Altro che Fratelli d’Italia: Autonomia differenziata spaccherà Paese

Altro che Fratelli d’Italia: Autonomia differenziata spaccherà Paese

Fa specie che un Governo la cui coalizione reggente abbia come partito di maggioranza uno che si chiama Fratelli d’Italia, stia per approvare l’Autonomia differenziata.

Tra le tante contraddizioni, per non dire tradimenti, della Meloni in questi primi 100 giorni alla guida del paese, ci troviamo anche quelli ai danni di parole impregnate di retorica come Patria, orgoglio nazionale, e altri concetti cari, almeno a chiacchiere, alla destra sociale italiana.

Addirittura, come detto, il partito della Meloni ne ha fatto un nome proprio: Fratelli d’Italia.

L’Autonomia differenziata, inutile dirlo, è fortemente voluta dalla Lega. Soprattutto dal Governatore del Veneto Luca Zaia, forte del plebiscito elettorale di cui gode da tempo e che ha incrementato la sua voce in capitolo all’interno del Carroccio. E, in generale, nella politica italiana.

Perché se è vero che Matteo Salvini ha soppresso il riferimento geolocalizzato “Nord” dal nome, sforzandosi di creare un partito di livello nazionale, le spinte secessioniste della Lega non si sono mai spente. E ora che il suo consenso scricchiola tornano fortemente a galla.

Vediamo cosa prevede l’Autonomia differenziata e le maggiori critiche.

Autonomia differenziata cosa prevede

Come spiega Wired, l’autonomia differenziata è il riconoscimento da parte dello Stato dell’attribuzione a una regione a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente e in tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato.

Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale. E questo è un altro punto fondamentale: esso non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.

Le materie di legislazione concorrente comprendono:

  • i rapporti internazionali e con l’Unione europea
  • il commercio con l’estero
  • la tutela e sicurezza del lavoro
  • l’istruzione
  • le professioni
  • la ricerca scientifica e tecnologica
  • la tutela della salute
  • l’alimentazione
  • l’ordinamento sportivo
  • la protezione civile
  • il governo del territorio
  • i porti e gli aeroporti civili
  • le grandi reti di trasporto e di navigazione
  • la comunicazione
  • l’energia
  • la previdenza complementare e integrativa
  • il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario
  • la cultura
  • l’ambiente
  • le casse di risparmio e gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale

Ad onor del vero, la concessione di “forme e condizioni particolari di autonomia” alle regioni a statuto ordinario sono previste dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, che sottolinea come possano essere attribuite “con legge dello Stato su iniziativa della regione interessata”.

Tuttavia, questo comma non è mai stato stato attuato, soprattutto a causa delle grandi differenze economiche e sociali tra regioni del Nord e del Sud.

Autonomia differenziata: le principali critiche

L’Autonomia differenziata che porta la firma di Roberto Calderoli sta subendo molte critiche. Non solo da parte degli economisti, ma anche di ambientalisti e sociologi. Proprio poiché è sbilanciata in modo sproporzionato a favore delle regioni più ricche.

Le regioni potranno formulare un’intesa anche senza il decreto del presidente del Consiglio, che dovrebbe stabilire l’entità dei Lep. Distribuendo così i finanziamenti in base alla spesa storica della regione nell’ambito specifico in cui chiede l’autonomia.

Un altro punto al centro delle contestazioni è che nel disegno di legge non viene richiesto alle regioni di avere “i conti in ordine” o di non essere stata “commissariata in precedenza per la gestione delle materie di cui fa richiesta”.

Dunque, si creerebbero gravi disparità Nord-Sud in settori delicati come l’istruzione, la sanità, la produzione di energia e la tutela dell’ambiente.

La Lega si impunterà su questo aspetto e per la Meloni sarà difficile dire di no poiché i loro voti sono indispensabili per il proseguo della sua avventura a Palazzo Chigi. Tanto sospirata dopo circa trent’anni di attivismo di piazza e negli studi televisivi della romana.

Probabilmente, siamo al solito punto: l’Italia è stata unita con un artifizio, per volontà dei Sabaudi che altrimenti sarebbero falliti. A discapito del Regno delle Due Sicilie che vantava tanti primati (elencati qui). Fratelli d’Italia non ci siamo stati mai. Con buona pace di chi ha creato un partito con quel nome.

Paradossalmente, oggi proprio il Nord vede il Sud come un peso di cui disfarsi. E la colpa è anche degli stessi meridionali, incapaci in oltre 150 anni di storia d’Italia, a farsi valere. Ed anzi, hanno peggiorato l’opinione pubblica dei settentrionali nei loro riguardi coi propri comportamenti.

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