Chico Forti, chi è e perché è stato condannato all’ergastolo

Chico Forti come Sacco e Vanzetti? La Giustizia americana ha mandato al patibolo numerosi innocenti, tra cui “i nostri” Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, condannati a morte quasi un secolo fa con un’ingiusta accusa di omicidio, che in realtà aveva tanto il sapore di essere un pretesto essendo loro attivisti radicali e sindacalisti.

La storia purtroppo si ripete sempre, anche se lui per fortuna non sarà giustiziato. Parlo dell’imprenditore italiano Enrico Forti detto “Chico”, di Trento, il quale dopo un processo durato venticinque giorni, il 15 giugno 2000 è stato ritenuto colpevole di omicidio da una giuria popolare della Dade County di Miami.

Ora è detenuto dal 2000 nel penitenziario DADE CORRECTIONAL INSTITUTION della Florida.

Aiutandoci col sito a lui dedicato, ripercorriamo la sua storia tornata agli onori delle cronache in questi giorni grazie all’impegno de Le Iene sul caso [sta_anchor id=”chico”]Chico Forti[/sta_anchor].

Chico Forti chi è

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Chi è Chico Forti? Enrico Forti detto “Chico” nasce a Trento nel 1959 dove vive fino al conseguimento della maturità scientifica nel 1978. In seguito si  trasferisce a Bologna per frequentare l’Isef, l’università di educazione fisica.

Fisicamente dotato, si dedica alla pratica di parecchi sport, dedicandosi in particolare al “windsurf” e negli anni ’80 ottiene molti successi a livello mondiale. Negli anni ’90 si trasferisce a Miami in Florida, dove intraprende un’attività di film-maker e presentatore televisivo.

In seguito si dedica anche ad intermediazioni immobiliari ed è proprio svolgendo questa attività che conosce un personaggio di nome Anthony Pike, che si presenta come proprietario di un omonimo albergo sull’isola di Ibiza, in Spagna. Quest’albergo aveva goduto di una certa notorietà negli anni ’80, frequentato da parecchi personaggi del jet-set internazionale, ma in seguito ebbe un declino fallimentare.

Alla fine del 1997, Anthony Pike viaggia alla volta di Miami, ospite di un tedesco di nome Thomas Knott, che da qualche tempo soggiornava a Williams Island, in un appartamento sito proprio sotto l’abitazione di Enrico Forti. I due erano stati “compagnoni” ai tempi dorati dell’albergo di Ibiza, di cui Knott era un assiduo frequentatore.

Solo in seguito, a cose fatte, si scopriranno i veri profili di questi due personaggi.

Chico Forti perché condannato in America

chico forto foto

In primo luogo, Pike in quel periodo si trovava in estreme difficoltà finanziarie. Knott era un “intrallazzatore” condannato in Germania a sei anni di detenzione per truffe miliardarie, sparito durante un periodo di libertà vigilata e ricomparso a Miami (ospite di altri tedeschi) a Williams Island, dove svolgeva sotto falsi documenti (procuratigli da Pike) un’attività di copertura come “istruttore di tennis”.

In realtà continuava la sua “professione” di truffatore (25 accuse in poco più di sei mesi!) e l’ultima fu proprio quella tentata ai danni di Enrico Forti, convocando Anthony Pike a Miami con l’intento di vendere il citato hotel, sebbene non fosse più di sua proprietà da oltre un anno. Durante questa trattativa, compare sulla scena Dale Pike, figlio di Anthony, che in passato era stato allontanato dall’albergo di Ibiza per gravi dissapori con il padre e probabilmente anche con Thomas Knott, suo ex compagno di baldorie. Dale Pike doveva lasciare precipitosamente la Malesia, per motivi non accertati, e ricorse all’aiuto del padre, trovandosi in questo stato di necessità completamente privo di denaro.Anche Anthony Pike non aveva alcuna disponibilità finanziaria, e chiese l’aiuto di Enrico Forti con il quale era entrato in trattative per la compravendita dell’albergo. Forti fu disponibile e alla fine di gennaio 1998 pagò a Dale Pike il biglietto aereo dalla Malesia alla Spagna.

Quindici giorni più tardi, Anthony Pike telefonò nuovamente ad Enrico Forti, prospettandogli una sua visita a Miami, questa volta in compagnia del figlio Dale.

Il giorno del loro arrivo fu programmato per domenica 15 febbraio 1998.

Pike convinse nuovamente Enrico Forti ad anticipare il denaro per pagare i biglietti aerei ed anche questa volta Forti acconsentì a pagare i biglietti ad ambedue. Alcune e-mail di Dale Pike alla fidanzata Vaike Neeme, una “ragazza copertina”. L’ultima è del 14 febbraio 1998 (il giorno prima della partenza per Miami). In questa lettera Dale si dice ansioso di conoscere Chico, “il nuovo proprietario” dell’hotel di suo padre, che è anche un produttore cinematografico. Scrive “di avere con sé un progetto per fare un film e di volerglielo presentare”.

Dale si augurava che Forti lo aiutasse a realizzare questo film. Due giorni prima della partenza, Anthony fece un’ultima telefonata ad Enrico Forti, adducendo problemi personali, spostando il suo appuntamento con lui a New York per il mercoledì successivo 18 febbraio. Suo figlio Dale invece, avrebbe comunque viaggiato a Miami, da solo, la domenica 15 febbraio ed Anthony chiese a Forti di andarlo a prendere all’aeroporto per ospitarlo a casa sua.

Forti acconsentì, ma dopo il suo incontro con Dale all’aeroporto, quest’ultimo gli chiese di essere portato al parcheggio di un ristorante a Key Biscayne, dove amici di Knott lo stavano attendendo e avrebbe trascorso alcuni giorni con loro, in attesa dell’arrivo del padre.

Chico Forti quindi gli diede un passaggio fino al luogo indicato da Dale e lo lasciò al parcheggio verso le ore 19 di quella domenica. Il suo contatto con Dale Pike, mai visto né frequentato prima di quel giorno, era durato circa una mezzora.

Il giorno 16 febbraio un surfista ritrovò il cadavere di Dale Pike in un boschetto che limita una spiaggia a poca distanza dal parcheggio dove Enrico Forti lo aveva lasciato. Era stato “giustiziato” con due colpi di pistola calibro 22 alla nuca, denudato completamente ma con vicino il cartellino verde di cui viene dotato alla dogana chiunque entri negli Stati Uniti.

C’erano anche altri oggetti personali per cui fu semplice l’identificazione. La morte fu fatta risalire tra le ore 20 e 22 del giorno precedente, poco tempo dopo il suo commiato da Enrico Forti.
Fu provato che Enrico Forti alle ore 20 si trovava all’aeroporto di Fort Lauderdale. Al processo infatti venne accusato e condannato come “mandante” dell’omicidio.

Chico Forti di cosa è accusato

chico forti perché ingiustizia

Nell’immediatezza del primo arresto, Enrico Forti era stato accusato di frode, circonvenzione d’incapace e concorso in omicidio.

La giuria però fu fuorviata ed ingannata nel suo giudizio finale perché non venne mai informata che Enrico Forti in precedenza era già stato completamente assolto dalle accuse di frode e circonvenzione d’incapace. Liberato su cauzione, nei venti mesi che seguirono, era stato infatti scagionato da tutti i capi d’accusa (otto) che riguardavano la frode.

Scorrettamente invece, la frode fu usata come movente nel processo per omicidio.

Riportiamo la traduzione letterale del testo introduttivo della teoria dello stato sulla quale il PM ha fondato le sue accuse.

“La teoria dello Stato sul caso era che Enrico Forti avesse fatto uccidere Dale Pike perché Forti sapeva che Dale avrebbe interferito con i piani di Forti per acquisire dal padre demente, in modo fraudolento, il 100% di interesse di un hotel di Ibiza. Dale aveva viaggiato verso Miami dall’isola di Ibiza in modo che Forti avrebbe potuto “mostrargli il denaro” – quattro milioni di dollari richiesti per la transazione – per l’acquisto dell’albergo di suo padre. Forti semplicemente non lo aveva. Invece, Forti incontrò Dale all’aeroporto e lo condusse alla morte”.

Non c’è una sola parola di verità in queste affermazioni. Non è vero che Dale Pike, la vittima, costituiva un ostacolo per i piani di Forti di acquistare l’albergo. Non ne aveva alcun potere.

Non è vero che il padre, l’albergatore Tony Pike, era un vecchio malato e disabile, incapace di intendere e volere. Tutt’altro. A suo tempo, molte testimonianze lo consideravano un astuto e sveglio uomo d’affari. D’altronde al processo non è stato presentato alcun documento che comprovasse la sua presunta demenza, né da parte di un tribunale, né di una qualsiasi commissione medica.

Non è vero che Enrico Forti volesse appropriarsi in maniera fraudolenta del 100% dell’hotel. Anzi si è scoperto che l’albergatore tentava di vendere al Forti un hotel che da molto tempo non era più suo. Una truffa vera e propria. Anthony Pike stesso lo aveva ammesso in una deposizione rilasciata a Londra prima del processo, dicendo chiaramente che intendeva rifilare a Chico un “elefante bianco”.
Ma l’accusatore l’ha tenuto nascosto alla giuria.

Non è vero che Dale aveva viaggiato a Miami “per vedere il denaro contante”, quattro-cinque milioni di dollari, che il Forti avrebbe dovuto pagare. L’accordo di compravendita prevedeva il pagamento nell’arco di tempo di sei mesi, parte in contanti, parte in permuta di due appartamenti e parte con l’assunzione dei debiti dell’albergo con le banche. La supervalutazione di quattro-cinque milioni di dollari del valore dell’albergo è una stima del tutto inventata. A tutt’oggi il suo valore reale è meno di un terzo.

Come si vede, alla base di tutte le accuse, viene evidenziato il movente della truffa.

Invece è vero esattamente il contrario. L’albergatore tentava di vendere un albergo che da molto tempo non era più di sua proprietà. Quindi Enrico Forti era il truffato e non il truffatore ed il movente era completamente inventato ed inesistente.

Chico Forti condanna

chico forti cosa ha fatto

Dopo la conclusione dell’arringa dell’accusa, la giuria popolare si è ritirata nella camera di consiglio.

Giovedì 15 giugno 2000, ore 16 circa. Solo poche ore sono bastate ai giurati per emettere un verdetto di colpevolezza.

Incredibile ed incomprensibile la decisione della Corte nel suo pronunciamento della abnorme pena inflitta, che riportiamo nella traduzione letterale:

“La Corte non ha le prove che lei sig. Forti abbia premuto materialmente il grilletto, ma ho la sensazione, al di là di ogni dubbio, che lei sia stato l’istigatore del delitto. I suoi complici non sono stati trovati ma lo saranno un giorno e seguiranno il suo destino. Portate quest’uomo al penitenziario di Stato. Lo condanno all’ergastolo senza condizionale!”

La morte civile inflitta ad Enrico Forti in definitiva si basa solamente su una “sensazione”!

In seguito, nonostante si fosse in grado di dimostrare ampiamente che Enrico Forti era rimasto vittima di un clamoroso errore giudiziario, cinque appelli posti per la revisione del processo sono stati tutti rifiutati sistematicamente dalle varie Corti, senza motivazione né opinione.

Quali diritti sono stati negati a Chico Forti

chico forti perché condannato

Ad Enrico Forti è stato negato il diritto allo Speed Trial (processo veloce entro 20 giorni dall’arresto) per avvenuta scadenza dei termini di legge (6 mesi) dalla prima accusa all’arresto (20 mesi).

Il diritto allo Speed Trial gli è stato negato perché applicata la Regola Williams, cioè l’esistenza di una diretta connessione tra l’ottenimento di un illecito guadagno (truffa) e la consumazione dell’omicidio. Questa regola avrebbe dovuto essere revocata perché Enrico Forti era già stato assolto dall’accusa di frode in un precedente processo.

La deposizione rilasciata da Enrico Forti come testimone, durante la quale ha detto la bugia sul suo incontro con Dale Pike, avrebbe dovuto essere annullata perché coperta dai Diritti Miranda che prevedono l’assistenza di un legale durante qualsiasi deposizione rilasciata da una persona ufficialmente accusata di un crimine. Questi diritti gli furono negati anche se al momento di questa deposizione, era già il principale indiziato per l’omicidio.

L’accusatore ha anche scorrettamente ignorato un accordo pre-processuale tra le parti, detto in limine, secondo il quale la truffa non avrebbe dovuto essere usata come movente La giuria così fu intenzionalmente fuorviata nel suo giudizio finale.

In questo modo si è violata anche la regola Double Jeopardy secondo la quale, se un imputato è già stato assolto da un’accusa in un precedente processo, la stessa accusa non può essere usata in un altro processo.
Ad Enrico Forti furono negati anche i diritti previsti dalla Convenzione di Vienna. I Paesi firmatari di questa convenzione, garantiscono l’immediata assistenza legale in caso di arresto di un loro cittadino in uno Stato diverso dal proprio. E’ prevista anche l’automatica simultanea comunicazione alle autorità consolari locali del cittadino stesso.

Il Consolato Italiano venne a conoscenza del primo arresto di Enrico Forti casualmente dai giornali nove giorni dopo. Alla protesta ufficiale che ne seguì, la polizia inviò una lettera di scuse per “l’involontaria” omissione.

Perché si parla di ingiustizia

chico forti perchè si trova in america

Dopo il rifiuto, il 30 aprile 2002, della revisione di prova (un appello che è stato gestito dai procuratori stessi dello studio), un fatto incredibile è venuto per caso alla luce: Ira Loewy, difensore di Enrico Forti, mentre lavorava per questo caso, era al tempo stesso sostituto procuratore della Repubblica per lo Stato per un altro caso.
Quindi, trattasi di un chiaro conflitto di interessi.

Alla richiesta di una spiegazione per questo doppio ruolo, Ira Loewy ha dichiarato che Forti stesso l’aveva autorizzato.  Per sostenere la sua affermazione ha improvvisamente prodotto (dopo molti mesi) la fotocopia di un documento attestante tale autorizzazione, mancante di una data e senza un sigillo del tribunale.

Inoltre, sostiene Enrico Forti, con fiducia estrema, di non essere mai stato informato di questo fatto, che non aveva mai visto il documento di cui sopra e che la sua firma sia stata perfino falsata. Inoltre, anche la sua famiglia non è mai stata informata di questi fatti.

Vi è un inconfutabile dato di fatto: la copia originale di quel documento non è mai stata prodotta e mai allegata in nessuna udienza. Anzi, viene detto che l’originale sia stata inspiegabilmente persa!

Tra l’altro anche il processo è stato piuttosto strano: non sembrava un normale scontro tra un difensore e un procuratore nel quale ognuno cerca di difendere la propria tesi, ma più un incontro tra due “colleghi”.
Tra l’altro, Reid Rubin sapeva del conflitto di interessi di Ira Loewy, e sapeva anche benissimo che il documento che aveva presentato Loewy non era stato trascritto dal tribunale, e che nessuno aveva mai visto l’originale. Manca perfino negli archivi del tribunale.

Nonostante ciò Rubin ha convalidato questo documento e ha scritto testualmente nella relazione della sentenza:

“una falsa dichiarazione fatta da Forti nel disperato tentativo di favorire i suoi interessi personali, e che comunque, anche se l’originale di questo documento dovesse essere ritrovato, non sarebbe sufficiente a garantire una revisione del processo”.

Ecco a voi la Giustizia made in America.

Cosa hanno fatto autorità italiane per Chico Forti

di maio m5s

A torto o a ragione, le autorità italiane poco o nulla hanno fatto per Forti. Anche in virtù dell’assoggettamento politico-giuridico che ci genuflette agli americani fin dallo sbarco in Sicilia di quasi 70 anni fa.

Il Ministro degli esteri Frattini, una decina di anni fa, così ha risposto di fronte alle sollecitazioni pervenutegli. Pressato dopo l’assoluzione dell’americana Amanda Knox:

«L’America è una grande democrazia – conclude Frattini – e l’unico passo che non possiamo compiere è quello di un’interferenza politica e diplomatica nel sistema giudiziario di un Paese democratico che ha saputo battere con forza ogni tipo di discriminazione ed ingiustizia. L’unica possibilità che abbiamo, quindi – e che suggerisco anche a voi amici e supporter di Chico Forti – è quella di verificare se sussistano nuovi elementi a discarico non emersi e non considerati nella fase del giudizio, elementi che potranno riaprire il caso, valutare nuove prove ed accertare la sua responsabilità o meno».

Per anni il silenzio istituzionale è calato su questo caso oltreoceano. Mentre in tempi più recenti, l’attuale Ministro degli esteri Luigi Di Maio ha assunto tra i primi impegni proprio la risoluzione del caso. Nella fattispecie, di fargli scontare la pena in Italia in attesa della revisione del processo.

Il caso Chico Forti sta diventando comunque di dominio pubblico grazie ad alcune trasmissioni. Come quella radiofonica di Radio 105, Lo Zoo di 105, e Le Iene su Italia Uno.

Cosa si può fare per Chico Forti

Per convincere una corte americana a riaprire il caso ci vorrebbe una newly discovered evidence: una prova importante che modifichi radicalmente la situazione e che non poteva essere trovata al momento del processo.

Il suo attuale avvocato è Joe Tacopina, dal 6 ottobre 2015 presidente e maggiore azionista del Venezia Football Club. In precedenza era Ferdinando Imposimato, che assunse la sua difesa dopo la condanna.

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Pubblicato da Vito Andolini

Appassionato di geopolitica e politica nazionale.

2 Risposte a “Chico Forti, chi è e perché è stato condannato all’ergastolo”

  1. Non per vendetta, ma il tribunale Italiano doveva applicare lo stesso metodo al processo di Amanda Knox, invece se le cavata con poco e niente.
    Saluti e auguri

    1. Ciao, sì, non pochi sono i casi di americani che se la sono svignata una volta rimpatriati. Si parla anche di quei due ragazzi coinvolti un paio di anni fa che potrebbero rientrare.
      Purtroppo paghiamo anche una sudditanza giudiziaria.
      Auguri anche a lei

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