Bombolo, il caratterista che ispirò Hollywood

Bombolo, il caratterista che ispirò Hollywood

La storia del cinema italiano non è fatto solo di grandi attori, ma anche di caratteristi che condiscono, con il proprio talento, la sceneggiatura di un film. E talvolta finiscono loro stessi, per quanto rivestano un ruolo marginale, ad essere il vero punto di interesse di una pellicola. Soprattutto quando essa è carente dal punto di vista della sceneggiatura e della tecnica registica. Tra questi, è giusto annoverare Bombolo.

Bombolo, proprio come tanti altri caratteristi, è stato la spalla perfetta di vari attori. Su tutti, lo abbiamo visto sovente nei film aventi come protagonisti Nino D’Angelo, Enzo Cannavale e Tomas Milian. Inoltre, nel suo caso, i suoi personaggi finirono perfino per ispirare Hollywood, tempio del cinema per antonomasia.

Ripercorriamo la storia di Bombolo, giunto a fare l’attore per caso e che ci ha lasciati troppo presto.

La storia di Bombolo

Al secolo Franco Lechner, nacque a Roma il 22 maggio 1931, nel rione Ponte, centro storico della capitale.

Come riporta Wikipedia, per anni, iniziando in giovane età, esercitò l’attività di venditore ambulante come “piattarolo” – termine dialettale col quale si intende il venditore di stoviglie, tovaglie e ombrelli ai passanti – proprio nei vicoli del centro dove era originario, nella zona attigua allo storico mercato di Campo de’ Fiori.

Durante l’estate del 1975, i registi Pier Francesco Pingitore e Mario Castellacci lo notarono e lo introdussero così nel mondo del cinema, facendolo recitare proprio come caratterista. Sfruttando pertanto le sue doti innate. Sebbene, secondo la testimonianza di Pingitore, durante le riprese continuasse a fare il mestiere di ambulante. Nel 1976 esordì anche a teatro, debuttando al Bagaglino. Compagnia che, come noto, giunse anche in Tv prima sulla Rai e poi sulle reti Mediaset.

Conobbe Tomas Milian – pseudonimo di Tomás Quintín Rodríguez, attore cubano di fatto “adottato” da Roma – sul set del film Squadra antifurto, inaugurando la gag dello schiaffo che il personaggio del maresciallo Nico Giraldi gli rifilava frequentemente.

Squadra antifurto, regia di Bruno Corbucci, è il suo terzo film e lo lanciò definitivamente nel mondo del cinema, sebbene fosse ancora accreditato col suo nome anagrafico. Ma è di fatto la pellicola che gli diede definitivamente la popolarità.

E fu così che fra gli anni settanta e ottanta partecipò come caratterista a decine di film diretti soprattutto proprio dai registi che lo scoprirono: Bruno Corbucci e Pier Francesco Pingitore.

Nel 1983 rivelò durante la trasmissione Domenica in perché scelse come nome d’arte Bombolo: poiché questo era stato da sempre il suo soprannome ispirato alla canzone omonima del 1932, scritta e musicata da Marf e Vittorio Mascheroni per irridere, come fecero tante altre, il Duce a colpi di metafore. Al fine di aggirare la censura fascista. Famosa soprattutto per il verso:

Era alto così, era grosso così, lo chiamavan Bombolo

Bombolo come è morto

Il suo ultimo film fu Giuro che ti amo (1986), insieme a Nino D’Angelo, nel quale appariva visibilmente dimagrito, segnato da un attacco di meningite acuta avuto pochi mesi prima. Bombolo finì anche in coma e si riprese solo parzialmente.

Successivamente, il subentrare di un male incurabile agli inizi del 1987 lo portò a un nuovo ricovero ospedaliero e gli diede il colpo di grazia, costringendolo al ritiro definitivo.

La sua ultima apparizione in scena fu sul palco del Salone Margherita con la compagnia del Bagaglino, l’8 maggio 1987. Fisicamente provato, fu perfino aiutato a salire sul palcoscenico. Morì poco dopo, il 21 agosto 1987, all’ospedale Forlanini di Roma. Aveva 56 anni, colto da un arresto cardiaco. Riposa nel cimitero Flaminio a Roma, e l’epitaffio sulla sua tomba riporta “Ciao Bombolo Core de Roma“.

Tomas Milian partecipò in disparte al suo funerale, tenutosi tre giorni, nella parrocchia di Santa Maria in Vallicella, nascondendosi dietro una colonna affinché nessuno lo notasse. Tuttavia, quando il feretro passò davanti a lui, gli diede un affettuoso buffetto, in ricordo di tutti gli schiaffoni che gli dava sul set e che tanto hanno fatto ridere il pubblico.

Il personaggio di Bombolo arrivò a Hollywood

Il personaggio di Bombolo era basato sulla fisicità, sulla mimica facciale e sull’utilizzo dell’onomatopea, ovvero il suo famoso “Tze-tze!”. Ma anche sul turpiloquio e sul dialetto tipico romanesco.

Il ruolo che ha interpretato maggiormente è stato quello di Venticello, ladruncolo ma al contempo informatore della polizia. Lo ritroviamo, infatti, in nove degli undici film della serie poliziesca dell’ispettore Nico Giraldi, interpretato a sua volta dal succitato Tomas Milian.

Divenne così uno degli attori più famosi del cinema di genere italiano degli anni settanta e ottanta, anche oltreoceano. Infatti, il grande regista Quentin Tarantino affermò di essersi ispirato a lui per i personaggi italiani del film Bastardi senza gloria. Mentre l’attore Eli Roth ammise che per interpretare il personaggio che parla italiano nel film Bastardi senza gloria, non aveva avuto troppe difficoltà in quanto:

sono cresciuto ad una scuola speciale: la scuola di Bombolo” e che aveva “studiato i più grandi attori della storia del cinema italiano, tra cui appunto Bombolo, Alvaro Vitali, Lino Banfi, Lando Buzzanca

Nella stessa intervista, salutò il pubblico italiano con un “Viva Bombolo!“.

Nel 2005 il personaggio di er Monnezza tornò al cinema interpretato da Claudio Amendola, con il film Il ritorno del Monnezza, per la regia di Carlo Vanzina. Orbene, i personaggi di Tramezzino e di Franchino sono proprio i figli di Bombolo. Il primo è interpretato da Enzo Salvi, mentre il secondo dal comico Andrea Perroni, il quale imita egregiamente la voce e le battute tipiche dell’attore romano.

Tuttavia, il film non ebbe particolare successo, anche per l’inevitabile confronto con l’originale. Lo stesso Milian ammise:

Qualcuno, indegnamente, ha rovinato quello che ho costruito negli anni. Non ho visto il film, ma poiché si trattava del mio personaggio avrebbe dovuto informarmi

Nel film Tutta la vita davanti (2008) di Paolo Virzì, sulla precarietà del mondo del lavoro, viene inquadrata un’immaginaria via di Roma intitolata proprio a Franco Lechner.

Gli fu anche dedicato un episodio nel programma di Pier Francesco Pingitore, Che fai… ridi?, del 1984. Dove si parla della sua storia, dal titolo “Bombolo – Il comico preso dall’osteria“.

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