Ecco quali sono le sagre finanziate in Campania e se davvero c’è lo spreco tuonato dalla Meloni, che però parla tanto di Made in Italy.
Tra Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca è guerra aperta, a colpi di offese da bar e volgarità, che tutto sommato rispecchiano i due personaggi ma che non si conformano ai ruoli istituzionali che rispettivamente rivestono: una, Presidente del consiglio, l’altro Governatore della Campania.
Tutto è partito dalla sceneggiata che in questi giorni lo sceriffo salernitano ha inscenato a Roma, quando si è promosso alla guida degli amministratori locali del sud, preoccupati per l’autonomia differenziata in dirittura d’arrivo. La quale aumenterebbe il divario cronico e già grave tra Nord e Sud (ne abbiamo parlato qui).
La Meloni ha attaccato De Luca sulle tante sagre che avrebbe finanziato. Ma non è lei che si è promossa a difensore del Made in Italy (tanto da creare un Ministero con questo nome) e delle eccellenze artigianali italiane? Contro multinazionali e occupatori stranieri?
Ecco come funziona il finanziamento delle sagre e quali sono i numeri in Campania.
Come funziona il finanziamento delle sagre
Come riporta Il Corriere del Mezzogiorno, le sagre finanziate in Campania rientrano nella programmazione dei Fondi di sviluppo e coesione precedente, la 2014-2020, la cui rendicontazione terminerà nel 2025. Sebbene pare che solo un pagamento sia stato effettivamente “monitorato”. In pratica si conosce il costo del progetto ma non si sa se quei soldi siano stati erogati effettivamente.
La regione però fa sapere:
La Regione non finanzia né sagre né feste, ma percorsi turistici e progetti dei Comuni o di consorzi di Comuni per le loro estati
Quali sono le sagre finanziate in Campania
Entrando nel merito delle sagre accusate dalla Meloni, la sagra dello scazzatiello aquarese già alla sua XII edizione. Si tratta di
un tipo di pasta fatta a mano che ricorda nella forma una piccola conchiglia ed è preparato, in modo rigoroso con ingredienti tipici del territorio, come l’olio di oliva d.o.p e le farine biologiche del mulino alburni, sito ad Aquara
Alla sagra del paese salernitano sono stati stanziati e pagati 40 mila euro per l’XI edizione. Sedicimila sui 40 mila richiesti per la XII.
La festa del fagiolo quarantino e della patata di Volturara Irpina (Avellino) costa invece 153mila 500 euro (di cui 3500 a carico del Comune). Si tratta di una sagra lunga tre giorni, nel paese governato dal sindaco Sarno.
Ci sono poi la festa dei fagioli di Cellole nel Casertano (30,484 euro), la sagra della castagna di Montella (50,500 euro) e il festival internazionale del folclore e della zampogna e ciaramella di Polla: 78 mila euro il primo anno, 57 mila 754 il secondo e 55 mila 500 il terzo.
Non esiste una sagra del caciocavallo podolico, ma il formaggio viene festeggiato durante la manifestazione Benvenuti nel Sannio (costo 192 mila euro). Un festival che oltre al caciocavallo celebra anche il famoso torroncino di San Marco dei Cavoti.
C’è anche la festa della Madonna delle galline di Pagani che prevede un finanziamento di 160 mila euro (di cui 30 mila a carico del Comune). Ma si tratta di una processione, non di una sagra.