Introduzione
Nei cinema italiani, caratterizzati dal green pass per poterci entrare, fa capolino pure il 25mo episodio della storica saga dell’agente segreto più famoso del mondo: Bond, James Bond. Codice 007. Il titolo è No time to die. Di cui in questo film vedremo trama e recensione.
La pellicola segna la quinta interpretazione di James Bond da parte di David Craig. Non è però l’attore più longevo in questo ruolo, visto che Roger Moore lo ha interpretato per ben 7 volte, scavalcando pure chi lo aveva fatto per la prima volta: Sean Connery.
No time to die registra anche una importante novità: l’inserimento di una 007 donna di colore.
Vediamo trama e recensione di No time to die, l’ultimo film di James Bond.
No time to die trama
James Bond e sua moglie Madeleine Swann sono in vacanza a Matera, quando, mentre Bond è sulla tomba della ex compagna, esplode una bomba che per poco non lo ammazza. Inizierà una lunga rincorsa coinvolgente tra i sassi della meravigliosa località lucana, tipica della serie con i nemici della SPECTRE che tentano di finire il lavoro.
Scampato all’attentato, Bond allontana Madeleine credendo che l’abbia svenduto e tradito. Così si ritira in Jamaica, ma qui viene rintracciato dal suo amico Felix Leiter. Il quale, in missione per conto della CIA, dà la caccia ad uno scienziato pazzo e un’arma invisibile in grado di ‘puntare‘ il DNA di chiunque. Nel tentativo di uccidere in modo mirato il nemico ma anche di creare una pandemia mondiale con un’arma genetica.
Bond incontra la nuova recluta dell’MI6, matricola 007. Si tratta di Nomi, una donna, che ha preso il suo posto dato che M lo credeva morto.
La chiave per risolvere l’enigma, che ha eliminato tutti i componenti della Spectre (eccetto uno), è Madeleine. Bond dovrà quindi di nuovo fare i conti con lei e tornare nelle vesti del famoso agente per salvare il mondo per l’ennesima volta.
No time to die recensione
Il canovaccio è sempre lo stesso: inizio esplosivo col protagonista che rischia subito di perdere la
vita (possibilmente in Italia).
Segue la sigla, cantata dalla star del momento la cui voce è accompagnata da un videoclip
suggestivo. Poi la trama, sempre complessa e intricata, tra imprevisti fino all’ultimo. Infine la
conclusione, mai scontata. Nella fattispecie come non mai.
James Bond fa posto al politically correct, sostituito da una collega di colore. Come la cancel
culture contemporanea impone. La quale è riuscita laddove avevano fallito squilibrati di varie parti
del mondo in 60 anni: russi, cinesi, arabi, americani e quanti altri. Il nemico di turno era
geolocalizzato in base al contesto storico.
Tuttavia, 007, o almeno questa versione ariana in controtendenza con il classico macho latino di
questi decenni, qualcosa ci lascia. I suoi occhi azzurri, trasmessi ad una bambina innocente.
Simbolo di speranza di un mondo che va avanti, pur nella sua follia e con le sue ferite.
Per il resto, cast stellare anche a questo giro: oltre a Craig, ci troviamo ancora una volta Léa
Seydoux e Ralph Fiennes, ma anche l’istrionico Rami Malek.
Per quanto i film di Bond dell’era Craig coinvolgano alla grande lo spettatore, restano comunque
solo dei franchise. E quando partono i titoli di coda, ci si sente sempre come quando si va alle
montagne russe: l’adrenalina finisce quando termina la corsa. E si è pronti per un’altra giostra. Altro
giro, altra corsa. Ma questa volta sul treno del politically correct.
Conclusioni
Dunque, 007 cambia, è proprio il caso di dirlo, pelle e genere. Vedremo se ne uscirà un nuovo franchise, come sarà accolto dal pubblico. Quanto al film, non sono un appassionato di 007 ma quelli con Craig li ho visti tutti. Ben fatti, si vede che è stato speso molto, ma risultano alquanto ripetitivi.