The Guardian ha licenziato Steve Bell, storico vignettista del giornale per un disegno su Netanyahu considerato antisemita.
Non siamo dinanzi alla strage cui fu vittima una decina di anni fa la redazione francese di Charlie Hebdo per opera di fondamentalisti islamici dopo una vignetta su Maometto. Tuttavia, con le dovute proporzioni, il senso è lo stesso. Dopo 40 anni di onorato servizio, il prestigioso quotidiano britannico The Guardian, ha licenziato il vignettista Steve Bell, 72 anni, per una caricatura del premier israeliano Benyamin Netanyahu.
Ad annunciarlo è stato lo stesso fumettista che amareggiato ha raccontato che il giornale lo ha cacciato per un “falso” sospetto di “antisemitismo”. Il Guardian si è difeso affermando che non si è trattato di un licenziamento per quelle ragioni, bensì di un semplice avvicendamento essendo scaduto il contratto.
Certo, la coincidenza temporale è troppa. Inoltre, alla luce di quanto sta accadendo ai danni di Moni Ovadia e di Patrick Zaki, giusto per citare qualche esempio, i dubbi sono forti che si tratti solo di una semplice scadenza di contratto.
La vignetta su Netanyau causa del licenziamento
La vignetta di Bell sul Guardian ritrae Netanyahu mentre si disegna sul ventre una mappa di Gaza, usando un bisturi e indossando i guantoni da boxe. Sopra il capo una didascalia in cui “Bibi” intima ai residenti della Striscia di andarsene “ora”: formula, questa, che richiama il “fuori i secondi” del pugilato.
Steve Bell has this cartoon pulled by the Guardian tonight. pic.twitter.com/kUx4IlP9Om
— Political Cartoon (@Cartoon4sale) October 9, 2023
La vignetta ha già suscitato polemiche in parlamento, nelle fila dei Tories. Qualcuno ha interpretato i lineamenti di Netanyahu, a iniziare dal naso, come un riferimento a Shylock, l’usuraio ebreo del Mercante di Venezia di William Shakespeare spesso considerato come uno stereotipo antisemita
Bell ha invece specificato di essersi ispirato a una vignetta del disegnatore americano David Levine, il quale nel 1966 prese di mira l’allora presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson che indicava una cicatrice sul corpo a forma di Vietnam al tempo della guerra in quel Paese. Bell, sopra ai crediti dell’artista, nella sua vignetta aveva aggiunto parole “After David Levine”.
Nemmeno in Italia, dove la libertà di informazione è sempre stata un’optional, si è mai arrivati a un licenziamento per una vignetta, al massimo qualche querela. Perfino quando toccavano personaggi potenti come Andreotti o Craxi.
Qui abbiamo parlato del caso di Moni Ovadia.
Fonte: Il fatto quotidiano