Se anche il sequel de L’esorcista scade nel Politically correct

Ci vorrebbe proprio un esorcismo per scacciare via dal corpo del Cinema, e non solo, quel demone chiamato Politically correct. E invece, occorre proporre film e serie tv educastrati, nei quali tanti termini non si possono più dire, così come dinamiche e ambientazioni. Una sceneggiatura viene vista e rivista affinché non offenda nessun genere o provenienza culturale e geografica. Sfociando però nel ridicolo. E ora tocca pure a L’esorcista, cult Horror anni ’70 tornato nelle sale con un nuovo sequel “L’esorcista – Il credente“.

Leggendo la trama de L’esorcista – il credente, si capisce perché Linda Blair, l’indemoniata bambina Regan della pellicola capostipite, si sia defilata dal sequel, dopo aver letto la sceneggiatura, limitandosi, qui, a una consulenza e a una fugace apparizione nell’ultima scena. Ci è cascata invece Ellen Burstyn, sempre nel personaggio di Chris Mac Neil, sempre nelle vesti della disperata mamma di Regan, ora 90enne. Sebbene sia cieca e relegata in un letto, per metà storia.

La quale non volle fare parte dei due meno fortunati sequel precedenti, come vedremo, peraltro cancellati come non fossero mai esistiti.

La trama de L’esorcista – il credente

Due ragazze vanno si recano in un bosco per fare un’evocazione, dunque la classica dinamica degli horror da un bel po’ di tempo. Tuttavia, scompaiono e, dopo tre giorni, le ritrovano in un fienile, ma non ricordano nulla di quanto accaduto. Tuttavia, sono inconsapevoli del fatto che siano indemoniate, e arriva così la classica escalation dell’orrore. O almeno dovrebbe, perché di horror c’è ben poco.

Le due vengono esorcizzate legate a una sedia, con azione al minimo, non certo con la lentezza e la gradualità del primo film che, uscito 50 anni fa, mostra tutta la sua freschezza e originalità. Senza bisogno di bisturi e filtri.

La regia di David Gordon Green è imparagonabile rispetto a quella di Friedkin (sebbene la sua trilogia conclusiva di Halloween sia convincente). Se non altro, un ponte col primo episodio c’è: la musica di Mike Oldfield e Tubular Bells.

L’esorcista – il credente scade nel politicamente corretto

Si parte dal fatto che gli esorcismi non sono più quelli di una volta. Non ci sono preti armati di croce e acqua santa (sostituiti da aglio e peperoncino nel film parodia L’esorciccio con Ciccio Ingrassia e Lino Banfi), ma un team che non fa restare male nessuno: un sacerdote, un prete protestante, una rootworker dell’hoodoo (non si può più parlare di voodoo), una laica e anche i genitori.

Inoltre, i due successivi sequel – L’esorcista II – L’eretico (1977) e L’esorcista III (1990) – non vengono minimamente citati. Come non fossero mai esistiti. Un fatto già accaduto in realtà a Hollywood, quando si vuole rilanciare un reboot partendo al massimo dal primo film, se è un cult (si veda Halloween dello stesso Gordon Green o, per cambiare genere, Un uomo una donna).

Infine, non c’è alcuna aderenza alla logica nella trama, come ormai imposto da Netflix o dal filone Marvel.

Qui abbiamo parlato di un film attesissimo: Napoleon.

Fonte: Il Giornale

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