che sul letto di morte viene vegliato dalla vedova (interpretata però da un uomo, Alfredo Cerruti).

Daniele Pace come è morto

Purtroppo, Daniele Pace è morto prematuramente, a soli 50 anni, il 24 ottobre 1985, colto da un infarto. Il progetto degli Squallor andò avanti senza di lui per altri 3 dischi: Manzo (1986), Cielo duro (1988) e il succitato Cambiamento (1994). I figli Matteo e Attilio, nonché il nipote Edoardo continuano l’attività di autori.

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