Giorgio Napolitano è morto ieri, 22 settembre, a 98 anni. Da diversi giorni versava in condizioni di salute critiche. E’ stato l’11º Presidente della Repubblica Italiana dal 15 maggio 2006 al 14 gennaio 2015, rieletto nel 2013 poiché il Parlamento non riuscì a esprimere un successore. Quanto è accaduto di recente con Sergio Mattarella. Fu anche Presidente della Camera.
Primo comunista italiano a recarsi negli Usa negli anni ’70 e ad acquisire l’importante simpatia di Kissinger, faceva parte della cosiddetta corrente “migliorista“. Quella che ha di fatto svenduto il Pci portandolo alla graduale perdita della propria anima, sfociata nell’attuale Partito democratico.
Giorgio Napolitano, che i media mainstream stanno venerando da ore, ha in realtà le sue ombre.
Sono 3 le più importanti ombre che pesano sulla carriera politica di Napolitano come Presidente della Repubblica.
Napolitano e le leggi ad personam di Berlusconi
In primis, l’aver promulgato (ovvero firmato) tante leggi ad personam del Governo Berlusconi del 2008. Abomini come il Lodo Alfano, lo scudo fiscale, il decreto-legge del governo per la riammissione degli elenchi esclusi in vista delle regionali in Lazio e Lombardia, il legittimo impedimento.
Firme senza indugio e senza alcuna sottolineatura critica, contro cui si scagliò la critica dell’Idv di Antonio Di Pietro e di Beppe Grillo a mezzo blog. Il 30 gennaio 2014 lo stesso M5S ha depositato una messa in stato di accusa nei confronti di Napolitano per attentato contro la costituzione, motivando ciò con l’avallo di leggi incostituzionali e rispetto alle vicende sulla trattativa Stato-mafia.
Napolitano e le intercettazioni nella trattativa Stato-Mafia
Secondo, la richiesta di distruggere le intercettazioni telefoniche tra lui e Nicola Mancino. La vicenda ebbe un enorme risalto mediatico e importanti personalità come l’ex presidente della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky e Franco Cordero la criticarono aspramente. Quest’ultimo arrivando addirittura ad accusare il presidente della Repubblica di rivendicare dei privilegi da monarca assoluto. Napolitano acquisì dai detrattori il nomignolo di “Re Giorgio”, utilizzando poi largamente anche dalla stampa.
Giorgio Napolitano e la Terra dei fuochi
Infine, la questione Terra dei fuochi. Giorgio Napolitano fu accusato di sapere ma di aver taciuto. Su tutti, Massimo Scalia – professore di Fisica Matematica alla Sapienza di Roma, tra i padri dell’ambientalismo scientifico in Italia, nonché esponente dei Verdi, tra i fondatori di Legambiente e parlamentare per quattro legislature nonché il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti dal 1997 al 2001 – dispose la secretazione dell’audizione del pentito Carmine Schiavone. Boss della camorra casertana il quale, nel 1997, rivelò gli interramenti di rifiuti industriali provenienti dal Nord nelle campagne campane, nella cosiddetta “Terra dei fuochi” ad opera del clan dei Casalesi.
Queste le parole di Scalia:
Era un atto dovuto. C’erano in corso le indagini che portarono all’arresto di Sandokan”. Schiavone, sottolinea l’ex parlamentare, quelle stesse dichiarazioni le aveva riferite due anni prima in un processo per camorra: “Si trattava del segreto di Pulcinella
Informammo tutti, gli enti locali, la stampa, i ministri interessati” tra cui anche l’allora ministro dell’Interno Giorgio Napolitano “ed anche il Presidente del Consiglio” dice ai microfoni di Fanpage.it. “Feci inserire l’area del litorale domitio e della discarica di Pianura nei siti di interesse nazionale da bonificare, più di questo cosa dovevamo fare?
Napolitano e il bombardamento della Libia di Gheddafi
In realtà ci sarebbe anche una quarta ombre, meno evidente delle precedenti e quindi di difficile attribuzione. Ovvero, che fu proprio Napolitano, dietro richiesta spingente di Francia, Gran Bretagna e Usa, a obbligare Berlusconi a dare disponibilità per far partire dall’Italia i caccia che avrebbero bombardato la Libia di Gheddafi. Arrivando perfino a minacciarlo di sciogliere il parlamento.
Ecco uno dei tanti articoli scritti in questi anni su Giorgio Napolitano.
Fonti: