Maria De Filippi ha inondato il primo pomeriggio su Canale 5 di tronisti ed oche giulive pronte a contenderseli. Di recente, pure anziani e omosessuali. Mentre il sabato sera di storie strappalacrime, dove le storie d’amore o i sentimenti familiari, sono appesi alla cera lacca di una busta. E cosa dire poi dei tanti ragazzi che sperano di sfondare nel mondo dello spettacolo. Facendo la fortuna di scuole di danza o canto, che hanno visto di nuovo aumentare il numero di iscritti ai corsi. Perché più che il talento conta il coraggio. Il voler essere dilettanti allo sbaraglio. Essere personaggi più che persone.
Paolo Bonolis fa del trash la sua forza. Con Quiz e programmi di intrattenimento fatti di personaggi bislacchi che ora rasentano, ora toccano a piene mani il ridicolo. Gente che pur di passare qualche minuto o ora da protagonista, si fanno tranquillamente ridicolizzare dal pur bravo e spigliato conduttore. Che con Luca Laurenti forma ormai da un ventennio e passa una affiatata coppia. Che qualcuno già da tempo ha paragonato a Totò e Peppino.
E cosa dire poi di lei Barbara D’urso. Da qualche anno sulla cresta dell’onda, che col suo Pomeriggio 5 in settimana e Domenica Liva la domenica, trasforma in oro tutto ciò che tocca. Anche da lei passano personaggi che si fanno tranquillamente mettere alla gogna mediatica. Il tutto per un po’ di visibilità e celebrità da ritrovare o da conquistare. Anche la tizia “della pelliccetta” ha finito per diventare una diva, chiamata pure per fare promozioni in negozi o serate in locali.
Ma qual è il motivo del successo di Barbara D’Urso?
Il segreto del successo di Barbara D’Urso
Da mass-mediologo ho il dovere di analizzare anche programmi come quelli impostati da Barbara D’Urso. Capace di polverizzare un programma storico come Domenica in o La vita in diretta su Raiuno. Non a caso, la D’Urso tornerà a condurre Il Grande Fratello, ormai in calo di appeal tanto che hanno dovuto metterci in casa dei Vip. Facendo così perdere la ragion d’essere di quel programma (come dissi qui).
Il segreto del successo dei programmi di Barbara D’Urso sta nella sua capacità di aver estremizzato il format dell’infoteinement. Ossia, dei programmi che informano intrattenendo. Dà spazio un po’ a tutto: dalla cronaca al gossip, dalle storie drammatiche a quelle divertenti. La dinamicità dei suoi programmi attrae il pubblico e non lo stanca.
Lo tiene costantemente sugli attenti. Anche il modo in cui vengono confezionati i servizi, impegnati di clamore, anche quando si tratta di futile gossip. Parole come “choc” ed “esclusivo” sono utilizzate sempre.
L’errore che invece compiono i succitati programmi Rai è che i presentatori tanno mezz’ora e passa su una intervista di un caso delicato o su avvenimento, finendo per stancare ed annoiare il pubblico a casa. Questo è un modo di fare Tv che andava bene fino a dieci anni fa. Ma con il propagarsi del web, dei Social, delle app sugli smartphone, la velocità e la dinamicità sono diventati d’obbligo. Dettano legge.
La D’Urso ha fatto poi proprie delle battaglie, come la lotta ai furti negli appartamenti o contro i maltrattamenti di anziani e bambini. Si è aizzata a paladina di anziani, minorenni e diversamente abili. E la gente la segue e la sostiene. Al punto che quasi si rivolge prima alla sua trasmissione e poi alle forze dell’ordine. Ha capito quali sono gli argomenti che interessano alle persone, le loro preoccupazioni, le loro ansie quotidiane. E ne ha fatto televisione.
Un po’ come a Rete 4 fa Dalla vostra parte. Dove vari ospiti si scannano tra loro, con collegamenti in zone nevralgiche del problema. Mediaset sta puntando da tempo su questo tipo di trasmissioni inchiesta (all’inizio erano Striscia la notizia e Le iene) e sta battendo sistematicamente la concorrenza.
Barbara D’Urso ha fatte proprie queste armi, ma le ha anche plasmate creando un suo marchio di fabbrica. Sa cosa vuole la gente e come le vuole vedere. Un occhio all’attualità e uno al divertimento. Uno strabismo culturale dominante, che però ci sta facendo sbattere contro un surrealismo che influenza il nostro modo di vedere la realtà.
Ma tant’è. La morte di Fabrizio Frizzi, forse, è una metafora della Tv di oggi.