L’anime di Fujiwara e dello studio Doga Kobo fornisce uno sguardo straziante sul rapporto tra un ragazzo e una Giftia dal futuro segnato
“Quale sarebbe il tuo problema?”, domanda Tyrell. “La morte”, risponde laconico Roy.
Questo famoso scambio di battute nel capolavoro di fantascienza esistenziale Blade Runner illustra, mostrandolo dal punto di vista di un androide, una delle questioni fondamentali dell’umanità.
In questo caso la situazione è ancora più opprimente, in quanto la durata della vita artificiale è predeterminata ed estremamente limitata; lo stesso vale per i Giftia, gli esseri “sintetici” di プラスティック・メモリーズ (Plastic Memories).
Diretto da Yoshiyuki Fujiwara e prodotto dallo studio Doga Kobo, l’anime andato in onda nel 2015 trae chiaramente ispirazione dal film di Ridley Scott, ma mette in evidenza un punto di vista decisamente diverso.
Come si può intuire fin dal titolo, infatti, ciò che conta in questo caso è il ruolo dei ricordi: vale la pena di crearne insieme nel corso di una breve esistenza oppure è meglio lasciar perdere, per evitare di soffrire dopo?
Un lavoro doloroso
Il diciottenne Tsukasa Mizugaki inizia a lavorare per la SAI Corp, produttrice dei Giftia, androidi praticamente indistinguibili dagli esseri umani, ma dall’aspettativa di vita di poco più di nove anni, a causa di limitazioni tecnologiche.
In particolare, Tsukasa viene assegnato alla sezione Terminal Service, responsabile del ritiro dalla circolazione dei Giftia che hanno raggiunto il limite di età, prima che perdano i ricordi e diventino ostili; ad affiancarlo è Isla, una Giftia dall’apparenza di una ragazzina, ma con l’orologio biologico che ticchetta inesorabile verso la fine.
Insomma, ancor prima di iniziare si capisce già che ci sarà da soffrire. Ma l’anime, in maniera involontariamente confortante, sembra quasi non avere il coraggio di essere un capolavoro.
Lo si intuisce già dal primo episodio dei 13 totali: dopo aver effettuato un drammatico e commovente ritiro di una Giftia bambina, la scena immediatamente seguente riguarda il (fin troppo umano) “richiamo della natura” per Isla.
Giftia e umani
Ma facciamo un passo indietro, per parlare di uno dei punti centrali dell’opera: la caratterizzazione dei Giftia e dei personaggi in generale.
A parte l’aspetto estetico, ottimamente disegnato e animato dagli artisti della Doga Kobo, gli androidi della SAI Corp si integrano in maniera perfetta con gli umani, mostrando personalità variegate e praticamente nessun tratto “robotico”.
Se da un lato ciò conferisce un carattere chiaramente futuristico all’anime, dall’altro pare smussare in maniera eccessiva le differenze tra umani e androidi, tanto che il tema fantascientifico finisce per sembrare un po’ un pretesto.
A parte questo, però, i personaggi sono ben caratterizzati, con una menzione particolare che va, oltre ovviamente ai due protagonisti, anche alla loro collega Michiru (che difatti sarà a sua volta la protagonista di un manga spin-off, uscito praticamente insieme all’anime) e alla capo-sezione Kazuki.
I clienti della SAI Corp, pur partecipando a momenti a volte toccanti, non rubano la scena ai membri principali della sezione (a differenza di quanto succede, ad esempio, in Konohana Kitan); ciò consente a Fujiwara (e allo sceneggiatore Naotaka Hayashi) di concentrarsi in particolare sulla squadra Isla-Tsukasa.
Il coraggio di amare
Il rapporto tra questi ultimi è subito messo in chiaro: nella prima scena di Plastic Memories, infatti, Tsukasa incontra per caso in ascensore l’allora sconosciuta Isla che piange, mentre guarda malinconicamente la ruota panoramica di un parco giochi, e afferma di essersene immediatamente innamorato.
Sulla scelta coraggiosa di perseguire e far crescere questo sentimento fino alle estreme conseguenze, messa a confronto con quella di segno opposto effettuata da Kazuki, precedente partner di Isla, si basa gran parte della storia.
Storia che, come accennato, va avanti in maniera a tratti un po’ incerta, facendo a volte due passi avanti e uno indietro. Poi però arriva il finale: i passi avanti diventano quattro, nessuno indietro, il cuore ti si inizia a stringere in petto e infine si spezza dolorosamente.
Insomma, pur non raggiungendo i picchi di opere dalla trama simile come Narcissu o Shigatsu wa Kimi no Uso, Plastic Memories è sicuramente un anime che, a differenza degli evanescenti ricordi dei Giftia, sarà difficile da dimenticare.
(Originariamente pubblicato su Storie Semplici. Il titolo dell’autore potrebbe essere modificato dalla redazione)