La banca centrale europea aumenta ancora i tassi d’interesse portandoli al 4,5%. Una scelta bocciata persino dal Financial Times, prestigiosa rivista economica americana, che la ritiene dannosa in una economia dell’eurozona già in recessione per gli eventi sanitari e geopolitici degli ultimi 3 anni.
Si tratta di una scelta che può portare alla distruzione della domanda interna per contenere l’inflazione, ancor di più in virtù del fatto che quest’ultima non sia dovuta ad eccesso di domanda. La BCE si conferma ancora una volta governata da burocrati lontani dalla vita reale delle persone.
Bce aumenta ancora i tassi di interesse: le conseguenze
Come sottolinea con un tweet Giorgio Cremaschi, sindacalista italiano largamente apprezzato per la sua schiettezza e obiettività, i tanti effetti negativi dell’aumento dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea sono:
- ulteriori profitti per le banche, non tassati (la Meloni ha tassato gli extraprofitti, peraltro annacquando le intenzioni iniziali);
- aumento di disoccupazione;
- riduzione del potere di acquisto dei salari, danni alla sanità e alla qualità dei già decadenti servizi pubblici.
Il tutto, ovviamente, senza dimenticare l’ulteriore aumento dei mutui che renderà sempre più difficile pagare le rate per chi ne ha già acceso uno o di accenderne di nuovi anche in presenza di un lavoro a tempo indeterminato. Così come sarà ancora più difficile chiedere denaro in prestito.