Chico Forti torna in Italia: la vicenda assurda

Chico Forti torna in Italia: la vicenda assurda

Chico Forti era detenuto da 24 anni negli Usa accusato della morte di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale stava acquistando un Hotel.

Siamo stati tra i primissimi, nel 2009, ad occuparci del caso di Chico Forti, italiano detenuto negli Stati Uniti, condannato all’ergastolo dopo un processo veloce e sommario, per la morte di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale il velista italiano stava acquistando il Pikes Hotel.

La svolta si è avuta nel 2020, grazie all’impegno del Governo Conte I e dai buoni rapporti instaurati con l’allora presidente Trump. Oltre, ovviamente, all’abnegazione di parenti e amici che non hanno mai mollato in tutti questi anni e al lavoro dell’avvocato newyorkese Joe Tacopina, presidente della Spal, legale anche di Donald Trump.

Perché Chico Forti era detenuto in America

Come già raccontato in questo articolo e come ricorda RaiNews24, Enrico Forti – detto Chico – nacque a Trento nel 1959. E’ appassionato di sport estremi e di windsurf, è anche capo-editore di Windsurf Italia.

Con la somma vinta in un programma di Canale 5, condotto da Mike Bongiorno, si trasferisce negli Stati Uniti per intraprendere una nuova attività. Qui si sposa anche e diventa padre di tre figli.

Nel 1998 la sua vita prende una svolta drammatica: viene arrestato per l’omicidio di Dale Pike, figlio di Anthony Pike, dal quale il velista italiano stava acquistando il Pikes Hotel, una discoteca molto nota all’epoca.

A destare scandalo è il modo in cui si svolge il processo: prove circostanziali, testimonianze contrastanti, testimoni che cambiavano versione. Per la corte sono bastate alcune prove che lo collegavano al luogo del delitto e una serie di circostanze. E’ stato così condannato all’ergastolo senza la condizionale nel 2000.

Il suo caso è stato attenzionato dai media nell’ultimo decennio, soprattutto per opera del programma Mediaset Le Iene. Lo stesso che di recente ha approfondito la strage di Erba.

La svolta

Nel caso Forti è stata violata la convenzione di Strasburgo del 1983, che consente a una persona condannata in uno Stato diverso da quello di appartenenza di scontare la pena nel proprio Paese. Tuttavia, il mancato rispetto della convenzione era dovuta al fatto che la pena inflitta dal Tribunale statunitense è ergastolo senza condizionale, misura non contemplata dai nostri codici. Quindi in Italia Forti avrebbe potuto non scontare la pena comminatagli, in quanto abilitato a usufruire della libertà condizionale e di altri benefici.

Alla fine del 2020, come detto dopo un impegno importante del Governo Conte I, in particolar modo del M5S che ne ha fatto una battaglia, è stato firmato dal Governatore della Florida Ron DeSantis il trasferimento di Chico, in Italia, proprio base alla Convenzione di Strasburgo 1983. Ottenuto dal grande impegno della Farnesina. Il 27 dicembre del 2020 è stato annunciato il rimpatrio.

Il 17 novembre 2021 la Ministra Cartabia ha fornito all’Attorney General – autorità cui spetta la decisione finale sul caso previo assenso della Florida – i chiarimenti richiesti sul rispetto da parte italiana della convenzione di Strasburgo del 1983.

Il rallentamento delle operazioni di rimpatrio sono dovute anche alla resistenza di DeSantis che temeva un calo dei consensi da parte dell’opinione pubblica.

Ora la Meloni mette il cappello sulla vicenda. Ma nella metà del tempo passati dal centro-destra al governo in questi 24 anni, non è mai stato compiuto un passo. Nonostante la sbandierata amicizia con gli americani.

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