Nucleare dei piccoli reattori: il bluff del governo Meloni

Nucleare dei piccoli reattori: il bluff del governo Meloni

In giro per il mondo sono stati tanti i progetti di piccoli reattori nucleari falliti. Costano troppo e producono poco.

Nel corso della discussa COP28, il ministro dell’ambiente Pichetto Fratin ha pronunciato quella che cinematograficamente si chiamerebbe una supercazzola:

sì al nucleare ma no a nuove centrali atomiche

Cosa vuol dire? Frattin probabilmente si riferiva all’idea del Governo Meloni di riportare il nucleare in Italia attraverso “piccoli reattori modulari”, che detta così fa pensare a qualcosa da comprare all’Ikea. Ma il progetto è più complesso, e, ad onor del vero, non esiste ancora nel mondo a livello commerciale.

Piccoli reattori nucleari: un progetto fallito ovunque

Come spiega Marco Bella – già deputato, ricercatore in Chimica Organica – sul Fatto quotidiano, i piccoli reattori non rappresentano solo un salto nel vuoto, ma una storia di fallimenti.

Innanzitutto, la definizione di SMR (“small modular reactors”), cioè reattori di piccola taglia (meno di 300 MW) e costruiti in serie. Ma nessuno è mai stato ancora prodotto, nessuno è in fase di produzione e con ogni probabilità nessuno sarà mai prodotto in futuro, visti i costi proibitivi per mettere su una fabbrica.

L’esercito americano ne ha costruiti otto a partire dal 1950, ma visto che si sono dimostrati inaffidabili e costosi persino per il livelli di investimento della difesa Usa, il programma è stato chiuso nel 1977. Tutti i piccoli reattori Usa per usi civili costruiti tra il 1950 e 1960 sono stati definitivamente dismessi, come i ventisei reattori di tipo Magnox (ad anidride carbonica) costruiti nel Regno Unito, incluso quello di Latina. In India sono operativi 14 piccoli reattori ad acqua pesante pressurizzata, ciascuno con una capacità di 200 MW, ma nonostante tentativi di standardizzazione anche questi hanno sofferto di costi schizzati alle stelle e ritardi, e non è in progetto di costruirne altri.

Anche gli altri piccoli reattori nel resto del mondo sono stati dismessi: tre in Canada, sei in Francia e quattro in Giappone.

Ma qual è il loro peccato originale? Il fatto che costano troppo per la quantità minima di energia che producono. Anche le promesse dei due “mini” reattori costruiti in epoca recente, in Cina e in Russia (in Siberia), non sono state mantenute. Ad esempio, il reattore HTGR (210 MW) cinese è costato per kilowatt 6000 dollari, almeno tre volte le stime iniziali, e almeno il doppio di quanto sia costato il più grande reattore cinese (Hualong). Non è andata meglio al reattore russo, i cui costi di costruzione sono saliti di un fattore sei e l’elettricità che produce costa circa 200 dollari al MWh.

La costruzione del reattore CAREM argentino è iniziata nel 2014 e (forse) terminerà nel 2027, 50 anni dopo che il progetto è stato ideato, costando un miliardo di dollari. Tutto questo per una potenza di soli 32 MW, cioè quella di qualche decina di pale eoliche.

Negli Stati Uniti è di poche settimane fa l’annuncio del fallimento del progetto NuScale in Idaho, nonostante finanziamenti pubblici di 4 miliardi di dollari dal governo americano e 1,4 dal dipartimento dell’energia. Nonostante questo, il progetto non è riuscito ad attrarre finanziamenti privati. Senza aver nemmeno posato la prima pietra, la stima dei costi era arrivata a 9.3 miliardi di dollari per una centrale di 462 MW composta da sei reattori modulari da 77 MW.

Altri fallimenti Made in Usa comprendono Generation mPower (abbandonato nel 2014), MPower (abbandonato nel 2017), MidAmerican Energy (2013), Terrapower (2018) negli USA, il reattore da 200 MW ASTRID costruito però in Francia.

Il nucleare in Italia è stato sempre irrisorio

Nello stesso articolo, si parla anche del fatto che l’energia nucleare in Italia è stata sempre irrisoria, pesando solo il 5% sul totale dell’energia elettrica prodotta (quindi ancora meno sul totale). Al momento del referendum del 1987, delle quattro centrali italiane una era già inattiva (Garigliano) e altre due (Latina e Trino Vercellese) erano al termine della loro vita. L’unico reattore che avrebbe potuto produrre ancora per un numero considerevole di anni era quello di Caorso, avviato nel 1978.

L’Italia è un paese poco affidabile per tanti motivi: è un territorio quasi completamente sismico, quindi un terremoto rischia di creare danni molto pericolosi alle centrali. Poi c’è la questione dello smaltimento delle scorie, avendo il nostro paese pochi spazi liberi disponibili. Infine, c’è la questione dei lavori, che solitamente nel nostro paese vengono eseguiti male e con poca solerzia. Come disastri vari ed eventuali confermano.

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