Il tanto atteso vertice in Alaska tra Vladimir Putin e Donald Trump si è finalmente tenuto ieri sera (ora italiana). Esclusi dunque i vertici europei, così come quelli ucraini. Segno che alla fine non contano nulla. Così come non si sono scelti paesi terzi, come per esempio la Turchia di Erdogan, come si è ipotizzato per diverso tempo (più che altro era un desiderio del presidente turco).
Il paese un tempo russo e ora americano ha fornito dunque una splendida cornice, per una sceneggiata in favore di telecamere: entrambi i presidenti giunti sui rispettivi aerei, con Trump che ha atteso Putin finendo perfino per sciogliersi in un applauso mentre il presidente russo lo raggiungeva su tanto di red carpet. Un vero e proprio ospite d’onore, una guest star trattata manco fosse al Festival di Venezia che si terrà a breve.
Poi i due sono andati via insieme in una Cadillac chiamata “La Bestia“. Del resto, visti i protagonisti, non avrebbe potuto chiamarsi diversamente.
Alla fine, come atteso, non è arrivata alcuna nota congiunta. Ma un vincitore sì: Vladimir Putin. Ecco perché.
Perché Putin ha vinto nell’incontro con Trump in Alaska
L’analisi arriva dal Corriere della sera, un giornale non certo filo-russo. Il quale ha sottolineato come Putin sia ritenuto vincitore in Alaska dai suoi stessi oppositori e critici interni. I motivi sono diversi. In primis, è stato accolto con tutti gli onori, mentre Zelensky fu perfino messo alla berlina. E poi, ha ottenuto che la guerra proseguisse, dunque nessun immediato cessate il fuoco imposto. Ancora, ha fatto sì che gli incontri si normalizzassero e si calendarizzassero, senza alcun diktat o ultimatum da parte di Washington.
Anzi, la Russia ha pure ottenuto di poter continuare ad avanzare in Donbass.
Da un punto di vista internazionale e non solo circoscritto a Kiev, l’idea di “sconfitta strategica” e “isolamento” della Russia viene definitivamente rimossa dalla parte americana. Un grande successo anche questo. In questo modo, potrebbe essere riscritta tutta l’architettura diplomatica, inasprita durante i 4 anni di Sleepy Biden alla Casa Bianca.
Ma c’è di più: entrambe le parti hanno esplicitamente addossato la responsabilità per raggiungere la cessazione delle ostilità sulle spalle di Kiev e dell’Europa. Il che riduce ulteriormente i poteri e le ambizioni dell’Ue, per buona pace di Starmer e Macron. La stessa presidenza Zelenzky, a questo punto, rischia grosso, perché gli americani potrebbero vederlo come un ostacolo e imporre nuove elezioni.
Infine, dopo il vertice il Rublo ha ripreso a volare. Una nota economica interna non di poco conto.
E se fosse una strategia di Trump?
Attenzione però: se Donald Trump si accorge che i media internazionali lo ritengono sconfitto e subordinato alla posizione russa, potrebbe avviare azioni improvvise e spiazzanti, in suo perfetto stile.
Del resto, non bisogna escludere che abbia lasciato che Putin e i russi si lusinghino. Il Tycoon non è certo uno sprovveduto, soprattutto in tema di politica estera.
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