Spese militari, Conte contro Draghi: ma ecco cosa fece lui

Introduzione

Giuseppe Conte confermato Presidente del Movimento cinque stelle, quasi all’unanimità: il 94% dei voti. Roba da Craxi, Berlinguer o Almirante nella Prima Repubblica. Sebbene abbia votato meno della metà degli iscritti (59.047 su 130.570). Dunque, in termini assoluti, a sceglierlo è stato meno di un militante pentastellato su due.

Probabilmente la delusione è tanta. Del resto, come dare torto a chi ha creduto in un Movimento che dal 2018 ad oggi ha ripetutamente tradito la sua base. Soprattutto dopo l’esperienza del Conte I.

Ma pallottolieri e dinamiche interne che lasciano il tempo che trovano, Conte ha voluto scuotere la maggioranza e far capire di non essere una ruota di scorta del Governo Draghi criticando la volontà di aumentare del 2% del PIL le spese militari. Una scelta giustificata dalla minaccia russa. Anche se Draghi abbia pure chiamato Putin mercoledì probabilmente per assicurarsi che dalla Siberia continui ad arrivare il gas.

Orbene, Conte pare abbia dimenticato cosa fece lui al governo del paese. Ecco le spese militari praticate quando era lui a Palazzo Chigi.

Spese militari con governo Conte

Come riporta Il Giornale, fonti di Palazzo Chigi sottolineano come nel 2018 il bilancio della Difesa “era sostanzialmente uguale al 2008“. Una situazione che però ha subito notevoli variazioni nel corso degli anni, fino a raggiungere “24,6 miliardinel 2021: il che viene considerato “un aumento del 17%“.

Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della Difesa sale invece a 26 miliardi: “Un aumento del 5,6%“.

Il Movimento 5 Stelle confuta però questi dati, dicendo che si tratti di un totale di +2,7 miliardi in 3 anni (da 21,7 a 24,4 mld), “ovvero +12% non +17%“. Sta di fatto che però le spese militari nei due governi Conte non sono state di certo disdegnate. Anzi.

Il Messaggero parla ad esempio di centinaia di milioni di euro per l’acquisto di droni, per elicotteri multiruolo e per “nuovissime e iper-tecnologiche cacciamine“. Basta spulciare il Documento Programmatico Pluriennale 2019-2021 con cui l’allora ministro della Difesa (l’ex grillina Elisabetta Trenta) aveva presentato al Parlamento lo stato di previsione della spesa per l’anno finanziario 2019 e per il triennio 2019-2021, approvato nel 2018. Le tabelle sono così divise: profilo programmatico degli stanziamenti, primo triennio, triennio successivo e oneri.

Per il mantenimento dell’operatività della linea carri armati il programma ha un onere complessivo di 35 milioni di euro distribuiti in 3 anni (4 nel 2019 e 15,5 sia nel 2020 sia nel 2021). Per gli F-35 Joint Strike Fighter (AM+MM) 690 per il 2019, 859 per il 2020 e 747 per il 2021. Per i Vtlm2 il programma è finalizzato all’acquisizione di una prima tranche di 398 mezzi: 1 milione per il 2019, altri 6 per il 2020 e 13 per il 2021, per finire a 65 per il triennio successivo (2022/2024).

Le spese militari per il cyberspazio

Quanto alla fase di sviluppo del sistema di difesa aerea corto/medio raggio, il programma prevede che il sistema missilistico debba sostituire i sistemi attualmente in servizio basati sul missile ASPIDE. La spesa è stata di 1 milione nel 2019, altri 10 nel 2020 e 15 nel 2021. Nel triennio successivo (2022/2024) ben 69.

E poi c’è Cosmo Skymed 2nd Generation, per l’acquisizione e il lancio in orbita entro il 2022 di ulteriori 2 satelliti CSG. Se erano 52 nel 2019, sono stati 70 sia nel 2020 sia nel 2021.

Conclusioni

Evidentemente Conte soffre di amnesia. Come quando attaccò Matteo Salvini al suo fianco alla fine del Governo I, pur avendone avvallato per un anno le politiche poi definite “disumane“.

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