Fabrizio Frizzi, l’ipocrisia della Rai che lo ha maltrattato da vivo

Fabrizio Frizzi, l’ipocrisia della Rai che lo ha maltrattato da vivo

Ieri nella Chiesa degli artisti di Roma, colleghi della Tv, artisti di altre categorie e 10mila persone comuni, hanno dato il loro ultimo saluto a Fabrizio Frizzi. Stroncato da un’emorragia celebrale lunedì alle 4 di mattina. Fabrizio Frizzi aveva un tumore al cervello, di cui l’ischemia dello scorso ottobre era stata solo una terribile avvisaglia. Ma aveva ancora tanta voglia di combattere, per la giovane moglie Carlotta e la figlioletta di soli 5 anni.

Fabrizio Frizzi ci lascia a 60 anni, che nessuno gli avrebbe dato. In questi tre giorni sono stati una pioggia inarrestabile le dediche a mezzo Social. Perché Fabrizio Frizzi era uno che non si poteva odiare. Sincero, umile, professionale. Faceva tanta beneficenza senza mai ostentarlo. Anzi. Gli amici gli rimproveravano il fatto che esagerasse pure. Frizzi lascia un vuoto difficile da colmare in una Tv sempre più volgare, urlata, costruita. Lui era sincero, trasparente, pulito.

E il pubblico lo sapeva, basta guardare le immagini delle 10mila persone accorse al suo capezzale per un ultimo saluto. Così come i tanti colleghi che gli hanno dedicato un ricordo, anche quanti lavoravano a Mediaset e gli facevano pure la concorrenza. Come Paolo Bonolis e Jerry Scotti. Un avversario troppo leale, al quale era impossibile commettergli una scorrettezza.

La Rai ha sospeso molti programmi nella giornata di lunedì e per tre giorni gli ha dedicato ampio spazio. Anche la D’Urso lo ha fatto, malgrado fosse di Canale 5. Per un periodo la Mediaset lo ha anche corteggiato, ma lui è rimasto sempre fedele alla Rai. Quella Rai che oggi lo omaggia, ma che da vivo non ha mancato di umiliarlo ed emarginarlo. Come ha ricordato anche il suo amico [sta_anchor id=”frizzi”]Pupo[/sta_anchor].

Quando la Rai maltrattava Fabrizio Frizzi

Come riporta Libero, nel 2000, per esempio, l’ allora direttore generale Rai Pier Luigi Celli annunciò di vergognarsi del programma Per tutta la vita di Frizzi e Romina Power, show abbastanza vaporoso in cui due coppie di promessi sposi si sfidavano per vincere viaggi ai Caraibi. In effetti era paradossale, pensai io all’epoca, che un programma del genere lo conducessero due separati.

Di tutta risposta Fabrizio, si chiuse in un rispettoso silenzio e, nello stesso anno, di nascosto, donò il midollo osseo a Valeria Favorito, una ragazza di Erice, salvandole la vita:

«All’epoca il mio midollo risultò compatibile con quello di una bimba le cui condizioni erano preoccupanti. Sei anni dopo, la più bella sorpresa della mia vita. Ero ancora al timone della partita del cuore, stava finendo la diretta e già scorrevano i titoli di coda, quando una ragazzina mi corse incontro per abbracciarmi. Capii subito che si trattava di Valeria, la bimba alla quale avevo donato il midollo e che era venuta a salutarmi dicendomi di essere la mia sorellina».

Quello fu l’ unico periodo della sua vita in cui «si ruppe la complicità» con viale Mazzini. Nel ’92 fu tentato di passare a Mediaset dalla sirene berlusconiane, come fece l’ allora consorte Rita Dalla Chiesa.

Ma Frizzi si riempì le orecchie, omericamente, della cera dell’ orgoglio della tv di Stato. Era talmente limpido, grato e accomodante da essere visceralmente legato a quella Rai che, chez Michele Guardì, ne aveva illuminato la stella.

Anche quando, ad anni alterni, gli stessi dirigenti Rai lo trattavano come una colf filippina senza permesso di soggiorno. Eppure Frizzi è stato, con Pippo Baudo, il conduttore record delle presenze in video. Lo scritturavano come i vecchi e collaudati capocomici dell’ avanspettacolo per sperimentare format nuovi, soprattutto nelle mattine, nei preserali e nei sabati sera. E Fabrizio, che si chiamassero Europa Europa, Scommettiamo che, Miss Italia, Cominciamo bene, I Fatti vostri, Luna Park (i suoi colloqui con la Zingara diedero la stura a esilaranti parodie) prendeva quei programmi sottobraccio e li accompagnava, inesorabilmente, alla scala dell’ audience. Arrivò a toccare, col disincanto dei poeti e dei puri, punte di 10/12 milioni di spettatori.

Poi, i dirigenti di nuova turnazione appena insediati lo rimettevano di nuovo in un cantuccio relegandolo «ad una perenne ansia di conferma. Quando sei in disgrazia le giornate ti sembrano interminabili, il nostro è un lavoro precario…», sospirava. Sicchè Frizzi, senatore del video, era costretto sempre a ricominciare da capo. L’amica di una vita Milly Carlucci lo ospita tra i provetti ballerini di Ballando con le stelle, nella prima edizione 2005. Nel 2007 tornò imbattibile («Mi hanno ridato i gradi», sorrideva) con I soliti ignoti, il giochino delle identità nascoste che si dipanava sul suo faccione e sulle note dei telefilm di Ellery Queen.

Fabrizio usò I soliti ignoti per riverniciare l’ access time di un canale decrepito, Raiuno, con pennellate deliziosamente pop. Era merito suo se più guardavi il programma e più ti avvolgeva. Il mantra di Frizzi era lo stesso dei grandi maestri alla Luciano Rispoli: «Sono della scuola che se entri in casa d’ altri lo devi fare in punta di piedi…».

Poi di nuovo l’oblio per qualche anno. Fino a che Carlo Conti gli cedette il programma del pre-serale L’Eredità, nel 2014. Frizzi, che non era uno orgoglioso, accettò di buon grado. E non lo prese come un contentino o il regalo di chi di lavoro ne ha in abbondanza. Perchè quello di presentare era il suo lavoro.

Mai un riconoscimento artistico da parte della Rai. Frizzi è stato trattato da quella Matrigna, più che mamma, Rai, come un attaccante titolare sempre messo in discussione. E sovente messo pure in panchina. Malgrado segnasse sempre molto (metaforicamente, in termini di audience). Un Roberto Baggio della televisione insomma. Un fuoriclasse spesso umiliato e bistrattato.

Per tutta la vita, il programma che incrinò il rapporto tra Frizzi e la Rai

Sempre Libero ricorda come nel 2000 l’allora direttore generale Pier Luigi Celli disse, letteralmente, di vergognarsi di alcuni programmi, tra cui Per tutta la vita di Frizzi e Romina Power, un (innocente) show in cui due coppie di promessi sposi si sfidavano per vincere un viaggio di 2 settimane ai Caraibi. Roba all’acqua di rose, oggi. Ma allora, per Celli, una macchia per la tv pubblica e per la carriera di Frizzi. Che così ricordava quel periodo:

“Dopo un amore sano e corrisposto, la frattura non si è ricomposta – ammise Frizzi a quel riguardo -. Dopo di allora nulla è stato più come prima. Se arrivasse una bella proposta da un’altra rete, pubblica o privata, accetterei. Nel ’92 arrivò un’offerta da Mediaset, ma dissi: Non sono pronto. Sentivo l’appartenenza alla Rai. Ora quel Frizzi non esiste più. Da quel 3 giugno del 2000 per me si è rotta la complicità, non mi sono sentito più indispensabile”.

Sono seguiti anni di dimenticatoio:

“Quando sei in disgrazia le giornate sembrano interminabili. A un certo punto nemmeno il mio carattere, prevalentemente ottimista, mi sosteneva più. Io ho molte più debolezze, molti più difetti di quanto sembri. Il fatto è che quando scegli di fare l’artista, scegli un lavoro precario. Vivi in perenne compagnia di un’ansia di conferma. È una regola del gioco anche questa: né buona né cattiva. Una regola e basta”.

Pupo rivela il malessere di Frizzi per come trattato dalla Rai

Come riporta La Repubblica, in questi giorni di ricordi e malinconia, si è anche elevata una voce fuori dal coro puntando il dito contro “gli ipocriti che lo angosciavano”. È quella di Pupo che si trova in Canada per due concerti quando riceve la notizia della morte dell’amico con cui ha condiviso molte avventure professionali e Partite del Cuore. “L’ho saputo proprio nel teatro dove ero stato due anni fa con Fabrizio – racconta l’artista, appena rientrato nella sua Toscana – e mi è dispiaciuto molto“.

Nel frattempo il suo sfogo sui social è diventato virale:

“Soltanto due anni fa, eravamo insieme qua, alle cascate del Niagara – ha scritto ieri sulle sue pagine ufficiali Twitter e Facebook -. Abbiamo condiviso momenti professionali meravigliosi e altri, privati, in cui mi raccontavi le tue sofferenze e le angosce che gli ipocriti che oggi ti rimpiangono, ti avevano causato. Non ho parole fratello”.

Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, non rinnega nulla di quanto ha scritto a caldo.

“Ho una concezione della vita e della morte molto cinica – spiega – sono un uomo assolutamente privo di ipocrisie e formalismi. Non partecipo mai ai funerali, e non voglio neanche che qualcuno venga al mio. Dico semplicemente quello che penso – ribadisce – e mi vergognerei se fossi qualcuno che gli ha causato angosce oggi lo rimpiange”.

“Sono una persona leale ma con mille difetti – prosegue l’artista – Fabrizio era un uomo onesto e leale ma aveva un difetto: teneva tutto dentro. Io riesco a mandare a quel paese chiunque tu sia, lui non ci riusciva, teneva tutto per sé e mi invidiava per questo”. Pupo non si preoccupa dei commenti, tutti solidali, e di chi chiede i nomi di chi avrebbe fatto del male a Frizzi: “Non farò mai i nomi, non è quello che voglio, è gente che è ancora lì – sottolinea – Fabrizio non ha mai parlato male di nessuno, ma con me si è confidato in diverse occasioni, come la settimana che abbiamo passato insieme due anni fa in Canada. Lui amava la Rai, per lui era tutto, ma la Rai è fatta da gente passeggera, fa tutto in funzione dell’azienda e non degli artisti”.

“Bibi Ballandi era un grande produttore – prosegue Ghinazzi, ricordando il produttore televisivo scomparso il 15 febbraio scorso – perché curava il rapporto con gli artisti, li coccolava. Alla Rai queste cose non le fa nessuno, perché chi decide oggi c’è e domani non c’è più, e chi lega la propria carriera alla Rai deve fare i conti con questo”.

“Un amore vero Fabrizio ce l’aveva – conclude Pupo – era quello per la gente. Voleva bene alla gente e la gente voleva bene a lui. Appena tornato a casa ho trovato mia mamma distrutta, mi ha detto: ‘Ho pianto per lui come se fosse morto il mio figliolo’. Mi sarei dovuto offendere ma trattandosi di Fabrizio no”.

L’attacco dei Vegani contro Frizzi

L’orrore misto all’ignoranza e all’idiozia è emerso prepotente dopo la morte di Fabrizio Frizzi su pagine e profili Facebook di ultra-animalisti, vegani ortodossi e seguaci delle varie pseudomedicine alternative.

Sempre Libero riporta come Frizzi sia stato preso di mira perché testimonial storico della fondazione Telethon, da tempo sul libro nero di un gruppo variegato di invasati perché accusata di finanziare la ricerca scientifica che fa uso di esperimenti sugli animali.

Poche ore dopo la morte di Frizzi, come ha riportato puntualmente Nextquotidiano, dai profili degli esagitati antispecisti è partita una pioggia di insulti contro il conduttore, a cominciare da chi, come tale Monica Monti ha scritto un post pubblico per spiegare al mondo che in qualche modo Frizzi se l’è andata a cercare:

“Scusate – scrive in un post tutto maiuscolo – ma non posso avere pena per chi ha condotto Telethon! Probabilmente non conoscete i stabulari… mi dispiace ma è un mio limite… esiste il karma”.

C’è chi si spinge anche a ironizzare sulla morte di Frizzi e su come Telethon non abbia potuto salvarlo, ringraziandolo poi con sarcasmo per “aver contribuito alla sofferenza atroce che hanno e continuano a vivere gli animali di laboratorio“.

E non manca chi ne approfitta per fare propaganda alla propria pseudodisciplina, come gli adepti della Nuova medicina germanica, che segue i deliri del medico radiato Ryke Geerd Hamer. Sulla base delle sue farneticazioni, i tumori cerebrali non esisterebbero, per cui la morte di Frizzi sarebbe da attribuire a una “flebo di liquidi”, insomma un errore dei medici.

Fabrizio Frizzi come doppiatore

Come ricorda Coming soon, Frizzi è stato anche la voce per il doppiaggio di Woody, il giocattolo cowboy in Toy Story, che da noi arrivò nella primavera del 1996, con le voci sue e di Massimo Dapporto come doppiatore di Buzz Lightyear.

Frizzi sarebbe poi tornato a doppiare Woody non soltanto nei due seguiti Toy Story 2- Woody e Buzz alla riscossa (1999) e Toy Story 3 – La grande fuga (2010), ma anche in diversi corti (Vacanze hawaiiane, Buzz a sorpresa, Non c’è festa senza Rex) e due special più corposi di una ventina di minuti ciascuno, Toy Story of Terror (2013) e Toy Story – Tutto un altro mondo (2014).

Peraltro, Frizzi lascia un vuoto anche qui, dato che Toy Story 4, diretto da Josh Cooley, arriverà nelle sale durante l’estate del 2019 e sarà necessaria una nuova voce. Non è la prima volta che accade in tempi recenti: Tonino Accolla (la voce di Homer Simpson), allora gravemente malato poco prima della morte, non raccolse il ruolo del mitico Mike Wazowski in Monsters University (2013), portando a un recasting esteso anche a Sully.

Ma se questa è una esperienza che molti conoscono, in pochi sanno che Frizzi ha anche doppiato un personaggio nei Simpson. Ha infatti dato la voce al personaggio di John Wilkes Booth nella venticinquestima stagione de I Simpson, nell’episodio Amica a pagamento.

E c’è chi avanza l’ipotesi che potrebbe diventare Santo. Ne abbiamo parlato qui.

Ascolta l’articolo

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Valeria Marano

Appassionata di Gossip e curiosità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.