LA FIGURA CONTROVERSA DI PAPA PIO XII
Fa discutere la possibile beatificazione di Papa Pio XII, al secolo Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli, eletto il 2 marzo 1939, quindi in un periodo di forti tensioni internazionali, culminate drammaticamente nella Seconda guerra Mondiale.
La contestazione principale che arriva sulla sua beatificazione, sta proprio nel non aver condannato i crimini nazi-fascisti, soprattutto quelli compiuti contro gli ebrei. Ultima rilevante contestazione, quella del Ministro per le Questioni sociali israeliano, Yitzhak Herzog, secondo il quale, durante l’intero periodo della Shoah, nel Vaticano sapevano bene cosa succedeva in Europa, mantenendo ugualmente il silenzio; inoltre non vi sarebbe alcuna testimonianza di passi concreti adottati dal Pontefice in difesa degli ebrei. Riassume bene questa idea israeliana sul Papa, la targa composta da una decina di righe posta sotto un’immagine di Pio XII al museo Yad Vashem, che cita: “eletto nel 1939, il Papa mise da parte una lettera contro l’antisemitismo e il razzismo preparata dal suo predecessore. Anche quando i resoconti sulle stragi degli ebrei raggiunsero il Vaticano, non reagì con proteste scritte o verbali. Nel 1942, non si associò alla condanna espressa dagli Alleati per l’uccisione degli ebrei. Quando vennero deportati da Roma ad Auschwitz, Pio XII non intervenne”.
Proprio l’esistenza di questa targa sta rallentando la beatificazione di Papa Pio XII, poiché fin quando non sarà rimossa e quindi il Mondo ebraico avrà ufficialmente rivisto la propria posizione sulla sua figura, il Papa non potrà apporre la firma decisiva per una decisione ormai già presa all’interno della Santa Sede.
Sinceramente credo che siano aspramente criticabili gli atteggiamenti della Chiesa in quel periodo nei confronti dei regimi nazi-fascisti. Del resto, la Chiesa ha avuto nei confronti del regime Fascista un rapporto pacifico, culminati di fatto nei Patti Lateranensi del ’29. Il regime fascista, d‘altronde, basò i propri valori anche sulla tutela e conservazione delle radici cattoliche italiche, e quindi cercò fin da subito l’appoggio della Santa Sede. Discorso diverso per il Nazismo, che invece non voleva intromissioni religiose nel proprio potere. Quindi, se è comprensibile un buon rapporto Stato-Chiesa nei primi anni del regime Fascista, non lo è successivamente, quando, proprio l’anno precedente a quello dell’elezione di Pio XII, il regime Fascista consolidava la propria alleanza con la Germania nazista attraverso le leggi razziali del ’38.
Certo, volendo sempre mantenere una visione globale della storia, si può dire che, come il Duce fu costretto ad un’alleanza con il Fuhrer, avendone valutato lo strapotere militare della Nazione che costui guidava, nonché il suo genio, oltre al pericolo di un’invasione sovietica, così anche Papa Pio XII, proprio per l’esistenza di un Regime comunista che incalzava nell’est Europa e che, dopo la Seconda Guerra Mondiale, risultò anche tra i vincitori, si vide quasi costretto ad assumere una posizione di “silenzio assenso” verso quella parte politica diciamo meno lontana dalla Chiesa (se si guarda la situazione geopolitica dell’epoca, i Paesi nazi-fascisti, ossia Austria-Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Italia, erano tutti collocati intorno al Vaticano, quasi come scudo al Regime Sovietico). Un atteggiamento che il Papa ebbe anche nel periodo successivo alla guerra, in piena Guerra Fredda, ponendosi come esplicito oppositore a Stalin. In effetti sappiamo quanto la Chiesa abbia inciso (e incida tutt’oggi) sulle elezioni del nostro Paese, demonizzando i partiti di sinistra. Ma all’epoca il comunismo era quello autentico, non quello che qualcuno da destra continua ancora ridicolmente ad avocare.
Però, se penso ai tanti cristiani poveri che per difendere o professare la propria fede, si sono sacrificati per essa fino alla morte, o a coloro che avevano tanto ma per essa hanno rinunciato ai propri beni materiali, bè credo che una posizione più netta e ferma da parte di un Papa, sarebbe stato un dovere nonché un esempio per i cristiani futuri.
Rinunciare momentaneamente alla sua beatificazione, in un periodo religioso già complicato di suo, credo sia un atto responsabile da parte della Santa Sede.