Quattro giornate di Napoli, falso mito? Come andarono le cose

Quattro giornate di Napoli, falso mito? Come andarono le cose

Tra il 27 e il 30 settembre si celebrano le quattro giornate di Napoli, un’insurrezione popolare che si tenne in quei giorni nel 1943, quindi durante la seconda guerra mondiale. Il racconto tramandatoci ci dice che tale insurrezione avvenne per scacciare definitivamente dalla città i nazi-fascisti, stanchi delle troppe morti e soprusi subiti da tempo.

Le Quattro giornate di Napoli avranno anche un Museo, all’interno della decadente (letteralmente) Galleria Principe di Napoli, grazie all’intesa raggiunta tra l’Anpi, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia di Napoli e il Museo archeologico nazionale.

A quanto pare però le Quattro giornate di Napoli non avvennero realmente. Ecco come andarono le cose.

Come andarono davvero le quattro giornate di Napoli

Come riporta Il primato nazionale, ci aveva già provato Enzo Erra col suo “Le Quattro Giornate che non esistono”, a cercare di dire come andarono le cose. La città ebbe anche una medaglia al valore. In realtà, furono proprio gli alleati a produrre soprusi: si pensi alle marocchinate (abusi fisici) ai danni delle donne, che portò molte napoletane perfino rinchiuse in manicomio. Ma anche gli americani non furono da meno: basta chiedere ai tanti figli di “NN“, oggi anziani, se ancora vivi.

Oltretutto, in città non vi era più nemmeno ombra della camorra e del mercato nero che ricominciò ad affiorare con lo sbarco angloamericano, come già avvenuto a Salerno.

Alla fine, i tedeschi in città erano poco meno di 300, comandati dal colonnello Hans Scholl. Pochi uomini, insomma, che tra l’altro stavano già lasciando la città per ripiegare verso Roma per ordine del generale Kesselring e non vi era un solo soldato del Terzo Reich quando la “democrazia” fece ingresso in città.

Se il raccontino sulle Quattro giornate di Napoli ci parla di 168 partigiani e 159 cittadini inermi morti nella coraggiosa rivolta, la commissione ministeriale per il riconoscimento partigiano parla di “sole155 vittime in tutto.

Più vittime dagli angloamericani

Ma a parte questo c’è dell’altro: le vittime dei “liberatori” angloamericani furono 25mila. Per non parlare delle vittime dei “bombardamenti di liberazione” che furono di gran lunga superiori a quelli di “occupazione tedesca”, oltre ai danni incalcolabili arrecati al patrimonio culturale. Si pensi, su tutti, al complesso monumentale di Santa Chiara.

Ad enfatizzare la storia c’è anche un omonimo film, del 1962, di Nanni Loy. Nel cast figurano, tra gli altri, Gian Maria Volontè, Lea Massari, Aldo Giuffrè, Enzo Cannavale, Pupella Maggio, Jean Sorel.

Ma la storia, si sa, la scrivono i vincitori

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