Come si cura l’Ipertensione? Cosa bisogna sapere

Come si cura l’Ipertensione? Cosa bisogna sapere

Approfondiamo come funzionano i farmaci alla base della cura dell’ipertensione e i meccanismi soggiacenti.

Nella pratica clinica, la conoscenza di una patologia è essenziale per determinarne la cura. Le cause che sottintendono a una malattia, dette eziologie, fanno parte della branca medica della fisiopatologia che è poi la base per le successive terapie che devono modulare le stesse rendendole inefficaci.

In altre parole le terapie contrastano delle risposte fisiologiche ma disturbanti, contrastando gli effetti che causano sia a livello microscopico che macroscopico, e l’ipertensione, sebbene non sia propriamente una patologia rientra in questo novero di studi.

Ipertensione come si cura

L’ipertensione, come ho detto QUI riconosce due tipi fondamentali di cause e nel 95% dei casi, non riscontrandosi, almeno macroscopicamente alcun organo interessato nel 95% dei casi, viene definita “essenziale” o primaria, anche se poi microscopicamente se ne conoscono i fattori che la provocano.

Essi consistono nella riduzione del calibro dei reali regolatori della pressione arteriosa, quella venosa riguarda altre malattie che non considereremo, e cioè le arteriole le quali per numero e calibro si trovano proprio prima dei capillari i quali per la loro struttura non sono in grado di partecipare al processo di abbassamento pressorio. La struttura di questi vasi infatti, a differenza dei capillari, è dotata di cellule muscolari lisce, quindi del sistema nervoso vegetativo o autonomo, e non rispondenti agli stimoli nervosi volontari.

Quelle cellule note anche col nome di miociti, rispondono a stimoli nervosi oltre che biochimici da parte di sostanze presenti nel sangue e che derivano da organi lontani dalla loro sede, come il rene, il polmone o il cuore, ed è contro questi componenti che vanno ad agire le terapie riducendone gli effetti che provocano su queste cellule, impedendone di fatto la contrazione e producendo un fenomeno noto come miorilassamento il cui esito finale è una lievissima ma importante dilatazione del lume (l’interno del vaso sanguigno).

L’insieme o la sommatoria di queste ridotte resistenze produce alla fine l’abbassamento pressorio desiderato in base alla dose del principio attivo, la sue sede di azione e la durata del trattamento.

Perché è raro che una terapia non abbia termine

Poiché l’ipertensione è una anomalia istologica (quindi di un tessuto) praticamente irreversibile e spesso dovuta a fattori di invecchiamento come la sclerosi (indurimento) dei vasi sanguigni a cui consegue un minore elasticità degli stessi, è molto raro che una volta iniziata una terapia per questa condizione di rischio, la stessa abbia un termine, perciò e ne parleremo in un prossimo scritto, occorre innanzitutto preservare la salute del nostro sistema cardiovascolare specie se poi esistono fattori genetici familiari predisponenti verso l’ipertensione o le malattie di vasi e cuore.

Alla base della fine regolazione del diametro delle arteriole partecipano come detto fattori endogeni come il sistema nervoso vegetativo e dei suoi neurotrasmettitori, ma anche una serie di ormoni (l’ormone è una sostanza chimica che origina in una sede ed agisce in un a cellula bersaglio anche molto lontana) o enzimi prodotti in altra sede.

Qui ovviamente per questione di semplicità, perché molti non ne sanno abbastanza di fisiologia, e di spazio le citerò solo al momento di definire le terapie ossia quelle sostanze che ne bloccano l’azione o la riducono sensibilmente e che tratteremo nel prossimo scritto.

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Pubblicato da Francesca Silvana Scoppio

Medico chirurgo specialista in medicina interna e attualmente presto servizio nella ASL di Bari.

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