Nel Piano di ripresa e resilienza è stata introdotta la presenza di volontari nei consultori. Come già avviene in Piemonte e Lazio.
Nel Piano di ripresa e resilienza ci è finito pure il tema delle norme sull’interruzione volontaria di gravidanza, che, come sappiamo, è regolata in Italia dalla legge 194 del 1978. Un passaggio che si deve soprattutto ai Radicali, i quali hanno scosso negli anni ’70 un paese narcotizzato dalla morale cattolica su certi temi. Si veda anche il divorzio.
Istituti osteggiati anche dal Partito comunista italiano, che tanto si proponeva come riformista e difensore dei diritti civili, ma che poi al suo interno aveva tanti tabù. Per non parlare del Movimento sociale italiano, conservatore a livello pubblico ma poi a livello privato mostrava tutta la sua ipocrisia. A partire da Giorgio Almirante, divorziato fino ai giorni nostri con i loro eredi: conviventi con figli, divorziati, e quant’altro. Peggio ancora la Democrazia cristiana.
Un emendamento del deputato di Fratelli d’Italia, Lorenzo Malagola, ha introdotto la presenza di volontari di associazioni pro-vita nei consultori. Riportando così le donne indietro di cinquant’anni, perché si tenta di farle cambiare idea con discepoli del buon senso.
Volontari pro-life nei consultori: come funziona
Come riporta RaiNews, le Regioni potranno avvalersi di queste associazioni “pro life” nei consultori, a cui si rivolgono le donne che vogliono abortire.
In alcune regioni in realtà ciò è già realtà, come in Piemonte e nel Lazio in forza di alcune delibere volute sempre dal centro-destra.
Questa possibilità viene ora rafforzata da una legge nazionale approvata dai due rami del Parlamento e pronta per la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Ma forse oggi le femministe, rappresentate da gente come Fiorella Mannoia, si occupano di altro. Fa specie che a riportare le donne indietro di 50 anni sua un governo guidato proprio da una donna…