Venerdì scorso, come noto, è ricorsa la Giornata internazionale delle donne, ex Festa della donna, appellativo che non si confà più ai tempi moderni. Peccato che, a parte titoli e parole, la sostanza cambi poco, visto che le donne continuano a morire per mano di ex mariti o compagni e mariti che non si rassegnano all’idea che la propria partner voglia lasciarli; la sera dell’8 marzo si assiste ancora a orde di femmine in discoteche che famelicamente guardano spogliarellisti o tronisti; non è ancora compiuta la parità di genere sul lavoro e nella società in generale.
Uno slogan ricorrente del femminismo 2.0 ci ripete che “Se comandassero le donne non vi sarebbero più guerre“. Ma è davvero così? A leggere certe dichiarazioni e a guardare certe iniziative politiche, non proprio.
Meloni e von der Leyen: sorelle in armi
Non si può non partire da Ursula von der Leyen, che proprio nella giornata dedicata alle donne, ha incassato la conferma come presidente del Ppe e, quasi sicuramente, come Commissaria dell’Unione europea. La von der Leyen gode di un ampio consenso, sebbene come ricorda Il Sussidiario, i voti ottenuti sono stati meno del previsto: 400 voti a favore, 89 contrari, 10 non validi. Peccato che, su 801 aventi diritto al voto, di fatto abbiano votato solo in 499. Quasi la metà. Forse perché si era già data la sua conferma.
Bene, nel suo discorso la Ursula ha conferito parole non proprio pacifiste:
L’Unione europea deve avviare la produzione di una nuova generazione di armi per vincere sul campo di battaglia
Un discorso che qualcuno, ironicamente ma anche no, ha paragonato ai migliori pronunciati da Adolf Hitler. Anche per la gestualità della tedesca (già, c’è anche questo). A ciò aggiungiamoci pure tutto quanto già fatto e voluto dalla von der Layer in questi due anni in favore dell’Ucraina.
— Santo66 🇮🇹🔧🔩 🇬🇧 (@simonsaid66) March 8, 2024
Grazie al governo guidato da una donna, Giorgia Meloni, anche noi italiani siamo coinvolti appieno in questa chiamata alle armi. La leader di Fratelli d’Italia, peraltro, dopo 10 anni passati a criticare Bruxelles, ha cambiato totalmente politica.
Marin e Picierno: altre donne poco pacifiste
Tornando all’estero, un altro esempio illuminante di donne poco pacifiste è Sanna Mirella Marin, giovane ex Premier della Finlandia, che durante il suo mandato ha spinto per l’ingresso del suo paese nella Nato, dopo decenni di pacifica e fruttuosa convivenza con la Russia in nome della neutralità.
Aver spedito la Finlandia nella Nato significherà danneggiare dal punto di vista commerciale la sponda del paese ben relazionata con la Russia. Ma anche buttarsi nelle braccia guerrafondaie americane, col rischio di abbracciare anche quello stile di vita per perdere il proprio. Così tanto stimato nel mondo.
E infine siamo a Pina Picierno, europarlamentare socialista in quota Partito democratico. Ecco le sue parole poco pacifiste nei confronti dello street artist Jorit, per una foto con Putin (ne abbiamo parlato qui):