Premierato, quali rischi per la democrazia?

Premierato, quali rischi per la democrazia?

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge costituzionale proposto dalla ministra per le riforme Elisabetta Casellati sul cosiddetto premierato. Ovvero, un maggiore accentramento dei poteri nelle mani del premier, che verrebbe eletto direttamente dagli elettori come avviene per i Sindaci, e un ruolo più solido per la maggioranza che vince le elezioni. Per evitare così ribaltoni da parte di pochi parlamentari o ricatti alla stessa da parte di piccoli partiti.

La Premier Giorgia Meloni ha assicurato «che non verrà toccato il ruolo del Presidente della Repubblica» e confermato che «verrà abolita la figura dei senatori a vita». Assicurando altresì che il testo finale ha raccolto i pareri della società civile, esperti e delle opposizioni.

Ma non mancano accuse di eccessivo potere conferito a chi vince le elezioni e di esautoramento dei poteri per il presidente della Repubblica. Ma è davvero così? Cerchiamo di capirne di più.

Premierato come funziona

Come spiega La Stampa, il passaggio fondamentale del testo è la sostituzione dell’articolo 92 della Costituzione:

Il Governo della Repubblica è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura. Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri

Dunque si punta a dare un’ampia maggioranza a numero fisso a chi vince le elezioni, oltre che stabilire con chiarezza chi sono i candidati Premier, che non saranno scelti successivamente dalla maggioranza parlamentare come avviene oggi. Anche se poi la campagna elettorale viene comunque condotta da una persona che si candida come potenziale Premier. Quindi almeno nella forma c’è già una riconduzione ad una persona precisa.

Si dovrà comunque anche cambiare la legge elettorale.

Quali sono i rischi del Premierato

Veniamo ora alle critiche. Su tutte, molto interessanti sono le riflessioni di Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, pubblicate sul suo blog.

Detto disegno, infatti, lungi dal preoccuparsi del bene dell’intero popolo, si preoccupa, in nome di una male intesa “governabilità”, di assicurare soltanto la continuità del governo, attribuendo, in piena violazione dell’attuale art. 67 Cost., al partito o alla coalizione elettoralmente vincente, la soggezione a un “vincolo di mandato” imposto dai loro elettori. Ed è per di più previsto che, affinché sia mantenuta fede a tale vincolo, il Presidente del Consiglio può essere sostituito soltanto da un parlamentare della maggioranza, al fine di proseguire nell’attuazione del medesimo programma di governo, e che l’eventuale cessazione del mandato del sostituto determina lo scioglimento delle Camere

Con l’incredibile conseguenza dell’impossibilità di mutare detto programma neppure da parte della stessa maggioranza (questo è detto espressamente nel comunicato) anche se lo richiedessero in modo impellente le mutate condizioni politiche, ambientali ed economiche del Paese. Una disposizione assurda di una inspiegabile illogicità

Poi parla della possibile riforma elettorale:

Altra incredibile disposizione è quella che impone alla legge la determinazione di un sistema elettorale delle Camere, che, attraverso un premio assegnato su base nazionale, assicuri al partito o alla coalizione di partiti collegati al Presidente del Consiglio il 55 per cento dei seggi parlamentari, per garantire la governabilità

Insomma, chi arriva primo prende tutto. In altri termini quello che conta non è l’interesse di tutti i cittadini, un interesse che richiede una forte opposizione e, come è sancito nel citato art. 3 Cost., “l’effettiva partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, ma l’interesse del vincitore, il quale, in un siffatto sistema elettorale premiale, non potrà essere che una minoranza dell’intero popolo

Infine, lo scetticismo che passi davvero

Ma si tratta di un disegno tanto scoordinato, ingiusto e servile che proprio non è immaginabile che un vero Parlamento lo approvi

Insomma, vedremo. Certo, un po’ più di stabilità servirebbe. In questi anni abbiamo assistito a troppi ribaltoni sulla pelle degli italiani, promossi da chi ha pensato soprattutto al proprio tornaconto e alla propria carriera. L’importante sarà mantenere dei contrappesi, come quelli forniti dalla firma finale delle leggi da parte del presidente della Repubblica e le osservazioni della Corte costituzionale. Del resto, anche negli Usa, la democrazia con il premierato più accentuato del mondo, ha i giusti equilibri e contrappesi.

5,0 / 5
Grazie per aver votato!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.