Il Comune di Napoli svenderà castelli e musei grazie al patto Manfredi-Draghi

Il Comune di Napoli svenderà castelli e musei grazie al patto Manfredi-Draghi

Ciò che accadrà a Napoli nei prossimi anni, sarà qualcosa di molto simile a quanto accaduto a livello nazionale negli anni ’90. Ovvero, la svendita dei gioielli di famiglia, o dell’argenteria, per salvare le casse pubbliche.

Abbiamo così visto privatizzare, o in altri casi ridurre enormemente la proprietà statale, aziende pubbliche e settori strategici. Per uno smembramento del tessuto finanziario ed industriale di quella Italia che negli anni ’80 si era guadagnata il prestigio internazionale, entrando anche nel G7. L’inchiesta Mani pulite, coi suoi pregi e difetti, ha invece smembrato i partiti politici principali.

Il tutto, del resto, fu anticipato da Mario Draghi nel famoso discorso sul Britannia in occasione della Festa della Repubblica. E sempre Super Mario ha spinto a fare la stessa cosa al Comune di Napoli, siglando un patto nel marzo 2022 col sindaco Gaetano Manfredi. Si chiamava “Patto per Napoli“, mediante il quale il governo consentiva al Comune partenopeo che da sempre piange lacrime napulitane di restare in vita, a patto che esso cedesse i propri gioielli.

Bene, da giugno si darà seguito a quel Patto. E i gioielli napoletani che passeranno ai privati non sono di poco conto.

Patto per Napoli svenderà i gioielli della città

Come riporta Fanpage, a lanciare l’allarme è Alberto Lucarelli, docente di Diritto Costituzionale all’Università Federico II di Napoli. Ta i più noti giuristi italiani e con una breve parentesi da assessore ai beni comuni nella prima giunta De Magistris. Quindi, uno che ne sa.

Ecco le sue parole:

Il Patto per Napoli è una formula molto simile a quella che fu usata dalla Commissione Europea per la Grecia di Tspiras

I soldi erano quelli della legge finanziaria del 2022 ma legati poi ad un contratto di diritto privato dove il contraente, lo Stato, ha dettato tutte le condizioni al Comune di Napoli. Si tratta principalmente della valorizzazione del patrimonio immobiliare, ma si scrive valorizzazione e si legge alienazione, vendita, svendita del patrimonio pubblico

Quali beni di Napoli saranno venduti ai privati

Ecco l’elenco dei beni di cui Napoli dovrà disfarsi:

  • la Galleria Principe di Napoli;
  • il Palazzo Cavalcanti;
  • il complesso del Carminiello a Piazza S.Eligio;
  • l’ex deposito ANM di Posillipo;
  • le caserme della Polizia di Stato in via Medina e quella della Guardia di Finanza in via Quaranta;
  • ex Villa Cava a Marechiaro.

Tra questi nomi, spiccano dunque la Galleria Principe, costruita nel 1800, ancora oggi luogo di ritrovo per i cittadini, grazie anche alla concessione dei locali commerciali al suo interno che hanno animato con iniziative culturali e ludiche quegli spazi.

Palazzo Cavalcanti è un ex palazzo nobiliare costruito nel 1700 in via Toledo. Oggi ospita l’ufficio cinema del Comune di Napoli ed è stato set cinematografico per molte pellicole di successo, grazie proprio alle sue bellezze interne.

Tra i beni di Napoli venduti ai privati anche Castel dell’Ovo e Maschio Angioino

Ma l’affaire potrebbe coinvolgere anche pezzi pregiati della città, come il Castel dell’Ovo e Maschio Angioino. Due dei tre castelli, insieme a Castel Sant’Elmo al Vomero, più importanti della città. Infatti, come denuncia Marina Minniti dell’Associazione “Mi Riconosci?”:

Castel dell’Ovo sarà affidata ai privati, per la guardiania, le visite guidate e la manutenzione (…) non si potrà più entrare gratuitamente, saranno installati dei tornelli e ci sarà il biglietto di ingresso. Anche per il Maschio Angioino ci sarà l’aumento del biglietto di ingresso che attualmente è di 6 euro

E c’è già un precedente, quello del Cimitero delle fontanelle, che Manfredi ha già affidato ai privati. Una struttura del 1600, carica di mistero nella sua suggestiva unicità spettrale, rimasta chiusa più volte nel corso della sua travagliata storia.

Per carità, ho sempre ritenuto che l’affidamento ai privati di luoghi chiusi da anni, tenuti in uno stato vergognoso, possa essere una buona occasione di rilancio. Qui però in alcuni casi parliamo di beni culturali strategici per la città. E anche se si volesse affidare a privati la loro gestione, lo stato dovrebbe sempre assicurare che eventuali tariffe siano simboliche, per consentire l’accesso a tutti, e che tutto venga svolto senza abusi. Del resto, la scarsa manutenzione della Galleria Umberto I, tenuta in modo vergognoso pur nella sua bellezza e centralità, tanto per fare un esempio, è costata la vita ad un adolescente qualche anno fa.

Ma, considerando come vanno le cose in Italia, il pericolo è proprio quello.

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