“La cinematografia è l’arma più forte” era uno degli slogan di Benito Mussolini, intuito il potere della “settima arte” allora agli inizi della sua ascesa. Del resto, in pochi sanno che Cinecittà fu realizzata durante il Fascismo. O che durante il Ventennio fu inventato il doppiaggio, proprio perché occorreva che gli attori parlassero italiano. E possiamo senza dubbio vantare la migliore scuola di doppiatori al Mondo.
Sebbene con la caduta del Fascismo, a fare proprio questo concetto è stata la sinistra, monopolizzando di fatti il Cinema.
Ultima conferma il fatto che alla Mostra internazionale del Cinema di Venezia, partita ieri, è stato proiettato un documentario dal sapore anti-meloniano. Il cui titolo è tutto un programma: Marcia su Roma, diretto da Mark Cousins.
Documentario Marcia su Roma: la trama
Come riporta La Repubblica, Marcia su Roma è il documentario di Mark Cousins, che prende spunto da un docufilm dell’epoca: A noi. Del 1923, diretto da Umberto Paradisi, documento ufficiale del Partito fascista che racconta le giornate della Marcia su Roma seguendo le camicie nere dalla sagra di Napoli alla conquista della capitale.
Verso il finale non resiste alla tentazione di lanciare un allarme fascista anche oggi, mostrando un’immagine di Giorgia Meloni. Ma anche di altri leader politici a livello mondiale, tacciati di essere pericolosi sovranisti: da Putin a Bolsonaro.
La conclusione è affidata ad Alba Rohrwacher che intona Bella ciao, nel ruolo di Anna, donna di umili origini in principio convinta sostenitrice del regime e poi molto critica.
Marcia su Roma di Mark Cousins sarà proiettato nei cinema il prossimo ottobre.
Come ha affermato lo stesso Cousins, l’ispirazione gli è venuta dal discorso della Meloni invitata dal partito Vox in Spagna (sempre quello). Citando parole come ‘no Lgbt, sì all’universalità della Croce‘. Definendolo “molto pericoloso“.
Chi è Mark Cousins
Mark Cousins è un regista e scrittore di origine irlandese-scozzese. Diversi suoi film sono stati presentati in varie anteprime di festival importanti: da Cannes a Berlino passando per Sundance e ora Venezia. Vincendo diversi premi come il Prix Italia, un Peabody, lo Stanley Kubrick Award e l’European Film Award for Innovative Storytelling.
Ha anche girato in territori difficili come Iraq, Sarajevo durante l’assedio, Iran, Messico. Nonché in tutta l’Asia, America e Europa.
Intensa anche la carriera letteraria. Tra i suoi libri spiccano Imagining Reality: The Faber Book of Documentary e The Story of Looking.
Ha collaborato con Tilda Swinton a eventi cinematografici innovativi.
Insomma, non certo uno sprovveduto. Forse l’errore è stato proiettare quel film in una Mostra così importante come Venezia a meno di un mese dalle elezioni. Molto glam, certo, ma che di solito proietta film di qualità. Come Cannes e sicuramente più di quella pagliacciata degli Oscar.
Qualcosa che ricorda la proiezione de Il Caimano nei cinema in occasione delle elezioni del 2006. Ma tant’è. “La cinematografia è l’arma più forte“, appunto.