Il 2 giugno 1946 un’Italia devastata dalla seconda guerra mondiale e che cercava di risollevarsi dalle ceneri del fascismo, fu chiamata a scegliere tramite Referendum tra Repubblica o Monarchia. I votanti furono 24.946.878, ovvero l’89,08% degli aventi diritto. Cifre oggi inimmaginabili.
Come noto, vinse la Repubblica sulla Monarchia per 12.718.641 di voti (ossia il 54,27%) a 10.718.502 (45,73%). Guarda caso, proprio 2 milioni giusti giusti.
Ma a parte ciò, quello che mi ha sempre fatto sospettare sull’esito di quel voto è stato il fatto che l’Italia fosse ancora affettivamente legata alla Monarchia. Benché ci avesse praticamente consegnato a una dittatura.
Ora però, una testimonianza autorevole conferma che i brogli sul Referendum Repubblica o Monarchia ci furono [sta_anchor id=”refe”]eccome[/sta_anchor].
Brogli al Referendum Repubblica o Monarchia: quei sacchi sospetti
Nato a Trinitapoli (provincia di Foggia) nel 1918, Tommaso Beltotto allora aveva venticinque anni e controfirmò la relazione del duca Giovanni Riario Sforza, comandante in capo dei corazzieri reali, con la descrizione minuziosa di quei sacchi nelle cantine del Viminale. E proseguì la sua vita da carabiniere. Beltotto è morto nel 2001 e di quei sacchi non ha più parlato, se non in famiglia. Ma oggi è suo figlio Gianpiero a raccontare quei momenti a Il Giornale. A cosa servivano quei sacchi di schede truccate? Erano già state conteggiate tra quelle ufficiali? Dovevano essere utilizzate per ribaltare un risultato sgradito? Non lo sapremo mai. Fatto sta che Gianpiero racconta come, quando già qualcuno ipotizzava brogli sul referendum Repubblica o Monarchia, suo padre Tommaso Beltotto era sicuro:
i brogli li ho visti con i miei occhi.
La scheda elettorale del Referendum Repubblica o Monarchia:
Referendum Repubblica o Monarchia, ci furono brogli? Chi era Tommaso Beltotto
Il brigadiere Tommaso Beltotto veniva ricordato per il fatto che nel settembre del 1943, mentre comandava la stazione dell’Arma a Monterotondo, aveva avuto l’ordine di arrendersi ai tedeschi e consegnare le armi, se ne era ben guardato. Unendosi alla Resistenza con i suoi fucili e i suoi carabinieri. Durante la guerra civile aveva fatto da collegamento tra le truppe partigiane di montagna e i reparti che operavano a Roma: e fu testimone dei tentativi vani del Cln di bloccare l’attentato di via Rasella. Così quando il duca Riario Sforza dovette scegliere qualcuno che controfirmasse il suo rapporto, la scelta cadde quasi inevitabilmente su Beltotto, che non era un suo subalterno, ma che aveva avuto modo di conoscere in quei frangenti delicati e complessi.
Come votarono le varie regioni sul Referendum Repubblica o Monarchia (azzurro Repubblica, nero Monarchia)
Referendum Repubblica o Monarchia, ipotesi brogli rispuntata
Dell’esistenza del rapporto si è saputo nel settembre scorso, nell’aula del processo a Palermo per la presunta trattativa Stato-mafia. Un generale in congedo dei carabinieri, Niccolò Gebbia, ha raccontato che la relazione di Riario Sforza venne trasmessa al generale Romano Dalla Chiesa. L’originale, o una copia, arrivò nelle mani del figlio del generale, Carlo Alberto: che proprio per questo sarebbe stato corteggiato dal capo della P2, Licio Gelli, cui quel rapporto avrebbe fatto gran gioco; ma evidentemente non lo ottenne. E i fogli erano forse nella cassaforte della prefettura di Palermo che venne svuotata nel 1982 poco dopo che Carlo Alberto Dalla Chiesa era stato ucciso.
Giornali dell’epoca su Referendum Monarchia o Repubblica
Che fine abbia fatto il rapporto, insomma, non si sa. Come sempre accade nel nostro Paese. Riario Sforza è morto da tempo, e sono morti anche i suoi due figli. L’unico testimone di quella vicenda resta appunto solo Gianpiero Beltotto, ma ormai sono passati troppi anni e nessuna prova. L’uomo racconta come una sola volta il padre parlò di quella vicenda con un politico. Si trovava ad Ortisei, negli anni Sessanta, quando, maresciallo, indagava sugli attentati degli indipendentisti. Quel politico era Giulio Andreotti. Il quale, come per tanti altri casi, seppe mantenere bene il segreto.
Un mistero come tanti, dunque. Forse il più delicato. Perché dall’esito di quel Referendum è dipeso il destino del nostro Paese. Del resto, l’Italia è una Repubblica fondata sulla menzogna.
Il broglio vero e proprio c’era già nel voler fare una cosa del genere, solo il pensiero di riprendere quei topi che fuggirono era un insulto al popolo Italiano, comunque in questo periodo i brogli vengono presi a seconda del momento e della direzione……..