Turchia: dall’Ucraina all’Africa, Erdogan sempre più protagonista

Turchia: dall’Ucraina all’Africa, Erdogan sempre più protagonista

Introduzione

Sotto la guida di Recep Erdogan, la Turchia si sta prendendo la scena internazionale. L’essersi posto come paese mediatore tra russi e ucraini (non a caso, il primo e terzo paese per numero di turisti stranieri nel paese, quindi c’è anche una preoccupazione in vista della prossima estate), è solo l’ultimo atto di una lunga serie.

La Turchia si è resa protagonista nella guerra in Siria, nell’Iraq post-Saddam, nella Libia post-Gheddafi, sta sottraendo, come ricorda Libero, tratti di mare (e quindi di gas ivi contenuto) alla Grecia, ha risistemato i rapporti con l’Egitto, fa affari con la Cina, si fa pagare molto bene dall’Ue per accogliere i rifugiati siriani, si è persino riappacificato con l’Arabia Saudita e gli Emirati arabi uniti. E ha stretto una solida alleanza con l’Azerbaijan, importante fornitore di gas anche per noi. E, sempre in tema di gas, ha rubato i pozzi di idrocarburi al largo di Cipro per i quali l’Eni aveva stipulato i suoi bei contratti.

Certo, a livello interno le cose non vanno benissimo. Erdogan, non a caso, viene definito un nuovo Sultano, per l’involuzione dittatoriale del suo paese. Accentrandosi tutti i principali poteri, ponendo in subalternanza anche la Magistratura. Incarcerando giornalisti scomodi e politici dissidenti. A livello economico, il tasso d’inflazione ufficiale è del 21%, quello reale è intorno al 60%. Mentre la lira turca ha dimezzato il suo valore. E tra un anno ci sono le elezioni.

Ma Erdogan procede spedito e si sta prendendo pure l’Africa.

Turchia in Africa: i contratti stipulati

Mentre l’Europa in Africa ha sempre più perso il proprio peso, con la Cina a fare la parte del leone (anche se sarebbe più giusto dire drago), anche la Turchia sta dicendo la propria.

Come riporta Il Primato Nazionale, il presidente turco Erdogan dal 2005 ha visitato l’Africa ben 40 volte e ha aperto 43 ambasciate. L’ultima di queste visite è avvenuta a febbraio quando il “sultano” si è recato nella Repubblica Democratica del Congo e in Senegal assieme ad alcuni ministri e a una delegazione di uomini d’affari.
Nel primo caso, Erdogan e Tshikesedi hanno firmato accordi di collaborazione nel campo della difesa, dei trasporti, delle infrastrutture e di altri settori economici: tutto al fine di aumentare gli scambi commerciali tra i due paesi.

Nel secondo caso, il buon Recep ha incontrato il presidente Macky Sall. Anche in questo caso i due leader hanno firmato cinque accordi in diversi campi per aumentare gli scambi commerciali tra i due Paesi, con l’obiettivo di portarli a 1 miliardo di dollari dagli attuali 540 milioni di dollari.

A testimonianza del crescente coinvolgimento delle imprese turche in Senegal, di recente a Dakar è stato inaugurato il nuovo stadio olimpico costruito da imprese turche e finanziato dal governo di Ankara. La costruzione di questo impianto ha richiesto 1.500 lavoratori di cui 1.000 senegalesi e 500 turchi.

Conclusioni

Insomma, chiamatelo sultano o dittatore, fatto sta che Erdogan sta facendo bene gli interessi economici del proprio paese. Tessendo alleanze qua e là e ponendo la Turchia in una posizione tutto sommato discreta rispetto al Nuovo Ordine Mondiale che si sta formando. Il nostro paese continua a schiacciarsi su posizioni atlantiste, mentre il mondo sta andando altrove.

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