I bombi come l’uomo: possono apprendere abilità complesse

I bombi come l’uomo: possono apprendere abilità complesse

Recenti esperimenti sembrano dimostrare che anche gli insetti accumulano conoscenze, sviluppando comportamenti sempre più complessi

Una delle caratteristiche che nella sua storia l’umanità ha dimostrato di non possedere in grandi quantità è sicuramente l’umiltà: dal sentirsi il centro dell’universo col sistema geocentrico al porsi in cima alla scala evolutiva, gli esempi di presunzione più o meno giustificata sono numerosi.

A proposito del rapporto tra l’essere umano e gli altri animali, uno dei cardini della superiorità del primo è tradizionalmente stato la presenza di cultura cumulativa, cioè il graduale accumulo di conoscenze e abilità da una generazione all’altra, che ha consentito lo sviluppo di caratteristiche comportamentali sempre più complesse.

In particolare, si tratta di capacità che un singolo individuo non sarebbe in grado di acquisire da solo partendo da zero, neanche in una vita intera, come è il caso delle conoscenze mediche e del loro progresso nel corso dei secoli.

Mentre numerose prove stanno via via scardinando questa presunta esclusiva degli esseri umani, recenti esperimenti effettuati da ricercatrici inglesi sembrerebbero dimostrare che persino invertebrati come i bombi siano in grado di apprendere abilità complesse grazie all’interazione sociale, mostrando segni della presenza di elementi chiave della cultura cumulativa.

I primi passi, le prime difficoltà

La storia di questi fondamentali impollinatori inizia a prendere forma un anno fa, grazie agli studi di un gruppo diretto dai biologi e scienziati comportamentali Alice D. Bridges e Lars Chittka, entrambi affiliati alla Queen Mary University (Londra).

Le ricercatrici, infatti, sembrano dare prova che i bombi siano in grado di mostrare ad altri esemplari come aprire una “puzzle-box” azionata da una leva, in modo da raggiungere una ricompensa zuccherina.

Per di più, gli insetti paiono preferire la soluzione mostrata loro da un compagno, piuttosto che una scoperta indipendentemente, come se si stesse creando una sorta di tendenza culturale all’interno della colonia.

Ma il gruppo non si ritiene ancora soddisfatto, così Bridges e Chittka assemblano una squadra in parte diversa e iniziano la seconda parte dell’esperimento: sfidare i bombi ad aprire (e comunicare la relativa soluzione) uno scrigno protetto da non una, ma due leve da azionare in sequenza per raggiungere la ricompensa.

Purtroppo arriva la proverbiale doccia fredda: nonostante due settimane di sforzi e tentativi, nessun esemplare di ben tre colonie diverse risulta essere in grado di risolvere il puzzle, che viene considerato talmente difficile dagli insetti che nemmeno dopo che viene mostrata loro la soluzione essi si sentono invogliati a replicarla.

I bombi maestri di complessità

A questo punto, le ricercatrici si vedono costrette a inserire un premio intermedio temporaneo, dopo l’azionamento della prima leva, finché i bombi non riescono a capire da soli il funzionamento dell’intero meccanismo.

Ed è a questo punto che avviene la “magia”: alcuni esemplari non allenati vengono fatti assistere a una dimostrazione da parte di un compagno che aveva precedentemente superato il test e subito dopo dimostrano di essere in grado di eseguire anch’essi l’intero processo senza aiuto, né ricompense intermedie!

Il risultato, di per sé eccezionale, potrebbe anche fare strada all’affascinante possibilità che alcuni comportamenti sociali complessi di altri insetti (come, per restare in tema, la particolare architettura dei nidi di api e vespe o le abitudini agricole di afidi e formiche coltivatrici di funghi) sarebbero derivati da geniali esempi individuali, in seguito incorporati nelle tradizioni culturali della specie.

A onor del vero, bisogna dire che restano alcune voci discordanti sulla validità degli esperimenti, come quella della biologa evoluzionista Elisa Bandini dell’Università di Zurigo, che considera i test non sufficientemente complessi da dimostrare in maniera definitiva la necessità di interazione sociale.

Ma una cosa è certa: più la ricerca in merito fa progressi, meno l’essere umano pare essere giustificato nella sua presunzione di unicità nella capacità di apprendimento di attività complesse, con i piccoli bombi a costringerci a un salutare bagno di umiltà.

(Originariamente pubblicato su Storie Semplici. Il titolo dell’autore potrebbe essere modificato dalla redazione)

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Pubblicato da Girolamo Castaldo

I miei interessi principali sono scacchi, sci, anime, manga, videogiochi, musica e (astro)fisica. Storie Semplici: http://storiesemplici.substack.com

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