Putin vuole riprendersi l’Alaska? Come stanno le cose

Putin vuole riprendersi l’Alaska? Come stanno le cose

Storia dell’Alaska

In queste ore sta girando insistentemente la notizia che la Russia di Putin vorrebbe riprendersi l’Alaska dagli Usa. Tra i primi siti internazionali a lanciare la notizia troviamo Newsweek e i giornaloni italiani l’hanno rimbalzata parlando di nuova minaccia di Putin. Ma è davvero così?

Ricordiamo che l’Alaska faceva parte della Russia fino a quando gli Stati Uniti non la acquistarono il 30 marzo 1867, per $ 7,2 milioni, come stabilito dal Library of Congress. Molti furono però scettici con quanto fatto dall’allora segretario di Stato William H. Seward, definendo ironicamente l’accordo come “la follia di Seward” o “la ghiacciaia di Seward“.

Tuttavia, le critiche si attenuarono quando l’Alaska si trasformò in una terra di conquista sull’onda della febbre dell’oro, che travolse l’America alla fine dell’800. In particolare la zona del Klondike.

Occorreranno però altri 50 anni, quindi quasi un secolo dall’accordo, affinché L’Alaska diventasse uno Stato americano in tutto e per tutto. A partire cioè dal gennaio 1959, lo stesso anno in cui anche le Hawaii ottennero il riconoscimento come stato americano.

Geograficamente però la Russia e l’Alaska sono vicinissime: la Big Diomede Island in Russia e la Little Diomede Island in Alaska sono separate da meno di tre miglia di distanza, da una striscia di mare chiamata Stretto di Bering. Mentre l’Alaska continentale e la Russia si trovano a 55 miglia di distanza nel punto più vicino tra la penisola di Seward in Alaska e la penisola di Chukotka in Russia.

Ad onor del vero, l’impero russo non si curò mai particolarmente dell’Alaska, ma la colonizzò solo marginalmente. Occupandosi soprattutto, come riporta Wikipedia, della caccia alle lontre, alle foche e ad altri animali da pelliccia. La regione rimase di fatto emarginata dalla vita politica ed economica dell’Impero russo: i russi che si trasferivano in Alaska preferiva poi tornare in Russia dopo essersi arricchita.

In Alaska, peraltro, la Russia si scontrava con gli interessi delle due potenze che colonizzarono le americhe: Gran Bretagna e Spagna. Tentarono anche di andare più a sud, verso la California, ma arrestarono le loro mire espansionistiche. Non mancavano poi scontri con i nativi americani.

Russia di Putin vuole riprendersi l’Alaska?

Tutto è partito da una dichiarazione sibillina di Vyacheslav Volodin, alleato del presidente russo Vladimir Putin e presidente della Duma di Stato. Il quale mercoledì scorso, nell’ambito di un incontro con funzionari russi, ha detto:

Quando [i legislatori statunitensi] tentano di appropriarsi dei nostri beni all’estero, dovrebbero essere consapevoli che abbiamo anche qualcosa da rivendicare

Non c’è però alcun riferimento all’Alaska, che peraltro è stata venduta con tanto di documento. Dunque, salvo prova contraria, per ora si tratta solo di pura speculazione giornalistica e di un’ulteriore aggiunta di carbone al fuoco anti-putiniano.

Certo, qualche riferimento in più può arrivare da quanto dichiarato da Oleg Matveychev, un membro della Duma ad una televisione di stato russa all’inizio di quest’anno. Quando cioè la guerra in Ucraina non era ancora iniziata.

In quella occasione Matveychev disse:

la Russia dovrebbe cercare il ritorno di tutte le proprietà russe, quelle dell’impero russo, dell’Unione Sovietica e dell’attuale Russia, che è stata sequestrata negli Stati Uniti, e così via

Il governatore dell’Alaska Mike Dunleavy gli rispose con un tweet:

Buona fortuna! Non se abbiamo qualcosa da dire al riguardo. Abbiamo centinaia di migliaia di alaskani armati e membri militari che la vedranno diversamente

Si tratta, almeno per ora, di invettive di singoli parlamentari contro uno stato storicamente avverso, paragonabili a quelle dei parlamentari di Fratelli d’Italia contro la Francia. Ma nessuno grida alla guerra. E, ad onor del vero, ad essersi espansa fino ad oggi è proprio l’America ai danni della Russia.

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